da http://mariangelaguatteri.wordpress.com/ :
Archivio mensile:Novembre 2011
dal 18 novembre: RicercaBo 2011 _ laboratorio di nuove scritture
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Giulio Marzaioli su Fabio Teti
da Punto critico:
“del malintendere” / Giulio Marzaioli _ su testi di Fabio Teti
(testi: Poesia Totale / In Voce, 19 dic. 2010, autori: FABIO TETI)
Giulio Marzaioli
Del malintendere è il titolo provvisorio che Fabio Teti assegna alla raccolta (la prima organica e, ad oggi, inedita) dei suoi testi e, per chi avesse avuto occasione di conoscere l’autore, già viene offerta una provocazione. Fabio Teti, infatti, è assiduo frequentatore delle letture altrui e ascoltatore tanto attento da assumere una pro-tensione all’ascolto tale da rimanere impressa. In primo luogo, quindi, Teti è autore che sicuramente ben-intende la scrittura che lo circonda e, iniziando a percorrere la sua scrittura, risulta evidente come Teti abbia sì un bagaglio di letture strutturato e di forte tenuta per quanto attiene sia la tradizione che l’avanguardia italiana e straniera, ma altrettanto si palesa un’attenzione nei confronti delle esperienze della letteratura contemporanea tale da restituire, nel proprio dettato, una padronanza assolutamente consapevole:
essendo poi lo stesso non sapere che sostanzia
i materiali e scarsi nessi della frase, – fase dove l’anno
non è quello e lui spalanca scatola in cui tiene
plastica ocra dei soldati, trovata
vuota, trovate anzi alcune
parti di neviera
lacune acacie poi la zucca
cava marcia coi barbieri
che in latino gli stenagliano
via i denti –
il solo fosforo vicino è alle lancette,
quando si sveglia. continua la torsione della faglia.
continua questa guerra
d’ipotetica frizione con la guerra Continua a leggere
Un’annotazione (leggendo un articolo sul “capitalismo linguistico”)
Segnalo l’articolo Verso il capitalismo linguistico. Quando le parole valgono oro, di Frédéric Kaplan, tradotto da Valerio Cuccaroni per “Le Monde diplomatique/ il manifesto”.
E, in particolare ne prelevo un passo:
“Quando Google prolunga una frase che avete cominciato a digitare nella barra della ricerca, non si limita a farvi guadagnare tempo: vi riconduce nel dominio della lingua che esso sfrutta, vi invita a intraprendere il cammino statistico tracciato dagli altri internauti. Le tecnologie del capitalismo linguistico spingono dunque alla regolarizzazione della lingua. E più noi ci rivolgeremo alle protesi linguistiche, lasciando che gli algoritmi correggano e prolunghino i nostri intenti, più questa regolarizzazione sarà efficace. / Nessuna teoria del complotto: l’azienda non intende modificare la lingua di proposito. La regolarizzazione qui evocata è semplicemente un effetto della logica del suo modello commerciale”.
E annoto:
Quando in letteratura si parla, dunque, di googlism e scrittura di ricerca, e di costruzione dell’inatteso, di rifiuto di farsi imporre regole pre-scritte da un certo tipo di retorica, e di passaggio oltre il paradigma, per esempio qui (in tutto il thread) oppure QUI [*], si parla anche o precisamente di strategie o di naturali — non “forzati” — stati di fatto (della scrittura) che, fra altre cose, prevedono precisamente una situazione di attraversamento e superamento della condizione sopra descritta. Attraversamento e superamento che sono per altro la costante o la (a)normale condizione della scrittura di ricerca in quanto tale, direi sempre. (Ovviamente anche extra-googlism).
[*] cito estesamente:
Quello che ho tentato di fare, tuttavia, sia con Cambio di paradigma che attraverso altre pagine negli anni pubblicate su Slowforward e altrove, e con l’imprecisione e l’imperfezione che riconosco (e che forse sono inevitabili, in primis per limiti miei; ma forse anche per l’impalpabilità di alcuni dati testuali), è stata un’operazione diversa. Ho voluto – intendo – spostare l’osservazione: staccandola dalla presa d’atto del nostro assenso all’opera o oggetto in campo, e dirigendola invece sul riverbero che su questa nostra presa d’atto veniva dal sottrarsi dell’oggetto medesimo ai nostri assensi precodificati, orientati (e non casualmente orientati).
Non sto quindi “più” parlando (anche se spesso e volentieri parlerò) di espressionismo contro lirica, o di spersonalizzazione contro soggettività, o della Bosse contro Cartier-Bresson (=Van Gogh, Trakl), eccetera. Tanto gli espressionisti quanto i lirici quanto i manovratori di pronomi terzi (me incluso) – quando “affermano” preorientando una tavola anche complessa di effetti dell’affermazione sul lettore – sono nel paradigma. Tutti gli altri, i dispersi in un territorio che mi permetto di indicare come esplorabile (senza averne già disegnato una mappa, o avendone solo abbozzi) invece no.
Che questi ultimi siano “dopo il paradigma” lo ipotizzo e al momento mi sembra proprio di poterlo sostenere. Che siano in una diversa declinazione del medesimo ambito o paradigma è cosa di cui invece dubito. (In entrambi i casi non ho certezze da vendere, ma ipotesi che vado sondando e che, alla lettura di alcuni autori spesso da me nominati, mi paiono avvalorate). (Ma: insisto: avvalorate nella e dalla lettura dei medesimi).
aggiornamento
ritrovati due link che avevo smarrito:
ora questo post è aggiornato
link/addendum sul Cambio di paradigma
Cotton, Tarkos : rapido appunto (ancora dialogando con Stefano)
http://slowforward.wordpress.com/2010/11/05/cotton-tarkos/
verso RicercaBo: discussioni per/su “Prosa in prosa” (#05)
inverno, spu(n)tano i postini
tra blog generalisti, da qualche giorno e specie oggi, “nereggiano” (direbbe qualche lirico) nubìcole di conflitto. (o “gareggiano”? non è lirico, però).
ok. tuttavia, mai che spuntasse (o raro che [la] spunti) un testo.
ma si spiega, si spiega. le male spille e mille punturine (di spino, di spu[n]to) dei postini sono le fondamenta dei commenti (guai rinunciarci!): meglio: sono suono e cassa ed eco Fondamento non dell’Essere ma di qualcosa di più profondo e vasto e nobile: l’audience, nella weltliteratur 2.0
(3.0? 4.0? n.0? di costante c’è il buco dello zero, altro che ozono, tristo ecosistema).
fine. fine assai.
facile e felice essere / restare di altro avviso (e generazione, magari).
segnalo
verso RicercaBo: discussioni per/su “Prosa in prosa” (#04)
verso RicercaBo: discussioni per/su “Prosa in prosa” (#03)
Il dialogo con Stefano Guglielmin:
S.G., Recensione a Prosa in prosa (15 sett. 2010):
http://golfedombre.blogspot.com/2010/09/prosa-in-prosa.html
M.G., Su una recensione a Prosa in prosa (26 ott. 2010):
http://slowforward.wordpress.com/2010/10/26/su-una-recensione-a-prosa-in-prosa/
S.G., Una risposta a Marco Giovenale / una parola sul “fondamento” (26 ott. 2010):
http://golfedombre.blogspot.com/2010/10/una-risposta-marco-giovenale-una-parola.html
M.G., Nuove note su “Prosa in prosa” / in forma di lettera a Stefano Guglielmin (3 nov. 2010):
http://slowforward.wordpress.com/2010/11/03/nuove-note-su-prosa-in-prosa-in-forma-di-lettera-a-stefano-guglielmin/
S.G., A Marco Giovenale / una parola sul “finito” e sulla Neoavanguardia (4 nov. 2010):
http://golfedombre.blogspot.com/2010/11/marco-giovenale-una-parola-sul-finito-e.html
M.G., Cotton, Tarkos : rapido appunto (ancora dialogando con Stefano) (5 nov. 2010):
http://slowforward.wordpress.com/2010/11/05/cotton-tarkos/
S.G., A M. G. / una parola sulle “cose” e sul “mondo” (7 nov. 2010):
http://golfedombre.blogspot.com/2010/11/m-g-una-parola-sulle-cose-e-sul-mondo.html
M.G., Un altro momento del dialogo con Stefano (7 nov. 2010):
http://slowforward.wordpress.com/2010/11/07/un-altro-momento-del-dialogo-con-stefano/