Della mostra Poeti a Roma. Resi superbi dall’amicizia (https://slowforward.net/2019/03/26/poeti-a-roma-resi-superbi-dallamicizia-al-wegil-roma-largo-ascianghi-5-dal-29-marzo/) è stato scritto, e molto, e spesso con finezza, o precisione di rassegna.
Non sono certo sia stata però osservata una particolarità del sottotitolo: l’aggettivo “superbi”.
Molto semplice a dirsi: forse nessuno ha notato che questo aggettivo, che si deve alla sensibilità e sintonia di Giuseppe Garrera con i “suoi” poeti, ha in tutta evidenza una doppia accezione.
Da una parte stigmatizza tanto seriamente quanto giocosamente l’eccessiva sicurezza degli autori, dall’altra ne esalta l’eccezionalità: sono poeti superbi, ossia di valore alto, o altissimo. (Si pensi solo alla Rosselli, per dire).
Ed è (anche) l’amicizia, con i valori della condivisione umana e letteraria, ad aver favorito questa eccellenza.
Un elemento, credo, da sottolineare nella considerazione di una delle mostre più belle che si siano viste a Roma negli ultimi anni.
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mg