Da ‘Baobab Experience’: la storia di Barah

Non è stato facile ma ce l’abbiamo fatta.

La piccola Barah potrà riabbracciare il suo papà.

Dopo 4 anni di lontananza forzata e una separazione dolorosissima, dopo un anno di colpevole inerzia della Prefettura di Roma, abbiamo vinto il ricorso in Tribunale: al Ministero degli Esteri, condannato al pagamento delle spese di lite, è stato ordinato di rilasciare il visto di ingresso per la piccola e la nonna.

Questo è il significato del Natale.

Questa è la campagna “Uscite d’emergenza”.

La famiglia di Barah è una delle tante famiglie separate e distrutte dalla guerra e dalle frontiere.

La bambina, con la nonna e la bisnonna vivono nel campo profughi di Touloum, nella regione di Wadi Fira, al confine tra Sudan e Ciad.

Sono fuggite lì, dopo i massacri di Al-Fashir, capitale del Darfur settentrionale.

Nel campo UNHCR manca tutto: acqua potabile e cibo ma anche sicurezza.

La giovane zia di Barah è andata un giorno a fare la legna e non ha mai più fatto ritorno. Scomparsa. Di lei si sono perse le tracce come per le altre vittime dei frequenti rapimenti.

Nonostante questo, l’Italia si è di nuovo mostrata quella che è: un Paese illegale.

Il papà di Barah, riconosciuto come rifugiato in Italia e accolto a Baobab Experience, ha presentato più di un anno fa alla Prefettura di Roma la richiesta di rilascio del nulla osta al ricongiungimento con sua figlia e sua mamma.

La Prefettura non si è mai degnata neanche di rispondere, nonostante i continui solleciti dell’avvocata di Baobab.

Dopo 5 mesi di ingiustificato inadempimento, l’avvocata di Baobab presenta richiesta di attivazione dei poteri sostitutivi al competente Ispettorato Generale di Amministrazione. L’Ispettorato comunica l’avvio del procedimento ma poi sparisce: quel procedimento non verrà mai concluso.

Contemporaneamente, con l’aggravarsi delle condizioni nel campo profughi di Touloum, la nonna della bambina porta la piccola e l’anziana bisnonna in Camerun.

L’avvocata si rivolge all’Ambasciata italiana a Yaoundè, in Camerun, per ottenere direttamente e urgentemente il rilascio dei visti di ingresso in Italia.

L’Ambasciata nega i visti con la scusa che manca il nulla osta della Prefettura.

Il team legale di Baobab Experience è costretto a rivolgersi al Tribunale di Roma, il quale:

– definisce il comportamento della Prefettura illegittimo perché lesivo del diritto all’unità familiare,

– smentisce l’Ambasciata italiana in Camerun, che secondo la Corte avrebbe potuto e dovuto rilasciare i visti anche senza il nulla osta della Prefettura.

Ma soprattutto, il Tribunale ricorda che l’interesse della bambina “deve ritenersi principio di ordine pubblico internazionale sancito dalla Convenzione sui diritti del fanciullo” e che l’unità familiare va protetta e non impedita.

La Giudice ordina al Ministero degli Esteri, attraverso l’Ambasciata italiana in Camerun, il rilascio immediato dei visti per la piccola Barah.

Sempre l’avvocata di Baobab Experience è riuscita a ottenere il rilascio del visto anche per la bisnonna, che dalla Legge è esclusa dal diritto al ricongiungimento, ma che è anziana, malata e non ha nessun altro.

La piccola Barah, la nonna e la bisnonna stanno per arrivare.