Nella mia ricognizione (tutt’ora in corso) della situazione di circa 430 riviste online italiane di letteratura, ho avuto la conferma strabiliante e precisissima di quello che per anni si è detto in area gammm & Co.: ossia che quasi non esiste in Italia una coscienza e conoscenza della sperimentazione letteraria mondiale, e dei suoi legami con l’arte contemporanea.
Online, sì, ma son sempre riviste, quelle “letterarie” e “italiane”. Come riviste, rivedono. Rivedono e ridanno il già visto. Diecimila articoli (dovuti e giusti, non è questo che dico) sulla scomparsa di Michela Murgia, undicimila sull’ultimo libro di Pallino Einaudi, o sul romanziere (appunto: un romanziere) scoperto dalla piccola valente casa editrice. Ma tutto nella forma soggetto-verbo-predicato. E magari prèdica, se possibile.