Documento conclusivo dell’assemblea per “Calpestare l’oblio” c/o Bartleby (Bologna

Calpestare l’oblio – Uniamo le lotte del mondo della cultura”

Documento conclusivo

Venerdì 11 febbraio 2011, dalle 18.00 alle 20.30, si è tenuta al Centro Universitario Autogestito Bartleby di Bologna un’Assemblea pubblica promossa dai coordinatori del movimento “Calpestare l’oblio” e dal Bartleby.

Al termine dell’Assemblea si è tenuta una lettura di poesie tratte dall’opera di impegno civile “Calpestare l’oblio. Cento poeti italiani contro la minaccia incostituzionale, per la resistenza della memoria repubblicana” (Collana Argo, Edizioni Cattedrale, 2010, copyleft, scaricabile dal sito: www.lagru.org/media/oblio.pdf).

A seguire il concerto del gruppo Vittorio De Angelis Resonanz (Jazz).

Report dell’Assemblea

Durante la discussione si è deciso di adottare le seguenti iniziative:

  • aderire alla manifestazione femminile “Se non ora quando” di sabato 12/2/2011;
  • dar vita a iniziative locali: a Bologna, ad esempio, il 5 marzo in occasione della manifestazione Abbracciamo la cultura, Bibliotecari, Docenti preoccupati e Popolo Trasparente (lavoratori del Teatro Comunale) daranno vita a un Flash Mob; sempre a Bologna il 17 marzo, in occasione della Festa per l’Unità d’Italia, il gruppo di poesia 98 organizzerà Risorgimenta, dedicato alle donne del Risorgimento;
  • sciopero generale: unire le lotte del mondo della cultura con le lotte degli operai e degli altri lavoratori in uno sciopero generale che sia accompagnato da un vero e proprio blocco urbano per aggregare ai lavoratori tutti coloro che non possono scioperare (studenti, disoccupati, ecc.);
  • supportare i Docenti Preoccupati nella raccolta firme per il referendum abrogativo della Legge Gelmini;
  • supportare la costituzione dell’Osservatorio della nuova cultura italiana;
  • difendere luoghi di incontro fisico sempre più rari, a partire dal Bartleby;
  • far circolare le autoproduzioni dei territori;
  • aprirsi alla dimensione internazionale.

Sintesi degli interventi


Programmati:

Valerio Cuccaroni (rivista Argo, fra i coordinatori del movimento Calpestare l’oblio)

Alessio Berré (Bartleby)

Davide Fioretto (Bibliotecari necessari)

Guido Giannuzzi (musicista Teatro Comunale di Bologna)

Fabio Orecchini (rivista Argo, circolo Beba Do Samba, tra i coordinatori del movimento Calpestare l’oblio)

Sergio Brasini (docente di Statistica, gruppo Docenti preoccupati)

Stefano Colangelo (ricercatore Università di Bologna)

Loredana Magazzeni (poetessa, promotrice culturale)

Renata Morresi (poetessa, fra i 100 autori di “Calpestare l’oblio”)

Davide Ferrari (poeta, direttore Casa dei Pensieri)

Maria Carla Baroni (attivista, fra i 100 autori di “Calpestare l’oblio”)

Tito Truglia (rivista Farepoesia)

Vincenzo Bagnoli (rivista Versodove)

Dal pubblico:

Pino De March (versitudine.splinder.com)

Ha aperto i lavori Valerio Cuccaroni (rivista Argo, fra i coordinatori del movimento Calpestare l’oblio), che ha illustrato l’origine del movimento e i suoi obiettivi: unire le lotte del mondo della cultura, promuovere un referendum abrogativo della Legge Gelmini, creare un osservatorio permanente sulla nuova cultura italiana, che riprenda il programma del Politecnico di Vittorini per creare una cultura che si identifichi finalmente con la società, una cultura ‘impegnata’ che si proponga di incidere sulla realtà, di giocare un suo ruolo attivo nei confronti della politica, una cultura che trasformi e capovolga la vecchia cultura, che niente ha fatto contro il berlusconismo, ovvero contro quel fascismo estetico da cui gli intellettuali si sono sentiti esclusi, come ha fatto giustamente notare Andrea Inglese (http://issuu.com/argonline/docs/argoxvi).

Alessio Berré (Bartleby) ha illustrato le caratteristiche generale del proprio Centro (info: http://www.bartleby.info), il quale lavora principalmente nel campo della coricerca e della condivisione dei saperi; sta promuovendo una legge regionale per il reddito minimo garantito, ospita l’ensemble Concordanze, costituito da musicisti del Conservatorio e del Teatro Comunale, promuove iniziative di coformazione.

Davide Fioretto (Bibliotecari necessari) ha sottolineato come sia difficile coinvolgere i lavoratori del mondo della cultura: infatti, per quanto riguarda i bibliotecari, ad esempio, molti hanno contratti flessibili e lavorano a intermittenza, per cui il gruppo dei Bibliotecari necessari ha iniziato un Censimento di base, andando in tutte le biblioteche di quartiere. Uno sciopero generale in questo contesto sarebbe efficace solo se si raccoglie il maggior numero possibile di lavoratori della cultura, coinvolgendo allo stesso tempo gli utenti delle biblioteche e quelli che non le frequentano, perché la cultura è percepita come un fenomeno museale, distante, superfluo, mentre si tratta di una ricchezza economica e sociale: è necessario agire nella società per farlo capire. Sono previste riunione nei prossimi giorni per organizzare il Flash Mob del 5 marzo a Bologna.

Guido Giannuzzi (musicista Teatro Comunale di Bologna) ha notato come nelle lotte del mondo della cultura ci sia un effetto sommatorio, mentre manca l’effetto moltiplicatorio, manca l’incidenza sulla realtà, manca il passaggio dal soggetto al collettivo, perché la trasformazione dell’uomo da cittadino a consumatore fa sì che chi non consuma un determinato bene, non sia interessato a preservarlo. Bisogna lavorare per cambiare la percezione sociale della cultura e dei lavoratori del mondo della cultura: città europee come Bilbao e Aix-En-Provence, fra le altre, hanno scelto di investire in cultura e così hanno fatto la loro fortuna. Per quanto riguarda l’Italia, ha denunciato Giannuzzi, è indicativo che nella rassegna stampa della Camera dei Deputati non appaia la sezione Cultura. Anche a mio avviso bisogna cambiare la percezione sociale che si ha della cultura e dei lavoratori della cultura, dando maggiore incisività al nostro statuto sociale.

Fabio Orecchini (rivista Argo, circolo Beba Do Samba, tra i coordinatori del movimento Calpestare l’oblio) ha segnalato come ci sia uno scollamento non solo tra realtà reale e surrealtà mediale, ma anche tra le stesse realtà sociali. Ha ricordato l’adesione del movimento Calpestare l’oblio al Comitato per la libertà, il diritto all’informazione, alla cultura e allo spettacolo, che raccoglie circa 60 sigle e che ha organizzato finora diverse azioni simboliche, come un Flash mob a Fontana di Trevi e l’occupazione del ex-cinema Metropolitan, un luogo storico di Roma, in cui si poteva assistere – caso raro in Italia – alla proiezione di film in lingua originale. Le richieste concrete del Comitato sono la reintegrazione del FUS (Fondo Unico dello Spettacolo), l’estensione del Tax Shelter e Tax Credit a tutto il mondo della cultura, l’emanazione di leggi di sistema per il cinema, l’editoria, lo spettacolo. Infine ha specificato che l’Osservatorio sulla questione culturale italiana, voluto dal movimento Calpestare l’oblio, sarà una piattaforma culturale e informativa, comunicativa e di condivisione.

[Un giornalista di Radio Città del Capo comunica all’Assemblea che Mubarak si è ufficialmente dimesso; applausi].

Sergio Brasini (docente di Statistica, gruppo Docenti preoccupati) ha presentato il suo gruppo, a cui aderiscono oltre 200 tra docenti ordinari e associati dell’Università di Bologna. Il gruppo si è costituito durante le lotte dei ricercatori e sta studiando delle forme per arrivare a un referendum abrogativo che nasca dai docenti stessi, senza partiti, per una questione di dignità della categoria,, ma attraverso contatti anche con i partiti, oltre che con intellettuali e associazioni, un referendum accompagnato da una legge di iniziativa popolare, propositiva, perché la Legge Gelmini (Legge 240/2010) comporta lo svuotamento dell’offerta formativa, il blocco del turn over con l’assunzione di un solo docente ogni cinque che se ne vanno, insomma la fine dell’università di massa, per lasciare spazio a chi vuol fare profitto (si pensi ai fondi assegnati alle università telematiche), creando poche università eccellenti e tante state university e city college, come in America.

La prima battaglia da compiere, però, sarà quella per la riscrittura degli statuti, prevista dalla Legge Gelmini, affinché contengano forti elementi di democrazia partecipativa. Ogni Ateneo ridisegnerà la propria pelle: ora ci giochiamo il futuro dei nostri figli. Anche perché è tutto il mondo che produce sapere critico che subisce un atto concentrico. Il progetto di Osservatorio è interessante per scardinare il sapere consolidato e delineare ciò che sta oltre l’esistente, che è anche il vero compito della ricerca e della scienza.

Stefano Colangelo (ricercatore Università di Bologna) ha fornito un “piccolo breviario di buone intenzioni per poeti e critici” rileggendo Gramsci. Nel quarto quaderno dal carcere, paragrafo 49, sostiene che i poeti sono il grado più alto dell’attività intellettuale, perché hanno la responsabilità maggiore, mentre oggi al più alto grado ci sono i ministri che denigrano scuola e università. Gramsci dà dei consigli a poeti e critici:

1) i poeti non devono sentirsi casta; il critico deve comprendere le strutture, non limitarsi a individuare cosa è poesia e cosa non lo è;

2) il poeta deve svolgere attività intellettuale, si deve impegnare, deve scrivere per un motivo; il critico, interpretando la letteratura, deve condividere la ricchezza immateriale, che fa invidia a chi possiede la ricchezza materiale, per cui chi studia viene sottoposto a un fuoco incrociato;

3) la poesia non si crea per partenogenesi, non nasce dalla poesia, lo studio dei poeti precedenti, pur indispensabile, deve essere infatti fondato sulla storia; un critico deve saper distinguere in un’opera sia il valore artistico, sia il valore culturale, per cui un’opera potrebbe non essere completamente riuscita sul piano artistico ma giocare un innegabile ruolo culturale, una posizione questa in aperto contrasto con la stroncatura, molto in voga in quegli anni, che prendeva in considerazione solo il valore artistico;

4) i poeti oggi costituiscono un modello per intellettuali di basso conio: uno si diceva poeta – ai tempi di Gramsci – per nobilitarsi, ma era solo uno specchietto per le allodole, come oggi lo sono i politici televisivi; il critico deve combattere il panico che genera fenomeni degenerativi.

Un Pietro Citati che a 80 anni mi dice che la scuola è un disastro: così la paura prende forma e si viene meno al compito del critico, che è quello di lavorare sulla piccola scala.

Consiglio a questo proposito Gerolamo De Michele, La scuola è di tutti, perché contiene sì delle analisi impietose ma anche una visione equilibrata del ruolo sociale della scuola.

Loredana Magazzeni (poetessa, promotrice culturale) si è rallegrata dell’iniziativa messa in atto, perché sempre più si assiste a una spettacolarizzazione della poesia, mentre la poesia non deve essere spettacolare, deve far parlare, come in questo caso. Con un gruppo di poetesse, Magazzeni organizza gruppi di autocoscienza, basata sulla lettura dei propri testi. Al gruppo appartengono, fra le altre, Mariella Bettarini, Elisa Biagini e Rosaria Lorusso. Abbiamo distribuito questionari a scrittrici e non, perché non dobbiamo dimenticarci la nostra specificità di genere. In questo ci aiutano gli uomini post-patriarcali, con cui noi del gruppo di poesia 98, che si riunisce alla Biblioteca delle Donne di Bologna, stiamo preparando Risorgimenta per il 17 marzo, dedicata alle donne del Risorgimento. La poesia femminile non è solo una poesia dell’esperienza, ma è una poesia epica (pensiamo a Patrizia Vicinelli).

Renata Morresi (poetessa, fra i 100 autori di “Calpestare l’oblio”) ha sottolineato come il maschilismo sia uno dei pilastri della nostra società, assieme al razzismo e all’omofobia. Io andrò alla manifestazione di sabato (“Se non ora quando”) per protestate, perché mi interessano i diritti di tutti, ma anche per vedere. In Italia deve prendere forma un grande movimento dei diritti civili. Un movimento che si ponga come obiettivo la felicità, che è grazia intersoggettiva per dirla con Fortini. Morresi conclude il suo intervento con la lettura della poesia pubblicata in “Calpestare l’oblio”.

Davide Ferrari (poeta, direttore Casa dei Pensieri) ha presentato l’esperienza della Casa, fondata da Paolo Volponi, esponente dell’establishment ma rivoluzionario, che il Pci cercò di marginalizzare, affidandogli la cooperativa soci, mentre lui fondò con lo stesso Ferrari e altri proprio la Casa dei Pensieri. Il nostro è un acquario che preserva una realtà che stava scomparendo. Ferrari conclude il suo intervento con una lettura di proprie poesie.

Maria Carla Baroni (attivista, fra i 100 autori di “Calpestare l’oblio”) ha appoggiato il progetto di costituzione dell’Osservatorio, per la sua struttura di rete, in cui ogni nodo è un centro nevralgico. È necessario però che non sia solo una realtà virtuale, per cui è concorde nel vedersi di persona una volta all’anno. Baroni si dichiara femminista, comunista e ambientalista: in tanti anni di militanza si è convinta che incontrarsi dà la carica. Chiede che non si usino termini inglesi per l’Osservatorio (non bookshop online ma negozio di libri virtuale, ecc.). Per la raccolta firme del referendum consiglia di prendere contatto con il coordinamento forum dell’acqua. Infine è convinta che ci vogliano collegamenti con i partiti della sinistra, perché bisogna smetterla con l’antipolitica, perché i partiti sono strutturate organizzate, necessarie per portare avanti lunghe battaglie. Mentre i movimenti sono meteore. Baroni conclude il suo intervento con una lettura di proprie poesie.

Baroni conclude il suo intervento con una lettura di proprie poesie.

Tito Truglia (rivista Farepoesia), dopo aver presentato la propria realtà di micro-editoria e lavoro sulla poesia civile, legge un documento condiviso (vedi http://www.milanocosa.it/temi-e-riflessioni/appunti-per-calpestare-l%E2%80%99oblio).

Vincenzo Bagnoli (rivista Versodove) presenta l’esperienza della propria rivista, nata dal fervore della fine degli anni 80 e primi 90, tra biennale degli artisti e occupazioni della Pantera. Dopo tanti anni ci si rende conto che l’essenziale è instaurare dialoghi tra generazioni, generi, ecc. perché la cultura si sostanzia di dialoghi, mentre oggi questo non accade, perché tutto è diviso per generi di consumo. La cultura è pericolosa perché sveglia e fa pensare le persone. Negli anni 90 a Bologna si è deciso di chiudere, soffocare, non finanziare una rete di centri come questo, circoli, ecc., sostituendola con il divertimentificio. Bisogna recuperare il modello della Bologna pre-anni 90. Un Osservatorio va benissimo ma servono realtà fisiche dove incontrarsi. Servono luoghi di incontro. E mancano anche luoghi di diffusione per far circolare le realtà di autoproduzione che esistono. Pensiamo alla filiera alimentare: i prodotti industriali sono solitamente scadenti e i prodotti dei territori generalmente migliori. Bisogna far circolare le produzioni dei territori.

Sergio Caserta (Associazione per il Rinnovamento della Sinistra) ha sottolineato come manchi da quasi 40 anni un fecondo scambio tra politica e cultura. L’unità delle lotte è importante ma non sufficiente. Le istituzioni culturali spesso vivono separate dalla realtà circostante. È necessario aprirsi all’orizzonte europeo: molte città sono lontane dalla progettualità europea.

Non bisogna sconfiggere solo Berlusconi ma la logica economicista.

Dal pubblico:

Pino De March (versitudine.splinder.com) ha notato, da situazionista con gli anticorpi forniti dalla “Società dello spettacolo”, che anche di fronte a questa “Auschwitz della cultura” continuiamo a ripetere “mai più”, ma la sinistra italiana ha un’antropologia troppo buonista, non ha ancora compreso (o finge di non comprendere) che civiltà e barbarie vanno a braccetto. All’interno stesso dell’universo poetico si assiste ai reading che sono forme di liberismo poetico, sin dagli anni 70: i poeti leggevano e sparivano, non ascoltavano chi veniva dopo di loro, poi si azzuffavano per un premio. Anche il nostro gruppo, che promuove il Consiglio poetico della città diffusa, sta lavorando all’iniziativa del 17 marzo, Risorgimenta. De March si domanda come mai odiamo tanto quei tre colori, noi che non possiamo usare la logica francese. Perché non possiamo digerire la merda risorgimentale fatta di patria – militarismo – nazionalista.

Si è parlato di Vittorini. Ecco, a Vittorini interessava la condizione umana. Ecco a me interessa confrontarmi su questo, sulla condizione umana: parlare di cultura così non mi piace, voglio parlare di una forma di vita. La cultura è dare forme di vita a esistenze denudate, come quelle delle ragazze di Arcore e degli operai.

Letture di: Francesco Accattoli & Matteo Fantuzzi; Luca Ariano, Lorenzo Mari, Guido Mattia Gallerani (gruppo Farepoesia); Marco Bini; Massimiliano Chiamenti; Antonino Contiliano; Loris Ferri & il chitarrista Alessandro Buccoletti; Andrea Garbin; Mariangela Guatteri; Rossella Renzi; Lina Salvi; Stefano Sanchini; Alessandro Seri; Giancarlo Sissa; Luigi Socci.

Presenti anche i poeti Nadia Cavalera, Azzurro D’Agostino, Giovanni Nadiani, Adam Vaccaro.