Lo scazzottamento totale di Muzzioli
Leonardo Canella
1.
un libro mi arpiona dentro quando non vuole morire. Attraverso le orecchie la vista il palato. Così lo metto sul pavimento, nello zaino, sul tavolo della cucina. Molto sul pavimento. Allungo la mano e lui c’è, lui è lì, lo tocco. Per Anatomia di una porta di Francesco Muzzioli è stato così. Non ha voluto morire, io disteso sul divano l’ho aperto/chiuso di continuo perché non voleva morire (e finire con la polvere sotto il divano).
2.
Anatomia di una porta ha 103 pp. e misura un palmo di mano se ci metti sopra la tua mano, aperta. Non ha un formato piccolo e neppure uno comune. Dentro viaggi alla guida su un’autostrada a tre corsie e all’inizio pensi che tutto va bene (te lo dice anche il titolo). Tranquillo. E invece no. Muzzioli prende a pretesto la porta per gareggiare alla guida contro Muzzioli. La porta del titolo è un pretesto necessario per indicare i limiti di realtà e mente umana. Limiti insiti a) nella cosa (la porta), b) nella parola per esprimerla, c) nel suo pensiero d) nell’allegoria che la cosa può indicare (sono un anatomista?). Muzzioli non ha pietà di Muzzioli. È un gioco bello e dannato e Muzzioli lo sa. Canella, quello delle Nughette, dice di avere trovato il suo Dio nella nughetta. Muzzioli invece a p.39 scrive che ‘l’unica certezza è l’incertezza, ma senza quel miraggio nessuna mira’. Francesco Muzzioli è un senza Dio.
3.
mi sono fatto l’idea che in Anatomia di una porta trovi Muzzioli al cento per cento. Il critico-l’uomo-lo scrittore. I tre elementi scazzottano di continuo fra di loro (lo capisci anche dall’ impaginazione a tre corsie, dicevo, appetitosamente schizofrenica). Il critico scazzotta con l’uomo, l’uomo con l’autore, l’autore col critico. E il registro diverso nelle tre corsie lo dimostra. Bellissime queste parole di p.45: ‘Il codice fa sorgere un’intera società munita di regole e convenzioni che sono lì per essere trasgredite dalla viva vita, certo, ma che per trasgredirle si deve sempre tenerle ben presenti, qui sta la contraddizione di fondo di ogni libertà’. Insomma, Anatomia di una porta è uno scazzottamento totale.
4.
sento però che non è la mia generazione e ne rimango incantato. La mente domina il testo e muove con sicurezza le pedine. È la festa delle mille possibilità che la mente ha pensato di potere chiedere alla letteratura, infilata a tutta velocità attraverso i tunnel stretti della ragione. È la gioia degli anni Sessanta/Settanta. Un’altra generazione. Ma Muzzioli ha sentito i rischi di quella festa. Mi piace per questo. Muzzioli sente la mia generazione, Giovenale Inglese Zaffarano Canella stanno ancora guardando la TV negli anni Ottanta/ fine Settanta (mentre si mettono le dita nel naso). Ma stanno arrivando.
5.
ho letto Anatomia di una porta certo che anche Muzzioli prende il caffè (al mattino) guardando dalla finestra sull’asfalto le strisce pedonali – bianche e regolari, sicure – slabbrate dalla frenata degli pneumatici del camion della spazzatura appena ripartito (sopra quel camion ci sono io). Ed è per un attimo felice.
6.
così dentro la cornice luminosa di ragionamenti impeccabili trovo a p.41: ‘Chi cazz’e’? C’è nell’aria, all’improvviso, una sospensione di spensieratezza (in grassetto). La chiassosita’ è in ribasso. Il prosecchino rimane nel bicchiere con tutte le sue bollicine o staziona nel gargarozzo se era già in stato avanzato di beva.’ E poi un’impaginazione che è un’autostrada a tre corsie, ti dicevo. La corsia centrale della pagina è bersagliata da ironia registro ribassato spensieratezza brevità leggerezza delle altre due corsie, a destra e a sinistra. È Francesco Muzzioli che sorpassa se stesso. A destra e a sinistra. Miracolo della mente umana.
7.
sono arrivato ad Anatomia di una porta con un quiz sul suo testo preferito: ‘Quanto al quiz sul testo preferito, sono tanti e non ne ho rinnegato nessuno, nemmeno i primi, condizionati dalle collane divulgative. Alla fin fine, il preferito è sempre l’ultimo: Anatomia di una porta, editore D’Ambrosio. Stia bene.’ In queste parole io ci sento uno stile: autore-uomo-critico coincidono, sono insieme dentro il testo di cui sto scrivendo. Adesso so che Francesco Muzzioli taglia la bistecca in tanti pezzettini. Nel piatto (te ne fai un’idea già dalla copertina). Ma guarda fuori dalla finestra (no, dalla porta).
8.
ho capito tutto questo ancora prima di averlo capito. A Roma, un anno fa. ‘Questo è uno cattivo’ ho pensato (eravamo a Esiste la ricerca? a cura di Marco Giovenale). Francesco Muzzioli è uno cattivo perché è vivo. Il fiammifero mi si è acceso nella testa e ha dato fuoco a questa nughetta (ancora a Roma):
a Francesco Muzzioli
a breve la recensione, dici…ed io ho pensato alla mia fronte a Francesco Muzzioli e a un buco in mezzo alla fronte. Mia. Nero e tondo. Che vorrei un buco in fronte, ho pensato. Io portiere tu che tiri che ti dico tira nell’angolo. Ma non so neppure io in quale angolo. E allora è meglio forse il buco in mezzo alla fronte. Mia. Nero e tondo (cfr. supra). Non so. E dopo sentire insieme le urla in strada che ci sono i mondiali (in Qatar) e un arancino in viale Romania costa un euro e cinquanta e oggi è piovuto molto. Qui, a Roma.
9.
Chiudo con questa nughetta. Non l’hai capita? Muzzioli mi scrive via mail il 14 dicembre: “E poi l’ambiguità per altri è tormento, per noi è vanto!”. Più bella ancora questa sua frase: “Oltrepasserò gli escamotage della logica’. Ecco, questo è quanto in Anatomia di una porta Francesco Muzzioli prova a fare.
Fine
__________________________________________________________
su Anatomia di una porta, di Francesco Muzzioli
D’Ambrosio Editore