In più di un’occasione mi sono trovato fittamente in dialogo, e più spesso in discussione, con Daniele Barbieri. Qui lo ringrazio per un post che mi dedica: http://guardareleggere.wordpress.com/2011/12/22/della-poesia-di-marco-giovenale/
Archivi tag: critica
dal blog del Corsera
il trentennale della rivista “Il Segnale”
auguri (anche se in ritardo) agli amici del “Segnale”
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http://poesia.corriere.it/2011/10/notizia-2.html
OGGI, 18 ottobre: “Presenza del testo”: le edizioni Oèdipus a Roma, da Empiria
presso la Libreria Empiria
(Roma, via Baccina 79)
OGGI, martedì 18 ottobre, alle ore 18:30
“Presenza del testo”
Una lettura di poesie, e un’occasione di confronto.
Con
Cecilia Bello Minciacchi, Francesco G. Forte, Marco Giovenale, Giovanna Marmo,
Giulio Marzaioli, Francesco Muzzioli, Vincenzo Ostuni, Ivan Schiavone, Ferdinando Tricarico
Su faceboook :
https://www.facebook.com/event.php?eid=125286254242431
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Oèdipus
http://www.oedipus.it
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Empirìa
http://www.empiria.com
“TESTUALE” in rete
Risposta di Stefano Guglielmin / su “Prosa in prosa”
(uscito in Blanc de ta nuque) in replica al mio di ieri. E torno
a ringraziare Stefano della sua cortesia e disponibilità al confronto
Una risposta a Marco Giovenale / una parola sul “fondamento”
Partendo in medias res (e con un impeto che spero non sia irritante), dico: se, come ha scritto Tarkos, “to tell the truth, uh oh, that’ll cause the revolution”, allora voglio capire da ciascuno di voi che cosa intende per “verità” e per “nuovo” (implicito nel richiamo alla “revolution”, ma anche caro a tutta la modernità, che lo pensa quale ‘superamento con scarto positivo’, e quindi riconoscendolo auspicabile a prescindere come sinonimo di progresso, avanzamento, crescita). Resi espliciti questi due fondamenti, posso distinguerli da quelli, per esempio, di Platone, Aristotele, Sant’Agostino, Spinoza, Kant, Hegel, Marx, Darwin, Wittgenstein, De Saussure, Heidegger, Popper, Deleuze, Derrida, e decidere con maggiore serenità se la posizione di GAMMM ha o meno una radice positivista.
Ancora, e cito Juliana Spathr quando afferma, a proposito di The fatalist della Hejinian, che in esso c’è la dimostrazione “how poetry is a way of thinking, a way of encountering and constructing the world, one endless utopian moment even as it is full of failures.”; a parte l’evidenza che sono molte le tradizioni culturali che trovano una forte relazione fra poesia e pensiero, vorrei sapere, parafrasando Heidegger: ma che cosa significa, per ciascuno di voi, pensare? Lo chiedo anche per poter affermare che, quando si recensisce un libro collettivo, si pensa sempre in termini generali, sacrificando, per ragioni di spazio, il particolare: penso 6 e così tolgo le singole unità, che troveranno inevitabilmente ingiustizia in quel numero impersonale, che li rappresenta solo parzialmente (ma su Broggi e Giovenale ho già scritto altrove e spero di poterlo fare anche sugli altri, prima o poi).
En passant: Continua a leggere