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attilio lolini, “notizie dalla necropoli”, ristampato in modalità open access da diacritica edizioni

Attilio Lolini

notizie dalla necropoli

Attilio Lolini Notizie dalla necropoli

A cura di Carlo Bordini, Giuseppe Garrera, Sebastiano Triulzi

Torna a disposizione dei lettori, gratuitamente per tutti
e in formato digitale, notizie dalla necropoli di Attilio Lolini.

Diacritica Edizioni, «Arianna – I libri ritrovati», 1
Collana diretta da Carlo Bordini, Giuseppe Garrera, Sebastiano Triulzi
pp. 84, formato PDF, open access
ISBN 978-88-31913-15-7

Disponibile qui:
diacritica.it/wp-content/uploads/Attilio-Lolini-notizie-dalla-necropoli-2020.pdf

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Uscito in forma di ciclostilato nel 1976 e da allora mai più ristampato nella sua interezza, notizie dalla necropoli è stato un testo fino ad oggi praticamente irreperibile: eppure si tratta di un momento chiave per comprendere la condizione del poeta e della poesia negli anni ’70 e ’80 del secolo scorso, con cui ancora dobbiamo fare i conti.

È un libro che attraversa, con una partecipazione viscerale, le marginalità, le umiliazioni, l’inattualità non solo dei poeti, ma di chiunque non voglia acconsentire ai festeggiamenti e ai miraggi dell’integrazione. notizie dalla necropoli faceva parte di quella schiera di libri che avvertivano del pericolo: non a caso, già all’apparizione del suo primo volume, Negativo parziale, Pier Paolo Pasolini aveva colto la forza di Lolini, dedicandogli una recensione. Sia Negativo parziale che notizie dalla necropoli vennero pubblicate dalle combattive edizioni alternative «Salvo imprevisti», dirette da Mariella Bettarini.

Con questa pubblicazione si inaugura la collana «Arianna – I libri ritrovati», con cui si vuole offrire la possibilità di leggere libri significativi di poesia che sono di difficile reperibilità e/o non più ristampati. Due brevissime note, una rivolta all’analisi della veste grafica, l’altra ai contenuti dei versi, accompagnano ogni volta la riproposta.

L’intento è, dunque, di consentire ai lettori di leggere testi “illeggibili”: operazione preliminare e vitale, prima ancora di una legittima preoccupazione per apparati e note filologiche. Qui siamo ancora nella fase della messa in salvo di relitti e reliquie in mezzo alle macerie, al dissesto, agli abbandoni, alle colpevoli trascuratezze, alla povertà in cui la poesia del secondo ’900 ha abitato.

Quest’opera è diffusa in modalità open access. Si ringraziano Lori Montomoli, il Centro Studi Franco Fortini dell’Università degli Studi di Siena, la casa editrice Einaudi e in particolare Mauro Bersani, per averne permesso la pubblicazione.

Copyright © 2020
Diacritica Edizioni di Anna Oppido
Via Tembien 15 – 00199 Roma
www.diacritica.it/diacritica-edizioni

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Giulio Marzaioli, “Firenze celebra Vito Riviello”

Giulio Marzaioli

Firenze celebra Vito Riviello

 

Si dice di Firenze che sia una città troppo concentrata su quanto accade all’interno del proprio perimetro comunale e certamente detto luogo, appunto, comune, sarà per molti aspetti vero. Tuttavia proprio a Firenze si deve un’iniziativa che sabato 23 gennaio ha visto coincidere traiettorie provenienti da diverse regioni italiane, diverse esperienze culturali, diversi linguaggi espressivi, orientate tutte a comporre un tentativo di discorso relativo ad uno dei poeti italiani meno “perimetrabili” del secondo Novecento. Cecilia Bello Minciacchi, Giulio Marzaioli, Massimo Mori, Giuseppe Panella, Plinio Perilli, Giacomo Trinci, Alessandra Borsetti Venier, Mariella Bettarini, Elisa Davoglio, Rosaria Lo Russo, Marco Simonelli, Maurizio Spatola hanno tratteggiato presso l’Area N.O. di Massimo Mori i contorni di una delle figure meno tratteggiabili e che più dovrebbero essere ri-trattate tra gli autori italiani della scena contemporanea, Vito Riviello. Su iniziativa dello stesso Massimo Mori, alla presenza di Lidia Riviello e Daniela Rampa, figlia e moglie di Vito, sono trascorse testimonianze e letture sia di testi di Riviello sia di critica e approfondimento del suo percorso lungo più di mezzo secolo. A corredo del programma di interventi una sezione video (Videointerviste a Vito Riviello di Paolo Ragni, 2007 e ‘LIVE: Vito Riviello’ dalla videorivista di poesia VIDEOR, 1990) e materiale in esposizione (Tracce, calendario 2010 ‘Italianuda’a cura di M.T. Ciammaruconi, estratti da Chi è il poeta? a cura di M. Bettarini  e S. Batisti, 1980, il libro-opera ‘L’INTRIGO’, Morgana Edizioni, 1994, la poesia concreto-visiva Silenzio per i poeti che dal silenzio ancora ci parlano, di Massimo Mori, 2009).

Augurandosi che penne più autorevoli di questa possano dedicare a Riviello studi che merita una figura complessa e per tanti versi unica come la sua (per un breve profilo vedasi nota in calce), si può in questa sede fornire una serie di suggestioni che sono emerse dalla serata di Firenze e che possono costituire altrettanti spunti per approfondimenti di più ampia portata. Oltre ai consueti ed appropriati richiami alla accesissima vena ironica – e spesso dadaista – della poesia di Riviello, si è accennato al meno ricordato aspetto filosofico-riflessivo – una sorta di nichilismo incantato che pervade ogni espressione dell’autore potentino – e a tratti ‘tragico’ della sua produzione (numerosi i testi dedicati alla guerra e alla morte), alla scrittura in prosa, alla prolifica e variegata attività di critica e promozione di giovani artisti. E ancora l’inclinazione alla ‘finzione’ che ha consentito a Riviello di dispiegare la sua verità nei più disparati  accostamenti (dalla fotografia al fumetto, dalla canzone alla favola) e che permette di inquadrare nella sua cornice di riferimenti figure di vicina e lontana provenienza: Flaiano, Campanile, Kafka, Ionesco e ancora i pochi esponenti e capostipiti della poesia umoristica italiana: da Cecco Angiolieri a Burchiello, da  Folengo a Ruzante etc.; arrivando infine a Totò, amatissimo da Riviello, in un anarchico ed egualitario sistema di “fonti” che nulla discrimina per presunte differenze di valore in virtù di una consapevolezza ribadita in ogni occasione, ovvero che è il sorriso su cose e persone a sopravvivere alle stesse. Infine è stata sottolineata l’attualità dell’opera di Riviello, da ricondurre certamente alla capacità di “svestire” l’oggetto spogliandolo di qualsiasi sovra-dimensione, e quindi restituendolo alla sua presenza in un tempo sempre presente, ma anche a due aspetti strettamente “modali” della scrittura: in primo luogo la tendenza all’“accumulo”, non soltanto tramite l’uso dell’allitterazione, ma anche nella serialità e consequenzialità di immagini che producono un corto circuito, una distorsione del senso in tutte le ulteriori sue declinazioni negative: nonsenso, controsenso, dissenso, in cui ricostituire nuovamente il discorso. In secondo luogo la concezione della pagina quale spazio bianco da allestire, che in controluce prevede e vede la scrittura come – anche come – attività installativa. Insomma, due caratteristiche proprie di tanta parte della scrittura c.d. “di ricerca” attuale e che Vito Riviello da Potenza ha proposto in mezzo secolo di inchiostro.

 

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Vito Riviello (Potenza, 1933, Roma, 2009) nel corso degli anni Cinquanta e primi anni Sessanta è stato nella sua città al centro di un’intensa attività culturale che aveva il suo fulcro nella Libreria Riviello. Tra i suoi interlocutori principali in quegli anni Leonardo Sinisgalli, Carlo Levi, Pietro Valenza. Trasferitosi a Roma è stato permanentemente parte di incontri culturali tra artisti (pittori, poeti, registi, musicisti) nella redazione di via del Babuino di ‘Carte Segrete’. Negli anni Novanta gli è stato riconosciuto il vitalizio previsto dalla legge Bacchelli su proposta dell’allora presidente della Camera e attuale Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. E’ presente in numerose antologie e storie della letteratura. Ha inoltre collaborato a riviste e quotidiani e si è interessato di critica letteraria e d’arte fornendo suoi contributi ad una copiosissima varietà di volumi, cataloghi, libri d’artista, plaquettes.

Diverse sue opere sono state tradotte in Islanda, Romania, Cecoslovacchia, Algeria, Francia, Stati Uniti, Libano.

La poetica di Riviello si è sempre contrapposta alla “monumentalità” della cultura ufficiale utilizzando un linguaggio ispirato al surreale, al paradosso, alla comicità, all’ironia, ai motti di spirito e all’improvvisazione. La derisione e il gioco linguistico, con scarti di sorpresa, invenzioni e accostamenti sonori, hanno per certi aspetti avvicinato la sua produzione artistica all’antica tradizione della commedia dell’arte, ma molto più complessa e varia è la produzione di Riviello, tanto da non poter essere facilmente catalogata in categorie pre-definite.

Ricchissima è stata la sua attività autoriale. In poesia ha pubblicato: Città fra paesi, Milano, Schwarz, 1955; L’astuzia della realtà, prefazione di Paolo Volponi, Firenze, Vallecchi, 1975; Dagherrotipo, Milano, Sceiwiller, 1978; Sindrome dei ritratti austeri, Bergamo, il Bagatto, 1980;  Tabarin, Roma, Rossi & Spera, 1985; Assurdo e familiare, prefazione di Giovanni Raboni, Roma, Empiria, 1986; Kukulatrìa, il Bagatto,1991; Monumentanee, 1992; Assurdo e familiare, prefazione di Giulio Ferroni, Lecce, Manni, 1997; E arrivò il giorno della prassi, Roma, Ass. Edizioni, Empiria, 1999; La luna nei portoni, Rionero in Vulture (Potenza), Calice Editori, 1999; Acatì, Onyx, 2003; Scala condominiale, Faloppio (Como), Lietocolle, 2008. In prosa:  Premaman, con un saggio di Gilberto Finzi, Potenza, La Nuova Libreria, 1968; Tre favole potentine, Firenze, L’Upupa, 1980; E arrivò il giorno della prassi, Roma, Empiria, 1987.