di
Fiammetta Cirilli
Scomparso, poco più che quarantenne, nel febbraio del 1963, Beppe Fenoglio ha lasciato una impressionante quantità di pagine scritte, in grandissima parte inedite: romanzi e tronconi di romanzi, ma anche racconti, testi teatrali, epigrammi, favole. Se la progressiva pubblicazione delle opere ha restituito – non senza limiti o soluzioni parziali – tutto o quasi di quel corpus, è però rimasto aperto il problema di cosa Fenoglio avrebbe realmente pubblicato, se ne avesse avuta la possibilità, e, soprattutto, come. A fronte della discussione sui testi più impegnativi – in primo luogo Il partigiano Johnny, – si è tuttavia rivelata non meno scivolosa la sistemazione dei racconti; al punto che la sofferta uscita, nel 1952, della raccolta I ventitre giorni della città di Alba è sembrata anticipare la generale problematicità dell’opera di Fenoglio.
Va da sé che lo scrittore di Alba ha praticato fin da subito e con assiduità il genere del racconto, non di rado ricorrendo al prelievo e alla riduzione della forma narrativa da lunga a breve (è accaduto, per esempio, con il romanzo La paga del sabato, da cui ha tratto Nove lune ed Ettore va al lavoro). Nel tempo, ne sono risultate due raccolte, Racconti della guerra civile e Racconti del parentado, destinate entrambe, però, a essere stampate con altro ordinamento e con altro titolo. Di qui l’importanza di ricreare, a distanza di tanti anni, la struttura che l’autore avrebbe originariamente voluto per i suoi libri di racconti: struttura di cui, per altro, dà testimonianza una lettera indirizzata ad Attilio Bertolucci, il 29 novembre 1961, nella quale delinea un volume complessivo diviso in tre sezioni (Racconti della guerra civile, Racconti del dopoguerra, Racconti del parentado) più un racconto lungo (La malora).
La ricerca di Luca Bufano si muove dunque nella consapevolezza di questi elementi, sforzandosi di valorizzare gli aspetti tecnici e formali della narrazione breve di Fenoglio, aspetti che, in linea con la migliore produzione moderna, fanno soprattutto leva su tre fattori: intensità, sintesi, omissione.
Con la cura di Tutti i racconti (Einaudi, 2007), Bufano ha infatti puntato a restituire l’intero corpus dei testi, da un lato riproponendo – accanto ai più noti e apprezzati – quelli meno diffusi o tardivamente riconosciuti come narrazioni compiute; dall’altro, interrogandosi sulla volontà dell’autore di riunire in modo organico i suoi racconti. Riprendendo e, in qualche misura, sviluppando le linee indicate da Fenoglio nella lettera a Bertolucci, lo studioso ha di conseguenza organizzato il libro in quattro sezioni: le prime tre occupate rispettivamente dai racconti della guerra, del parentado, e del dopoguerra; e una quarta in cui sono confluiti i Racconti fantastici, usciti in volume, per Einaudi sotto il titolo Una crociera agli antipodi. Certo, risalire alle intenzioni dello scrittore resta impresa impossibile, e tuttavia il lavoro di Bufano si è sforzato di interpretarle e, allo stesso tempo, di rispondere a una esigenza di esaustività che risulterà gratificante per tutti i lettori di Fenoglio.
Fiammetta Cirilli
su “il manifesto” del 2 settembre 2007, pag.13