Sequenza tratta dal film Modi di vivere. Giorgio Colli: una conoscenza per cambiare la vita, del 1980, per la regia di Marco Colli.
«Perché i sapienti erano detti ‘ terribili ’ dagli antichi?
Forse per venerazione, forse perché nessuno era capace di scoprire a quali fini mirassero le loro parole. Ma oggi i filosofi sono agnelli!
Anche il filosofo è un commediante?
Guardate i suoi concetti, quando lo spettacolo è finito; la pergamena è srotolata per intero. Ecco il burattinaio che ripone, inerti e afflosciate, le marionette del suo giuoco, che ne raccoglie i fili arruffati.
(…)
È forse un pathos filosofico l’attrazione verso l’enigma?
Chi tenta di interpretare il mondo come un enigma è mosso da un istinto serio, ferreo, profondo, violento, quasi per il presentimento che in fondo alle cose vi sia un filo conduttore, scoperto il quale sia possibile tracciare il disegno per uscire dal labirinto della vita e, insieme, da un istinto giocoso, lieve, avido di imprevisto, dall’ebbrezza di chi toglie con meditata lentezza i veli dall’ignoto.
Che cos’è la tracotanza del pensiero?
Il nostro è un secolo di anarchia filosofica, e in questa labilità c’è una lusinga, un pericoloso stimolo alla sfrenatezza. La tracotanza sta in agguato e a poco valgono le maschere.
Se diciamo che tutto è apparenza, siamo pessimisti?
Chi non ha sguardo per l’apparenza è incline alla calunnia. Il mondo è una festa della conoscenza — e oggi forse più che mai, nel periodo empedocleo in cui viviamo — e ovunque lo spettacolo, la manifestazione visibile della vita, celebra un trionfo.
Alla fine il riso, oppure?
Sì, ma il riso è uno spasimo espressivo. I dadi sono gettati e ancora rotolano: eppure, quando si arrestano, mostrano qualcosa che non è un giuoco.»