un post di ‘Cronache ribelli’ sull’editoria, preceduto da un commento della Libreria Mannaggia

da https://www.facebook.com/share/175gzEEmWG/, Francesca Chiappalone, della Libreria Mannaggia (di Perugia):

Quando da Mannaggia – Libri da un altro mondo parliamo di quanto sia messo male male male il sistema editoriale parliamo di questo.

Quando spieghiamo perché lavoriamo con gli editori indipendenti, quando spieghiamo perché evitiamo i distributori e perché lavoriamo direttamente con gli editori parliamo di questo.

Quando spieghiamo perché facciamo certe scelte (anche etiche) non lavorando con editori a pagamento, dando spazio totalmente all’editoria indipendente, creando un’alternativa ad amazon, evitando l’oligarchia della distribuzione e dei grossi gruppi editoriali, evitando di rincorrere tutte le novità che vi-ci propongono ma dando spazio ai libri a prescindere da quando sono usciti. Parliamo di questo, di questo e altro:


da https://www.facebook.com/share/p/1BPHdgeaB5/, un post di Cronache ribelli:

I grandi editori In Italia rappresentano il 72,7% dei titoli pubblicati e l’87% delle copie distribuite. Mondadori, da sola, ha un quota di mercato che oscilla ogni anno tra il 30 e il 35%. GEMS si attesta intorno al 15% e Feltrinelli intorno al 10%.

I piccoli editori hanno soltanto il 7% della quota di mercato dei libri. Nei primi mesi del 2025 il settore ha registrato una decisa flessione ma sono i piccoli editori e quelli medi ad aver subito perdite molto più marcate (fino al 13%) rispetto ai grandi gruppi (‑1,3%).

Per far sì che i propri libri arrivino sugli scaffali delle librerie – fisiche o virtuali – tutte le case editrici devono, fondamentalmente, stabilire un accordo con un distributore: si tratta di un colosso formato dalla fusione dei principali distributori (Messaggerie, PDE, Ali) che controlla quasi l’intero mercato editoriale. La maggior parte delle librerie di catena, che ricordiamo costituiscono la parte più consistente del mercato, non accettano accordi diretti con gli editori e, anche nel caso delle piccole librerie, senza avere qualcuno che promuova i testi risulta complicato conquistare spazi per i libri dei piccoli editori.

Piccoli editori che in molti casi, per delle clausole presenti nel contratto con i distributori, non possono avere rapporti diretti con le librerie, anche quelle indipendenti, ma devono necessariamente avere come tramite il proprio distributore. Per il loro “lavoro” i distributori si tengono una fetta importante del prezzo di copertina del libro, e utilizzano in molti casi un sistema di preacquisto e poi reso che rischia di far collassare gli editori.

Ovviamente in questo schema le librerie tenderanno a ordinare quello che il distributore consiglia tramite i promotori o che favorisce tramite scontistiche più importanti (scontistiche che i piccoli editori non possono fare perché non hanno le stesse economie di scala), riempiendo gli scaffali di prodotti della grande editoria per poi tappare i buchi con gli editori cosiddetti indipendenti.

Parleremo più nel dettaglio degli effetti culturali di questo sistema, cioè la sovrapproduzione di libri sempre più scadenti e senza nessun tipo di risvolto sociale, e di quelli ambientali, cioè il macero di milioni di libri ogni anno.

Noi, come casa editrice, fin dalla prima pubblicazione nel 2018 abbiamo rifiutato il ricatto della distribuzione. Per questo i nostri libri sono venduti direttamente da noi, dal vivo nelle presentazioni, sul nostro sito e in tutti quegli spazi – librerie indipendenti, spazi sociali, infoshop – con cui abbiamo relazioni dirette.

Nei prossimi mesi gireremo l’Italia per parlare di quella che abbiamo definito “Questione editoriale”. Ovvero lo sfruttamento umano e ambientale, l’impoverimento culturale e l’oligopolio che caratterizzano il mondo del libro in Italia. Il segreto di pulcinella per gli addetti al settore, ma qualcosa di cui in questo paese non si parla mai.