Archivio mensile:Ottobre 2008

Anche quest’anno

Anche quest’anno la vita fa a pugni con i testi. Non potrò presenziare agli incontri di “Anterem” di ottobre. Sono a rischio anche altri impegni, presi lo scorso anno.

Un saluto grato e ovviamente dispiaciuto a Ranieri Teti e Flavio Ermini, e un grazie a Rosa Pierno, per le annotazioni critiche che dedica ai miei testi.

11 ottobre

l’11 ottobre dello scorso anno usciva il n.9 de “L’Ulisse”.

sono molto lieto delle letture dei testi di poesia che lì comparivano. a un anno di distanza, il counter registra un lusinghiero numero di visite.

se quei testi fossero stati editi ‘on paper’, diciamo nelle canoniche 500 copie circa, praticamente due tirature sarebbero andate esaurite.

daccapo si pone la questione dell’importanza della pubblicazione online, e della funzione preziosa della rete per la poesia.

[*]

NB (nota successiva):

lietocolle ha cambiato sito. ulteriore meditazione sulla rete: nessun link è eterno !

:-)

EXtremely

una nuova sezione nel sito di Gian Paolo Guerini: EXtremely!
La ricerca estrema nella poesia e nell’azione poetica [1944-1979]: Julien Blaine, Giuseppe Chiari, Bartolomé Ferrando/David Pérez, Nicola Frangione, Walter Marchetti, Jean-Luc Parant, Jes Petersen, Gian Pio Torricelli, John Barton Wolgamot.
http://www.gianpaologuerini.it/b_aboutyou/8_extremely/

Il nuovo romanzo di Mariano Bàino

Ha molti significati il titolo del recente libro di Mariano Bàino, il romanzo o racconto lungo L’uomo avanzato, uscito nella collana FuoriFormato dell’editrice Le Lettere (con postfazione di Remo Ceserani).

Il protagonista del libro è figura allegorica di una civiltà (occidentale) definibile certo ironicamente “avanzata”; è poi un uomo in sovrappiù (avanzato = eccedente) rispetto allo scorrere normale della storia: un naufrago; e infine si aggiunga che si è davvero mosso, avanzando, arrancando, fino ad approdare al piccolo e semi-inospitale arcipelago di quattro isolotti saldati che lo accolgono a disastro avvenuto. Il suo punto di vista è fuori della storia ma proprio per questo molto avanti/avanzato nel planetario di sordità e vuoto senza limiti rappresentato dalle forze naturali, indocili. Che lo incastonano, e lo cambiano, inevitabilmente.

Il suo in ogni caso non è – propriamente – naufragio. Il colto Roberto Crusca, in serena crociera con consorte sull’Oceano Pacifico, non vede colare a picco nulla: nessun crollo del sistema-nave, nessun tramonto di quell’occidente da cui viene. È suo semmai, è individuale, l’errore. È lui che, semiubriaco e scioccamente spavaldo, deridendo tempesta e notte finisce in acqua per un colpo di malasorte irreversibile.

Dalla perdita di sé e del contatto con il mondo sedicente avanzato, all’esplorazione dell’isola dove la sorte bizzarra gli dà spazio e tempo di salvezza togliendogli però tutto il resto, il passo delle pagine è dilatato e riflessivo ma pienamente narrante. Il clima è di racconto. Poi, non appena il disperso anti-Crusoe, che nulla costruisce e nulla trasforma, si insedia o meglio inizia a vagare ciclicamente tra le falde o pietre o sabbie nei venti della piccola isola, ecco che diventano falde e arcipelaghi rarefatti le stesse prose che portano avanti il testo.

La storia si sfrangia in una raggiera di sguardi rivolti in prevalenza verso l’interno. La riflessione si fa centrale. Ed è sempre portata da un evento, però, o epifania, un micro o macro-accadimento (come possono essercene nell’isolamento totale): sia la scoperta di un soldato morto decenni prima, prigioniero nel folto della vegetazione, sia il tentativo puerile di addomesticare un pappagallo; sia la malaria che strema, siano gli incubi o sogni minutamente ricostruiti, siano i tentativi di scrivere – allineando rocce in terra – frasi e messaggi per aerei che passano e spariscono.

Uno dei punti di forza del libro, oltre all’incedere veloce-variante della prosa, consiste – si direbbe – proprio nella capacità di Bàino di tenersi equidistante per non dire estraneo sia rispetto a un incantamento panico di fusione con elementi e paesaggio (con cui il personaggio Roberto viene a patti semmai per tramite di ironia e senso di alterità), sia rispetto a un qualsiasi cedimento alla nostalgia per il mondo sedicente civilizzato. Tanto è lontano da questo mondo, Roberto, da fuggire come la peste un inspiegabile drappello che sbarca sull’isolotto in conclusione di libro. Il finale aperto non permette di individuare con certezza quale segno o presagio di evento – pur negativo – si possa intuire nell’ultima scena. Ma certo si tratta di una non conciliazione con la società degli umani, improvvisamente e invasivamente tornata alla ribalta nelle ultime pagine.

Questo, anche, mette il romanzo in utile e novecentesca prospettiva rispetto agli stessi cardini leopardiani (il riferimento è alle Operette, al ruolo della Natura, ovviamente), che pure si percepiscono forti in Bàino, nella rigorosa disillusione che il flusso di coscienza dell’io affida alle pagine di frammenti, alle memorie per scatti e pause del naufrago.

*

art. comparso su “il manifesto”, 24 sett. 2008

“Leggere variazioni di rotta” e “Corale”

Roma, Biblioteca Vallicelliana

(Piazza della Chiesa Nuova 18)

Giovedì 9 ottobre, Ore 16.30

Presentazione delle antologie poetiche

Leggere variazione di rotta

e

Corale

Le voci della luna. Poesia

Interventi di

Fabrizio Bianchi e Luigi Metropoli

Letture di Cristina Annino, Maria Grazia Calandrone, Alfonso Maria Petrosino

www.vallicelliana.it Piazza della Chiesa Nuova 18 – 00186 Roma
tel. 0668802671 –fax 066893868 –