un articolo del 2005: “Alcuni appunti sulla prosa breve”

ripropongo (da http://www.italianisticaonline.it/2005/prosa-breve/):

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Forse non c’è una ‘misura’ stabile, stabilita, pensabile per le esperienze di prosa breve, per ciò che non nascendo come prosa d’arte e lirica non vuole essere però racconto in senso stretto.

È noto che una certa tradizione ondivaga e complessa può venir individuata come originariamente ‘bifronte’: o principalmente narrativa o principalmente sperimentale/metalinguistica e onirica. Si parte così già con la differenza tra i tableaux dello Spleen de Paris e logicamente le Illuminations.

Ma prescindendo da dualismi, tentiamo qui un elenco d’avvio, di puri appunti di lettura, riferimenti e suggerimenti non ordinati, senza mettere in gioco altre analisi critiche che sarebbero e saranno sempre benvenute: spostiamoci dunque liberamente da Trakl, e dagli stessi Kafka e Beckett, Saint-John Perse, Fargue, Michaux, Ponge, Char; a certi frammenti indecifrabilmente perfetti di Handke, alle Carte segrete di Scipione (da cui Amelia Rosselli sente e marca differenza e distanza – ma con affetto e ascolto), ai quadri/microracconti onirici del Bernhard di Eventi (SE, a cura di Luigi Reitani), o a quel che di Simic si legge ne Il mondo non finisce (Donzelli, a cura di Damiano Abeni) o ne Il cacciatore di immagini (Adelphi, a cura di Arturo Cattaneo), a Éric Suchère, Ryoko Sekiguchi… O al lavoro di Giampiero Neri, agli esperimenti di Nanni Cagnone (p.es. le cose pubblicate negli USA, come il lucidissimo libretto Enter Balthazar).

Riflettendo su altri autori italiani recenti, diciamo che nei frammenti e moduli in prosa di libri come Ritorno a Planaval di Dal Bianco (Mondadori), o Giorni in prova di Rentocchini (Donzelli), o L’esperienza della neve di Scarabicchi (ancora Donzelli), si può osservare una interessante permanenza latamente referenziale, ‘osservativa’, direi debitrice in alcuni casi dello sguardo messo in campo dagli Esercizi di tiptologia di Valerio Magrelli (dove si dà impulso a una mappatura metaforica-metamorfica in prosa delle cose che meriterà poi un intero volume: Nel condominio di carne).

Si tratta in sostanza di un tipo di scrittura e struttura che non si lascia tentare dalla prosa lirica, e però se mantiene una freddezza lo fa con flessioni comunque quasi-narrative. Recente è la ripubblicazione, per Einaudi, de Le metamorfosi, di Lalla Romano (a cura di Antonio Ria, con un saggio ricco di rimandi, densissimo, di Andrea Cortellessa). Forse proprio nella ‘trascrizione di sogni’, come intesa da Romano in questo suo primo libro di prosa, si può trovare in nuce una parte di schema applicativo di parecchi materiali letterari ‘freddi’ successivi: oggettiva scansione di una sequenza sognata, suo racconto, esclusione di qualsiasi analisi o interpretazione, e di qualsiasi ‘morale’ o sovraimpressione ‘emotiva’. Un libro così non poteva avere – e infatti non ebbe – grande successo in Italia, tantomeno nel clima letterario dell’immediato dopoguerra (1951). Torna ora come un distante-vicino ‘archetipo’ possibile di un modus scribendi, nella formazione e strutturazione di immagini, meglio compreso in Italia a partire dagli anni Sessanta. (Parliamo della stessa Italia che traduce Bernard Noël solo dal 1972, e le prose degli Extraits du corps, del 1954, in rivista nel ‘78 e in volume addirittura dopo cinquant’anni, nel 2001 per Mondadori).

Accennando – senza la più pallida pretesa di esaurire l’argomento – a esperienze recenti o recentissime di scrittura fredda, in prosa – di sperimentazione parallela alla ricodifica di cose e luoghi – va senz’altro letto il piccolo e prezioso libro di Paola Zallio, Lingua acqua (edito da Anterem nel 2002), e vanno lette le quasi-prose di Come a beato confine di Stefano Guglielmin (Book, 2003), gli aggiornamenti (tra autobiografia e astrazione) della pagina di Sequenze di Massimo Sannelli, e pressoché tutto il lavoro di Tommaso Ottonieri (per sintesi segnaliamo solo Contatto, Cronopio, 2002; e Coro da l’acqua, edizioni D’if, 2003), le schegge ampie di prosa in Pinocchio (moviole), di Mariano Bàino (Manni, 2000), o il notevolissimo Aperto a inverni, di Ermanno Guantini (sempre edizioni D’if, 2004), o Lettere nere, di Andrea Raos (uscito nel tempo su varie riviste). Autori da leggere e seguire con attenzione fin da ora sono poi Alessandro Broggi (vedi su Nazione Indiana la pagina dei suoi Quaderni aperti) e Gherardo Bortolotti (Tracce: di vita).

Alcuni luoghi da frequentare assiduamente, dove questi e altri prosatori sono e saranno ospitati, sono la rivista «Sud», èdita da Dante & Descartes per cura di Francesco Forlani; la lettera a/periodica «bina»; la rivista online «Poesia da fare» e la collana di e-book Poesia italiana online, entrambe curate da Biagio Cepollaro.