Archivio mensile:Marzo 2007

Il «maestro di periferia». (Articolo di Edoardo Borra)

Ugo Cerrato (foto di F.Cirilli)«Esprimo vivo compiacimento…». Quante volte abbiamo sentito queste parole, diventate, per molti di noi, un celebre attacco? Cominciava infatti così, solitamente, l’intervento di Ugo Cerrato, quando partecipava ad una qualche iniziativa organizzata nel nome del suo amico, Beppe Fenoglio. Il fatto è che partecipava sempre, con un’energia, un coinvolgimento, un entusiasmo contagiosi. E non era raro che, di queste iniziative, fosse lui stesso il promotore, più o meno occulto: molte cose sono state fatte perché si era parlato con lui, o perché parlando con lui si era ricevuta la sua approvazione. O perché si sapeva che ci sarebbe stato anche lui, immancabilmente.

Figure come quelle di Ugo Cerrato fanno cultura così, spendendosi liberamente (e gratuitamente) in mezzo agli altri, Continua a leggere

Dialogo a più voci / 03-04

Continua la pubblicazione degli interventi del Dialogo a più voci (qui i primi due). Questa settimana le lettere di Biagio Cepollaro (03) e Giorgio Mascitelli (04).

03. Biagio Cepollaro

Caro Marco,

certo, la poesia di ricerca non si identifica con la poesia di progetto. Ma per me la poesia è sempre di ricerca se ha una qualche possibilità di diventare poesia di risultato nell’interazione con un lettore che la riconosca come tale…Solo che troppo spesso la dicitura di ‘ricerca’ ha sacrificato la reale complessità della poesia: tra tutte le sue componenti, si sono spesso privilegiate quelle formali, retorico-linguistiche, diventando alibi formalistico per chi non ha nulla da dire, nulla da aggiungere – neanche un microscopico contributo – alla ricchezza di senso di cui abbiamo bisogno. Continua a leggere

Bina 66: Vincenzo Ostuni

È appena uscita “bina” 66, con un testo inedito di Vincenzo Ostuni, La sgranatura.

Chi lo desidera può inviare una mail all’indirizzo bina_posta [at] yahoo [dot] it specificando “Desidero ricevere regolarmente la vostra lettera (a)periodica bina al mio indirizzo email”.

Alcune domande

Mi stupisce – per niente spiacevolmente – che un brano critico di commento a un celebre mottetto montaliano riceva praticamente ogni giorno almeno due o tre visite.

Stando ai report di WordPress sembra anzi che venga esplicitamente cercato: attraverso motori di ricerca che vanno a caccia di quella lettura – e non semplicemente di “una” lettura (qualsiasi) del mottetto. Succede dal 10 ottobre scorso. Il pezzo ha accumulato un numero di clic facilmente calcolabile (e altrettanto facilmente dimenticabile: inutile perder tempo in statistiche).

La riflessione devia dal narcisismo e vira decisamente verso un interrogativo: quale tipo di critica è richiesta da quali lettori? Le domande che con gli amici del Dialogo a più voci ora ci stiamo e mi sto ponendo sono [le] domande giuste? Ce ne vogliono altre? Quali? (L’impressione è che quegli amici abbiano individuato bene le [varie, molte] altre domande che io fatico a vedere).

Esiste e si può favorire e moltiplicare – per esempio – una modalità, una vis, una forma e scrittura critica non accademica, e però non estemporanea, anzi rigorosa, ma attenta a un versante didattico, esplicativo, puntuale, umilmente ancillare rispetto al testo?

Sono IO in grado di scrivere per avvicinare al testo chi non è – e forse non è detto che sempre voglia già essere – NEL testo? (Questo, dando per assunto – e ancora per niente verificato – che io per primo sia in grado di essere in uno spazio del/nel testo: che cioè lo abbia davvero e umilmente e utilmente percorso).

Dice il titolo del brano su Montale: Lettura elementare di un testo celebre. È forse ‘sbagliato’ quell'”elementare”? Offrire (innanzitutto a se stessi) degli elementi, invece di soli frammenti AUT soli ipersaggi, è un errore?

Non è forse proprio questo, giustamente questo, il tipo di chiave e avvicinamento a questioni essenziali di lettura e ascolto, che un autore come Giuliano Mesa sta – e non da oggi – trasmettendo? Per esempio con Il verso necessario.

flyer #008 _ differenziale (*anche* da J.D.)

esperienza ripetuta centinaia di volte.

un soggetto A informa un interlocutore B di una situazione X. il peso della situazione X incurva lo spazio e modifica o dovrebbe modificare alla radice i rapporti tra A e B.

l’interlocutore B annuirà, poi si comporterà esattamente come se non avesse ascoltato. l’assenso, anche ad ascolto realmente avvenuto, prescinderà dal detto. sorprendente? tant’è. la prassi di B sarà non conforme a X, o a BX, ma a una variabile autocentrata e quasi autistica dello stesso ascoltatore: B’, B”, B”’, …

questo – volendo – implica una ovvia (ma proprio per questo, come X, ascoltata e non intesa) doppia conseguenza sul concetto di realismo.

da un lato, si dimostra che ogni asserzione su uno “stato di fatto” non lo “trasmette”. il linguaggio non è uno strumento (se non caotico, irregolare, umbratile, infedele). non un veicolo. se fosse compiutamente un veicolo, tra l’altro, vivremmo probabilmente in un continuo collasso paralizzante. la comunicazione totale è come il totale impatto della luce: una nova.

d’altro lato, si dimostra che non una “trasmissione” è possibile, ma – direi – una sorta di

indicazione differenziale. (o posizione delle affermazioni in uno stato di vettori, di frecce possibili: non reali: possibili: non di necessità [né sempre] reali).

la parola che ‘funziona’, costitutivamente immaginosa e infedele, inventiva, derealizzante, descrittiva deforme, non ricalca come la carta carbone un ipotetico rilievo dei fatti. lo proietta e distorce, lo strappa a sé o frammenta. ricombina lo specchio di una fontale non-appartenenza a sé dell’evento stesso.

l’espressione differenziale dell’oggetto lo disegna sullo sfondo. lo ri-designa. non lo trasmette, certo. lo incide e sposta, però. (e, suggerendone l’altro immediatamente, immediatamente lo sfuma).

non dà garanzie sulla natura della ricezione, su “cosa mai (se) ne farà il ricevente”. semmai vanterà qualche ipotesi di successo nello scuoterne la sordità. la sorpresa varia l’udire, lo provoca.

questa azione di diffusione di differenze, di piani differenziali di segni, di alterazione, può avere a che fare con l’espressione letteraria. con il testo.

rst

come great friends. during the whole course of his illness i had hardly left his side.

spring was profuse in its flowers, its leaves, its birds, its songs; and my friend’s window opened gaily upon his garden, from which a reviving breath of health seemed to come to him. the doctor had allowed him to get up. there have been, nevertheless, certain cases in which, for urgent reasons, an exception has been made to the rule of the council of nicaea.

when i returned home (he continued, without needing to pause and recollect himself, so fresh were all the details in his mind), i did not go to bed, but began to reflect over the day’s adventure. the meeting, the introduction, the promise of marguerite. “you can tell me the rest of the story another day”.

“Écritures” n. 2

écritures

Esce il n.2 di Écritures. Dedicato a “Scritture d’infanzia”.

Questo l’indice:


Introduzione
, di Claude CAZALÉ BÉRARD

Procreazioni futuriste, di Silvia CONTARINI
Un’infanzia senza madre: recupero memoriale e autoanalisi in Dolores Prato (1892-1983), di Marta SAVINI
Madre o donna? Figure femminili in conflitto nei romanzi di Elena Ferrante, di Nathalie MARCHAIS
La «guerra amorosa» di Lalla Romano: note sulla lingua e lo stile de Le parole tra noi leggere, di Elisa DE ROBERTO
Le raccontatrici di fiabe. Maternità e infanzia. Chiavi di poetiche visionarie, di Claude CAZALÉ BÉRARD
L’immagine del padre e le sue trasformazioni nelle letterature moderne e contemporanee, di Graziella PAGLIANO
«Eravamo grandi nemici». Appunti critici sull’immagine paterna nell’opera di Pier Paolo Pasolini, di Giorgio NISINI

ISBN : 978-2-84016-007-6

 


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Dialogo a più voci / 01-02

A partire da una sollecitazione al dialogo di Marco Giovenale in occasione di un mio post, si è avviato un dialogo a più voci sui temi della ‘ricerca’. Contemporaneamente su più blog queste voci dialogheranno con una cadenza settimanale. Per ora sono stati ricevuti gli interventi di Giorgio Mascitelli, Davide Racca, Giulio Marzaioli, Marina Pizzi, Carlo Dentali, Giuliano Mesa. Il lavoro finale sarà raccolto in un e-book di Poesia Italiana E-book.

Biagio Cepollaro

*

Qui di séguito i primi due momenti del dialogo: (01) Poesia di ricerca e poesia di risultato, e (02) Alcuni punti su “poesia di ricerca”. In dialogo con Biagio.


01. Biagio Cepollaro

Poesia di ricerca e poesia di risultato Continua a leggere

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Sul diario di Frida Kahlo

Frida KahloNella collana “Critica e storia della letteratura” della casa editrice Aracne , esce il libro di Maria Cristina Secci, Con l’immagine allo specchio. L’autoritratto letterario di Frida Kahlo.

Dalla scheda editoriale:

Il Diario di Frida Kahlo celebra un personaggio leggendario. Nessuna apparente regola limita questo autoritratto letterario dove è possibile rimescolare, sovrapporre ed abbandonare la materia senza macchiarsi della colpa d’inadempienza. Le classi principali d’ingredienti — parole e immagini — convivono nell’opera alternandosi nei loro ruoli naturali. Si sovrappongono nello stesso spazio di una tavola. Vincono la lotta per la supremazia o spaziano alla ricerca di solitudine. La loro relazione s’intensifica sino ad attuare una vera simbiosi tra scrittura e pittura.


M. Cristina Secci, nata a Cagliari nel 1972, risiede a Città del Messico dal 1999. Unisce al suo interesse per la ricerca artistico-letteraria una intensa attività di traduzione e giornalismo. Attualmente insegna Lingua Spagnola presso l’Università di Cagliari nella Facoltà di Lettere e Filosofia.


Il cielo è freddo, il cielo non è freddo

La casa editrice Empiria pubblica, per cura di Sara Zanghì, un’antologia di autrici intitolata Fuori dal cielo (Roma 2006, pp. 112, euro 12). Vi sono raccolte le poesie di Maria Grazia Calandrone, Laura Cingolani, Florinda Fusco, Laura Pugno, Veronica Raimo, Lidia Riviello e Sara Ventroni.

I nomi sono assolutamente e giustamente noti ai lettori attenti, ma questo libro costituisce davvero una scansione e sinossi utile dei registri e temi e percorsi delle voci. La diversità tra loro è forte, è percettibile; e allo stesso tempo si avverte una tensione spiccata – davvero in tutte le sette scritture – verso fisicità e segno materico, o meglio verso le gerarchie e antigerarchie e gli shock e ferite del soma, della parola interdetta e interrotta dove è il corpo a essere offeso, convocato, interpellato.

Corporeità e quasi ‘gestione’ oggettuale della vita biologica non da ieri brillano nei testi della poesia contemporanea, specie italiana (e non solo femminile). Del tutto pertinenti, a questo proposito, le osservazioni di Andrea Cortellessa in margine ai racconti di Laura Pugno; o a proposito della scrittura di Elisa Biagini (inizialmente in Parola plurale, Sossella, 2005), in tema di condizione post-umana, e di (percezione del) corpo come accumulo incongruo di elementi irrelati, frammenti di input negativi, sofferenza. Non a caso durante RomaPoesia 2005 era sembrato del tutto opportuno parlare di una declinazione o inclinazione “fredda” della poesia contemporanea (presenti in pratica quasi tutte le scrittrici fin qui nominate). Continua a leggere