Paolo Zublena, Giorgio Caproni. La lingua, la morte (Milano, edizioni del verri, 2013)
“Il lavoro oscilla tra i due poli dell’analisi linguistico-stilistica e di quella tematica (la morte è un macrotema attorno al quale ruotano quelli – decisivi e qui presi in esame – della perdita, della mancanza, del male). D’altra parte le due linee si incrociano pressoché in ciascun capitolo (sia in quelli dedicati ai problemi più generali, come il graduale passaggio dal lutto alla meditatio mortis o il rapporto con la filosofia, sia in quelli che si soffermano su questioni più specifiche, come la referenza opaca di anaforici e deittici, l’influenza di Genet o la lettura di un singolo testo – Res amissa), dal momento che in Caproni i mezzi formali sono costantemente al servizio della rappresentazione dei temi-chiave. La lingua è quindi il mezzo che consente di mettere in forma l’irrappresentabile per eccellenza, la morte. Ma lo fa solo attraverso i suoi interstizi, i suoi vuoti, il suo venire meno a un pieno regime di significazione diurna, di determinazione dei contenuti informativi: attraverso il suo negativo, appunto.
http://academia.edu/3715683/Giorgio_Caproni._La_lingua_la_morte
http://www.ibs.it/code/9788890746598/zublena-paolo/giorgio-caproni-lingua.html
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