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17 juin, cipm: doc(k)s 1976-2023 and forever

DOC(K)S 1976-2023 anD FOREVER

Nadine Agostini, Julien Blaine, Xavier Dandoy de Casabianca, Peter Hart, Joël Hubaut, François Massut, Ségolène Thuillart, Jean Torregrosa

Samedi 17 juin, 18h30, Cipm
Doc(k)s est avant un tout une aventure humaine de rencontres internationales. Après presque 50 années d’existence et 49 numéros en 2023, elle est aujourd’hui la plus ancienne et la dernière revue internationale de poésie vivante qui mixe les différentes formes de poésies expérimentales : poésies visuelle, sonore, action/performative et numérique. Créée à Marseille par le poète Julien Blaine en 1976, elle s’ancre dans le territoire Corse depuis plus de 30 ans avec la reprise à Ajaccio par le groupe Akenaton (Philippe Castellin et Jean Torregrosa) en 1990 et désormais depuis 2022 à Bastia par les Editions Eoliennes, dirigée par Xavier de Casabianca, depuis le décès de Philippe Castellin avec le collectif Poésie is not dead basé à Paris, fondée par François Massut. Doc(k)s est une revue unique et singulière dans l’univers de la poésie contemporaine. C’est un laboratoire international des langages poétiques sous toutes ses formes.

https://cipmarseille.fr/programme/4493

Centre international de poésie Marseille
2, rue de la Charité, 13002 Marseille

Salle d’exposition : du mercredi au samedi, 11h-13h et 14h-18h
Bibliothèque : du mercredi au samedi, 14h-18h

04 91 91 26 45
cipm@cipmarseille.fr

un ricordo di maurizio spatola, di giovanni fontana

Giovanni Fontana

MAURIZIO SPATOLA
(scomparso oggi, 29 marzo 2022)

Negli ultimi tempi, quando lo sentivo al telefono, non mancava mai di soffermarsi sull’elenco degli amici scomparsi: tristi e dolorosi aggiornamenti che riportavano indietro nel tempo, agli anni eroici delle avventure sperimentali del sessanta e settanta. In quelle occasioni, con spirito patafisico, s’accendevano macabre autoironie. Maurizio era nato come me nel 1946, tra le macerie della guerra. Lui il 2 ottobre, io il 27 giugno. Era pertanto più giovane di me e, a suo parere, anche più fortunato, perché essendo cieco, invece di andare bighellonando da una performance all’altra, aveva più tempo per pensare!

Maurizio era nato a Stradella, in provincia di Pavia. Era il secondo dei fratelli Spatola, con i quali aveva condiviso le passioni letterarie: Adriano (1941- 1988) e Tiziano (1951). Viveva a Sestri Levante, sulla Riviera Ligure; ma di quella Riviera non poteva più percepire lo splendore da più di vent’anni. Nonostante tutto continuava a coltivare l’interesse per la poesia concreta e visiva, facendosela raccontare dalle sue assistenti volontarie, che andavano ad aiutarlo per tenere in vita il suo sito, Archivio Maurizio Spatola (http://www.archiviomauriziospatola.com), nel quale pubblicava i documenti, talora rarissimi, prodotti nelle aree della ricerca poetica a partire dalla metà degli anni sessanta, fino alla fine del secolo scorso, con particolare riguardo alla vita e all’opera di suo fratello Adriano, alle edizioni Geiger, alle riviste “Tam Tam” e “Baobab”. Generalmente arricchiva i materiali con schede informative e commenti personali, come amava fare per sottolineare l’attualità di quello che definiva “sperimentalismo raramente rimasto fine a se stesso, ma apportatore invece di una salutare ventata innovatrice”.

Aveva studiato a Bologna, dove aveva frequentato il liceo classico “Galvani” e dove aveva frequentato la famosa “Osteria dei Poeti”, punto di ritrovo di giovani artisti e ricercatori. Lì aveva conosciuto, tra gli altri, Giorgio Celli, Miro Bini, Carlo Marcello Conti (poi fondatore delle edizioni Campanotto), Patrizia Vicinelli, e lì nacque “Bab ilu”, la prima testata spatoliana.

Ma il territorio privilegiato della sua attività artistica, giornalistica e editoriale è Torino, dove, ventenne, frequenta lo “Studio di Informazione Estetica”, fonda con Adriano nel 1968 le edizioni Geiger, per le quali cura le storiche antologie e vara la testata “Tam Tam”, diretta da Adriano e da Giulia Niccolai, e inizia la collaborazione con il quotidiano “La Stampa”. Si appassiona alla poesia concreta e pubblica su riviste internazionali, tra le quali ricordo “Chicago Review” (USA), “Ovum” 10 (Uruguay), “La Battana” e “Signal” (Jugoslavia), “Approches” e “Doc(k)s”, rispettivamente dirette da Bory e Blaine (Francia). In Italia pubblica su varie testate sperimentali, in particolare su “Quindici” e “Tool”. Partecipa ad antologie di settore e prende parte ad eventi performativi come “Parole sui muri” a Fiumalbo, nel 1967.

La sua passione lo tiene impegnato sul fronte letterario, anche se la sua vita è segnata profondamente dalla distrofia muscolare del suo primogenito Gabriele, che, dopo anni di stenti, se ne va, ventiduenne, nel 1993.

Tuttavia ha la forza di riprendere il suo lavoro di promotore culturale: nel 1996, cura con Arrigo Lora Totino l’ultima delle antologie “Geiger”, interamente dedicata alla memoria di Adriano e nel 1997 propone, sempre con Lora Totino, “Gli anni di Geiger”, una rassegna documentaria, presso la Biblioteca Comunale di Ferentino (Fr). La mostra, da lui rivista e ampliata, è riproposta a Ravenna, presso la Biblioteca Classense, nel 2014, con il titolo “Edizioni Geiger (1967-1979). Sperimentazione permanente”.

Le collaborazioni letterarie, comunque, si susseguono nel tempo, ma con difficoltà, soprattutto a causa della perdita della vista, che non gli consente una totale autonomia.

Purtroppo negli ultimi tempi lo aggredisce un tumore alla lingua. Oltre alla vista, perde la parola. Nella sua ultima telefonata a stento ho compreso il nome degli amici che voleva salutare.

Ricoverato alle Molinette di Torino, aiutato da suo figlio e da sua nuora Caterina Mion, infermiera in quell’ospedale e amorosa portavoce, pubblica il suo ultimo messaggio su Facebook il 15 marzo:

«Da diversi giorni sono ricoverato a Torino per un tumore alla lingua, mi trovo al momento nel reparto di radioterapia delle Molinette e mi appresto ad affrontare un ciclo di trattamenti per ridurre l’entità di questo sgradito ospite.
La situazione non è semplice, ma ho qui vicino a me la mia famiglia, che mi supporta e non mi lascia solo neppure un giorno.
Mio figlio Davide tiene i contatti con alcuni di voi, con altri ho scambiato dei messaggi, ma non posso parlare perché uno degli ostacoli è una tracheotomia che ho dovuto fare per la mia sicurezza e mi trovo ancora in una fase in cui non riesco a gestire la voce.
Il morale tiene e io voglio affrontare tutto questo lottando come un toro e senza mai mollare un centimetro.
Vi abbraccio tutti».

Questa mattina se n’è andato. Ha lasciato Davide, Caterina, le nipoti Carlotta e Valentina e tutti coloro che si ricordavano ancora di lui.

Nella foto: Maurizio con un gruppo di artisti intervenuti alla mostra “Edizioni Geiger (1967-1979). Sperimentazione permanente” (Ravenna, 2014).

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