tipi e sottotipi di editori

Gli editori generalisti sono quasi sempre dei distributori, o sono stati acquistati dalla distribuzione (due cose che comunque si assomigliano).

Sulla poesia, prodotto a vendite bassissime, da anni ormai i costi di stampa e trasporto hanno superato i ricavi. La distribuzione (dunque l’editoria) la considera perlopiù un peso. I discorsi che si fanno, che lamentano una “crisi della poesia”, parlano del vuoto se non tengono in considerazione questo aspetto.

La poesia non in crisi è quella che liscia il pelo alla mediocrità, al lessico inconsapevolmente piatto, manchevole, ai buoni sentimenti (o ai pessimi: è speculare), e che dunque si paga i costi di trasporto da A a B. (E l’eventuale ritorno fallimentare da B ad A).

Le collane di poesia generaliste che resistono sono dunque giocattoli, un po’ costosi, e ogni editore ha i suoi bambini da viziare, e un animatore, sovrintendente.

Voltando pagina, gli editori di progetto (non necessariamente piccoli: pensiamo a quelli che si occupano solo di nicchie tendenzialmente forti, come gli scacchi, il fantasy, la medicina o lo sport) sono tra i pochi che, se fanno numeri abbastanza alti, possono ancora trovare uno spazio nei camion e poi negli scaffali. Ci sono però anche editori di progetto che si occupano di letteratura.

Un caso è quello della scrittura di ricerca. Diaforia, Syn/IkonaLìber, Tic, Benway Series, per esempio, sono effettive realtà “di progetto”. Hanno un’idea in linea di massima precisa, coerente, un progetto appunto: sanno quello che vogliono pubblicare. E si mettono all’esterno della distribuzione generalista. Non è un caso che tre su quattro siano in verità collane, non editori in senso stretto/classico.

Poi ci sono invece gli editori che si fingono di progetto (o nemmeno quello) e in realtà cercano di acchiappare qua e là spazi come possono. Orecchiando quello che potrebbe funzionare, un po’ per narcisismo frustrato, un po’ per manie di egemonia (che a volte fingono di non detenere già), un po’ per incompetenza, che però magari lavora sull’eco del lavoro altrui.

Soprattutto arraffando verso il presunto “alto” qualche titolo di cassetta (microcassetta) e verso quello che evidentemente considerano il “basso” qualche autore fondamentale sottraendolo agli effettivi editori di progetto. Guerra tra poveri? In parte sì: ma a differenza degli editori di progetto, quelli che si fingono di progetto sono poveri anche di spirito; anzi, più che poveri poveretti, poveracci.