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contatore / luigi di cicco. 2023

Mentre si lava i denti, vicino alla mano destra in azione, sospeso nel nulla
come una lettera di un rebus, appare un numero: 63.875. Più tardi, un altro
numero balugina mentre si allaccia le scarpe: 53.856. Fa un piccolo sforzo
mnemonico, appunta i dati su un foglietto.
Dopo pranzo, lavandosi di nuovo i denti, si accende un 63.876. Prende il
foglietto che ha in tasca, compara i dati, non può fare a meno di notare la
progressione. Si tratta dunque di un contatore?
Il fenomeno comincia a manifestarsi con frequenza crescente. Viene a
sapere con esattezza quante aspirine ha preso in vita sua, quante scaloppine
al marsala ha mangiato, quanti rotoli di carta igienica ha consumato, quante
volte ha visto Charley Varrick, in quante occasioni si è passato la mano tra i
capelli e in quante ha annaffiato l’euforbia sul terrazzo (poche, l’euforbia
necessita di poche annaffiature).
Col tempo impara parzialmente a governare il contatore, in questo modo si
accende anche su sua esplicita richiesta: quante volte ho attraversato questo
ponte? pensa, e subito ottiene risposta.
Poi un giorno accade una cosa. Accade che al risveglio, aprendo gli occhi,
sbuca in aria la scritta -127.
Così, con il meno davanti.

“stanza stanza”, una microcosa in prosa oggi sul ‘multiperso’

una microcosa in prosa di differx, oggi sul Multiperso, grazie a Carlo Sperduti
https://multiperso.wordpress.com/2023/07/24/stanza-stanza/

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“delle mosche (film)”: nuova cosa in prosa di mg sul ‘cucchiaio nell’orecchio’

continua qui: https://www.ilcucchiaionellorecchio.it/2023/07/delle-mosche-film/

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pod al popolo, #012_ torta 2

Grazie a Gaetano Altopiano si pubblica oggi, sul Cucchiaio nell’orecchio, Torta 2, microcosa in prosa di MG. Qui l’audio, autoriale: su Pod al popolo. Il podcast irregolare, ennesimo fail again fail better dell’occidente postremo. Buon ascolto.

“memo”, microcosa di mg, sul ‘cucchiaio nell’orecchio’

Memo, una microcosa sul sito Il cucchiaio nell’orecchio, grazie all’ospitalità di Gaetano Altopiano: https://www.ilcucchiaionellorecchio.it/2023/06/memo/

przewalski in stazione / carlo sperduti. 2023

Dalla finestra di camera il lago buio, la linea illuminata dal pub e dalle case intorno a metà strada. L’altra sponda, di fronte, dove so i rilievi dietro la stazione, nel nero. Sulla riva qualche movimento che inferisco da turbamenti di luce, forse ubriachi che giocano al lago, si fanno esplodere al lago. Non mancano in questo periodo deflagrazioni notturne poi chiazze, ritrovamenti, imbarcazioni da pesca all’alba con sorpresa. Ma ora tutto è calmo, niente suoni a completare la scena qui in camera. Dove me ne sto, a guardarmi come da dietro mentre guardo fuori, inquadro e non ascolto. A spezzare: una fulica e una fulica in risposta. Atra.

Consegnano il letto. Assicurano – ennesima volta – eleganza e funzionalità del falbo. Come da foto (sic). Mi obbligano ad accarezzarne il crine: per contratto non me lo consegnerebbero senza un accarezzamento, mio, previo: in quanto compratore in quanto cliente in quanto avente diritto a ogni attenzione da parte nostra, poi la trasparenza, l’autenticità, parole d’ordine per noi: mi dicono è fondamentale che lei accarezzi il crine in passato abbiamo avuto problemi.

Accarezzo dunque il crine. Funzionalità sì, penso, eleganza non so: sembra un botoletto sovrappeso, il falbo in questione, tuttavia simpatico alla vista e rassicurante al tatto. Non esterno le mie considerazioni, quello sbuffa, labbra tremule. Lo testo mentre il furgoncino si allontana sullo sterrato – c’è sempre uno sterrato su cui allontanarsi o avvicinarsi – e ne confermo la funzionalità: il respiro culla, il tepore irrifugia e addormenta. Ma l’odore. Di tanto in tanto evacua. Mi hanno fornito un kit. Ancora fuliche in lontananza.

Boati illacustri. Il falbo mi disarciona e scarica a terra prima di non utilizzare la porta per dileguarsi: la finestra. Vetraio falegname tuttofare. Fuliche in lontananza, rosseggianti impazzite: trombette di lago in fanfara. Dalla finestra di camera l’acqua illuminata dall’eruzione. Distinguo la stazione specchiata, il pub e le case intorno specchiate. A riva movimenti convulsi, lava che si avvia alla stazione, sottolineatura di errori contraria a questo senso di marcia, non corregge ma vive, si alletta e avanza, io corro, dolore alla spalla. In un primo momento non so perché corro, poi realizzo: opportunità, confusione, impunità, stazione.

Un deviatoio, un cucciolo di lava incastrato: sibila di sofferenza, fischia di aiuto. Vorrei salvarlo, tenerlo, chi può scoprirmi una volta rientrato: nel camino, compagnia.

Lo prelevo con un nitrito di falbo alle spalle, il suo terrore del fuoco. Mi s’impone una scelta tra due senza nome.

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il fucile elettrico di thomas a. swift / carlo sperduti. 2023

La sopraelevata e sotto, i lavori in corso. Distendono il manto lo fissano.
Dalle aperture interferenze continue, i piani e a fianco i piani e i piani a fianco: tutti colti dalle interferenze invasi: non un film una canzone una conversazione illesi. Distendono e fissano il manto di carne di lingua, orario d’ufficio.
Il terzo giorno saliva. Copiosamente saliva. Bolle traslucide, lumache evocate, erotismo dapprima sotteso.

Si contraggono: muscoli, malattie.

L’installazione delle papille gustative, preferenze di bambino e un lieve olezzo. Alcuni bambini, ricordano, fragili a tal punto che si potrebbero spezzare a mano, la tentazione di farlo. La dimostrazione, la visualizzazione, passare ad altro.

Disedicolato, l’edicolante a chiusura inginocchiato: sul ciglio della lingua piegato aderente, la guancia alla strada a destra a sinistra a sinistra a destra. Così fa Alina all’altro ciglio e due persone lontane, più in là centrali, coi loro nomi a guardarsi e a guardare toccare la lingua sussulta, forse assapora. Verso lo scollamento a espletarsi del tutto ma ora e per ora è un manto disteso fissato.

In un punto della storia, non necessariamente questo, appare un taser. Verrà utilizzato nello stesso o in altro punto.

Alcuni eccitati portano altri a eccitarsi nei giorni, col passare dei giorni. Col manto di carne di lingua disteso fissato, saliva, lieve olezzo. Le gonne si siedono aperte, ingorghi, senso orale.

Nella fase successiva il corpo intorno, di cui saranno.
Si teme il momento in cui scollata e a cose fatte l’articolazione, i punti fissi e cruciali di una nuova segnaletica.

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già in ‘RadioQuestaSera’, nella sequenza

“Lo spazio del desiderio”, a cura di
Gianluca Garrapa, 6 mag. 2023:

https://open.spotify.com/episode/0LbL5WWDpW0YHGT1tR0w5V

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