Archivi tag: Kafka

“josefine”, da franz kafka: su radio onda rossa tra pochi minuti

Tutta Scena Teatro ★ Radio Onda Rossa 87.9 fm

martedì 08 marzo 2022, alle ore 14

JOSEFINE

di e con Tamara Bartolini e Michele Baronio


drammaturgia: Tamara Bartolini
regia: Bartolini/Baronio

Poco prima di morire, Franz Kafka scrive il racconto ‘Josefine, la cantante ovvero il popolo dei topi’, in cui una topolina, Josefine, cantando, scatena un’emozione tanto forte da fermare la corsa senza sosta dei topi. Il canto di Josefine, atto taumaturgico, evoca un popolo che, in un tempo di estasi e grazia, dimentica sé stesso e si raccoglie attorno all’artista, alla gioia infantile del gioco. Nello spazio scenico il suo canto attraversa dimensioni temporali storiche e biografiche e diventa parte di noi, risuona e rigenera. Il corpo è in
ascolto della sua frequenza e diventa archivio di immagini collettive in cui la figura di Josefine sembra moltiplicarsi in storie di corpi martirizzati dagli effetti della crisi etica, esistenziale, economica, sociale del presente. Proprio in quelle voci ritroviamo le sensibilità di gesti che sembravano impossibili, ma che hanno spostato la percezione collettiva e hanno fatto compiere un salto atletico alla Storia. Allora la nostra Josefine prende quei gesti e li fa diventare segno, ripercorre le biografie nostre e di quelli che abbiamo incontrato, crea un controcanto della storia umana con quel fischio flebile in cui «c’è qualcosa della nostra felicità perduta», scrive Kafka, qualcosa che «libera anche noi», anche se per breve tempo, «dalle catene della vita quotidiana». Sulla scena resta il corpo dell’attore a contenere tutte queste voci, il corpo che non può fare a meno di cantare.

info
http://www.teatrodiroma.net/doc/7587/josefine/

pagine estive (o quasi) che vanno bene anche per l’autunno _ (8) due post su punto critico

_

Da una mail a G* per “Superficie della battaglia” [giu.2006]

caro G***,

la sequenza di poesie Superficie della battaglia viene in qualche modo da un film, in verità. Nel senso che è nata mentre vedevo (o specchiavo in un modo strano, mentalmente) il film. Lo sognavo guardandolo: ne producevo varianti verbali, poi cose totalmente altre. Decisamente le poesie prescindono dalle scene, deviano – in fine. Semmai (me ne sono reso conto mesi dopo) si legano naturalmente a battaglie con avversari reali, non letterari, e con ammassi di oggetti, nevrosi non mie, trasloco, accumulo, dissoluzione; con l’ossessione di esaustione e con l’ossessione di dissipazione che in fondo fanno da radici a tante delle cose che càpita di pensare, fare, ‘vedere’ (ri-produrre: in immagini).

Kafka è il Classico tra i classici. Forse il solo autore moderno che si possa mettere in dialogo con i greci, con Cervantes. Le sue serpentine nel buio sono fuga e prigione (lo shelter, insomma). Una cosa molto ‘ebraica’, anche. (Il ghetto). Avverto questa cosa. Come nella traccia di Derrida/Adorno in http://slowforward.wordpress.com/2014/01/27/dal-2004/ (link precedente: http://www.slow-forward.splinder.com/1098026070#3173418).

La struttura del titolo “Superficie della battaglia” ha colpito anche me, qualche giorno fa, riflettendo proprio sul libro di Sartori; anche se è una prossimità non cercata né pensata […].

L’immagine di copertina è foto (elaborata) di un’installazione assurda che svetta su tutto il disastro delle masserizie, delle stanze. Sta per finire, tra l’altro: il giorno *** è la data ultima decisa per lasciare la casa. Quella sera mio padre non dormirà lì, […].

Finisce una vicenda iniziata nel 1967, circa. Sono quasi quarant’anni. Non è facile per me; immagino per lui. (Ma lui non ha fatto altro che seguire un suo piano meticoloso di disfacimento delle cose attraverso il loro accatastarsi. Me ne rendo conto e so anche che non posso aiutarlo; soltanto limitare i danni concreti che questa prassi ha portato nel tempo …).

Perdona tutte queste parole. Ma è che mi rendo conto che questa Superficie, prima e più ancora delle cose scritte prima del trasloco, dello scasamento, codifica qualche verità che non mi aspettavo.

_