Archivio mensile:Giugno 2009

Testi installativi

Ci si trova sempre a dovere ma in fondo anche a volere (ri)definire e (ri)dire cosa si può intendere per testo installativo.

Un testo che non chieda necessariamente una lettura lineare. Un testo in cui l’impatto visivo configura già un oggetto estetico verso cui il lettore può dirigere uno sguardo non necessariamente analitico, geometrizzante, decrittante. Un testo che può indurre analisi e esplorazione minuta e che tuttavia persuade anche prima che questa si compia. Eccetera.

Più delle parole valgono gli esempi. Varie volte ho fatto quello de Il dramma della vita, di Valère Novarina, tradotto da Andrea Raos e uscito prima in Nazione indiana e poi in gammm. Qui il testo perfettamente leggibile eccede — per accumulo e ossessione elencativa felicissima quanto spiazzante e sfiancante — le possibilità e qualsiasi buona volontà di un classico ‘lettore lineare’, di ogni lettura sequenziale.

Un altro esempio potrebbe essere l’anonimo Abacuz pubblicato in marzo su http://hotelstendhal.blogsome.com: clic su http://www.box.net/shared/ohduc7zh3q. Ovviamente il dato installativo-visivo è totalizzante, in questo caso. E, prima ancora, spicca in primo piano (escludendo altri piani) il fatto che il meccanismo in gioco sia puramente ottico, ininterpretabile: accumulo da vedere, installazione senza alternative. O meglio: installazione dell’idea stessa di installazione.

Infine, si può pensare al “solid language” di Veil, di Charles Bernstein, uscito nel 1976 e leggibile online qui: http://epc.buffalo.edu/authors/bernstein/books/veil/index.html (nonché acquistabile come libro o scaricabile liberamente come pdf c/o Xexoxial Editions a questo indirizzo: http://xexoxial.org/is/veil/by/charles_bernstein)

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bernstein_veil

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ho osservato la miseria del mio popolo in egitto e ho udito ogni uomo come l’erba e tutta la sua gloria e come un fiore del campo. la chiroterapia, la kinesiterapia, l’omeopatia, l’iridologia, il massaggio.

e infusi di fiori (38 in tutto) agirebbero contro. ciò mi fa pensare al fatto che la protezione è in grado di girare. allora facciamo come dice lui: settimio ha ragione. un punto di interruzione è molto utile come funzione, sui danni, per un attento esame, per addendum, o master plan.

è il sentimento generale degli italiani. è un burro questa crenatura. è la massaggiatrice per odontotecniche avanzate. sono fiori capaci di rigenerare. è la metalloterapia. quando hai un lingotto è terapeutico. quando sei povero ti senti triste, devi fare l’agopuntura.

Riduzione programmata

Riduzione programmata di attività su Slowforward. Per andare forward, bisogna andare slow. Nei giorni che seguono; e che, per (chetamente) seguire, e per essere dunque giorni e non sassate, devono passare per un cambiamento.

Daccapo

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Pro/Testo (Faraeditore, 2009)

http://www.faraeditore.it/html/neumi/protesto.html

Pro/Testo (Faraeditore, 2009) – antologia a cura di Luca Ariano e Luca Paci
introduzione di Mimmo Cangiano € 16,50 pp. 362 (Neumi) – Faraeditore

«Protestare in poesia non vuol semplicemente dire parlare della Realtà, vuol dire provare a sottrarsi ad un rapporto con questa di tipo passivo e massificante, e vuol dire anzi abiurare all’idea dell’innocenza del rapporto soggetto-mondo, rinunciare alla fede nella possibilità di un collegamento schietto e non mediato col reale, rinunciare a qualsiasi rivolo impressionista, e forzare ogni forma (psicologica, estetica, politica, morale) contro sé stessa, fino al punto da costringerla a rivelare (per eccessiva ironia o per eccessiva violenza) la propria arbitrarietà, fino a far vedere al lettore la possibilità di un’Alternativa. È la paralisi conoscitiva (e di conseguenza la paralisi attuativa) che viene smascherata quando il soggetto diviene pronto a riconoscersi quale mero ricettore del «dato di fatto», quando il poeta scopre che la propria operazione di selezione e valutazione altro non era che una frode auto-perpetrantesi ai suoi danni, quando l’uomo (o il cittadino)
riconosce che quello che aveva creduto essere punto di vista privilegiato da cui guardare il mondo altro non era che il luogo dove il mondo osservava lui, immobile, assolutamente incapace a trascendere (senza che questo termine abbia alcuna connotazione
metafisica), con un atto critico, le strutture organizzate del mondo stesso.»

(dalla Introduzione di Mimmo Cangiano)

Poeti antologizzati:

Luca Ariano
Marco Bini
Dome Bulfaro
Natàlia Castaldi
Enrico Cerquiglini
Carmine De Falco
Salvatore Della Capa
Chiara De Luca
Fabio Donalisio
Matteo Fantuzzi
Fabio Franzin
Marco Giovenale
Lorenzo Mari
Faraòn Meteosès
Simone Molinaroli
Fabio Orecchini
Luca Paci
Massimo Palme
Rossella Renzi
Eleonora Pinzuti
Alessandro Seri
Tito Truglia
Dale Zaccaria

http://www.faraeditore.it/html/neumi/protesto.html

un cenno a forma piramidale col vertice verso l’alto

gli alberi invitano a soffermarci, i sì posati, in roseti o in contemplazione, la kabbalah avrà sempre un’espressione di massa, dietro alla quale siamo dietro di noi, come i cani, un milione di cani in prossimità dell’orizzonte degli eventi, appena fuori dal buco nero, costituiscono la verginità, l’albero della vita, l’appercezione estetica, parvamaputhra se vogliamo finalmente soffermarci a guardare dentro di noi, avvicinarci al puro splendore, umberto eco, l’io ideale dell’osservatore, nella caduta di una pietra o di una foglia, questa semplicità intensa che giace sul fondo di una foglia di tè, come facevano gli etruschi nelle associazioni, nella formalizzazione matematica dei contenuti sentimentali, la kabbalah ci invita a cercare un equilibrio fra i bisogni dell’individuo e quelli della comunità, nella crescita degli alberi, nella mungitura della tostatura delle arance, ha un effetto rasserenante e pacificante sul sistema endocrino, si riprende sul recto, dove il lembo è arrossato per alcuni primi piani, prima lo invita a gettare la rete alla contemplazione e all’azione, dove il traditore si è impiccato, fast a tiberiade senza prendere nulla, invita ancora a brillare col lucido gomitolo info che si impiglia nella scogliera, infans, questa sera vorrei avere una telecamera, l’opacità del piombo per volerci bene e passare un’intera giornata a contemplare la natura, cogliendo la casetta di legno costruita tra gli alberi, dove l’anziano gomoshu cinge all’alba il sacro kibuku nero, con i serpenti aurei, il collegio a sinistra e la prelatura a destra, come un infinito albero sereno, che ha le estremità profondamente affondate nel sangue, su un lato, dolcemente, dove ci muoiono a grappoli, dove se solo hollywood sapesse, ancora più dolcemente

character box at the end of each character’s page

i have my doubts. re-write the box office history. upcoming releases in the weeks to come. rule the hearts of audiences. y: the king was buried at gloucester. i thought i’d scan the box covers. back into the fun. you: rule the bollywood guest appearance head bones. a few months or years later, all of that is abandoned in favor of the inevitable return to the statues quo.

Promemoria: OGGI: Locandine d’artista + Stéphane Bouquet + Florinda Fusco

OGGI, venerdì 26 giugno, dalle ore 20:30

presso il centro culturale La camera verde
(Roma, via G. Miani 20)

Locandine d’artista

immagini e/o testi di

Francesco Forlani, Andrea Inglese, Florinda Fusco, Michele Zaffarano, Renata Morresi, Marco Giovenale, Jennifer Scappettone, Alfredo Anzellini,
Zeno Tentella, Antonio Semerano, Giuliana Laportella, Giuliano Mesa, Manuela Sica, Giacomo Leopardi, Pierre Martin

inoltre:

presentazione del libro

Dizionario di quest’uomo – Dictionnaire de cet homme

di Stéphane Bouquet

(La camera verde, collana Calliope)

introduzione e traduzione italiana di Andrea Inglese

e:

segnalazione dell’uscita (+ breve lettura) del nuovo libro di

Florinda Fusco, Tre opere

(Oèdipus, 2009, collana “i megamicri”)

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La camera verde è in Via Giovanni Miani 20 – 00154 Roma

(quartiere Ostiense)

tel. 340-5263877

e-mail: lacameraverde [at] tiscali [dot] it

pagina (provvisoria):  http://www.lacameraverde.com/