È un po’ come avere davanti una macchina degli incubi, assistere a quello che succede a Gaza, attraverso i social e gli articoli sui siti.
Burroughs aveva concepito la dream machine, un cilindro rotante che porta il cervello – attraverso un livello o piano sognante dello sguardo – a uno stato di positiva alterazione. Al contrario, la pellicola che ora scorre sullo schermo dei cellulari e dei pc e tablet, con le notizie da Gaza e le migliaia di foto, reel, ferite e storie e lutti personali, tutti atroci, portano a uno stato di incubo costante.
È necessario e insieme impossibile alternare a questi riquadri di realtà le notizie dei reading, degli incontri, delle mostre d’arte. Ne ho già parlato qui e qui,
Non ho una soluzione ovviamente.
It’s a bit like having a nightmare machine in front of you, witnessing what is happening in Gaza, through social media and articles on websites.
Burroughs conceived the dream machine, a rotating cylinder that brings the brain – through a dreamy level or layer of the gaze – to a state of positive alteration. On the contrary, the film that runs now on the screens of cell phones, PCs and tablets, with the news from Gaza and the thousands of photos, reels, wounds and personal stories and bereavements, all atrocious, leads to a constant state of nightmare.
It is necessary and at the same time impossible to alternate these snapshots of reality with news about readings, meetings and art exhibitions. I’ve already talked about it here and here.
I don’t have a solution, of course.