Archivio mensile:Dicembre 2006

kuno kohn, “ogni natale”

Ogni Natale sul grande comò della biancheria Kuno allestiva il presepio. Il presepio cresceva di proporzione ogni anno dato che a San Nicolò oltre ai mandarini, al mandorlato, ai bagigi trovava sul tavolo della cucina nuove statuine di cartapesta. La nonna portava il muschio dal grande mercato coperto. La zia comperava il cielo stellato nella grande cartoleria di via Roma. Kuno costruiva il paesaggio con giornali vecchi e colla di farina.

L’intero caseggiato veniva a vedere il presepio. L’intero caseggiato diceva che era davvero bello. L’intero caseggiato pareva aspettare il Natale anche per rendersi conto di cosa Kuno avesse escogitato di nuovo.

Anche ai gatti di famiglia piaceva il presepio. Ci passeggiavano sopra con zampe felpate. Nessuno dei felini si azzardò mai a farci i propri bisogni. Per rispetto al bambino, credo.

I presepi di Kuno erano davvero belli. Piacevano anche a Samuele Weltzl nonostante fosse ateo. Ragioniere. E sempre nervoso. Stravaganti, li definiva Samuele Weltzl.

Una volta per esempio la sacra rappresentazione fu immaginata dentro le mura di Gerico che furono fatte cadere mediante marchingegno complicatissimo alla mezzanotte del 24 dicembre. Un’altra volta l’evento fu fatto svolgere nel ventre della balena illuminata da un particolare accorgimento elettrico curato da un pensionato Acegat appassionato microfalegname domestico. Un’ altra ancora, in occasione della rottura del grande specchio del vecchio armadio di noce con cimiero, fu ambientato sulle sponde del lago di Tiberiade.

La serie dei presepi fu interrotta dalla stravagante idea di una scena con soli animali se si eccettuavano il bambino, Giuseppe e Maria.

L’intero caseggiato non aprì bocca. L’intero caseggiato si sentì offeso. L’intero caseggiato non chiese ulteriori repliche.

Kuno Kohn

Il reale inammissibile di Marina Pizzi

La scrittura di Marina Pizzi sembra essere uno dei pochi luoghi certi e forti dove le energie e i vettori che erano di Amelia Rosselli tornano a ricombinarsi, variare, metamorfosare; e non per una filiazione o ripresa o citazione, ma perché il lavoro poetico è straordinariamente complesso, e alla complessità mira – senza sconti didascalici. È poi poesia altra, differente, ha identità marcata. Ed è scrittura interamente invasa e percorsa dalle simmetrie improvvise e dai suoni (dalle sorprese e rispondenze tra suoni) di un lessico dalla tastiera estesa. Il suo è uno dei vocabolari più ricchi che la poesia recente registri. Continua a leggere

Elegietta-elogio dell’ombra

1.

la reticenza è comune a tutte le civiltà. il pudore ha sottili meccanismi di organizzazione in tutte le culture. è la costruzione di ragioni e regioni di reticenza linguistica.

lo spazio di reticenza è un individuatore di senso, posizione progressiva di x. il mirino che anticipa lo spostamento della preda. Continua a leggere

Per una critica futura, n.2

Per una critica futura _ 2Esce il n.2 dei quaderni “Per una critica futura”, a cura di Andrea Inglese. Sul sito di Biagio Cepollaro:

 

Indice

Andrea Inglese, Editoriale
Biagio Cepollaro, La poesia letta. Cinque incontri di poesia: Alessandro Broggi, Florinda Fusco, Giuliano Mesa, Italo Testa, Michele Zaffarano
Stelvio di Spigno, Due testi e questioni di trasparenza
Marco Giovenale, Su Massimo Sannelli. Due letture di Due sequenze
Andrea Inglese, Come è scarna la lingua della gioia
Francesco Marotta, Su Lavoro da fare di Biagio Cepollaro

Emilio Garroni _ Un autoritratto

[ scopro questa mostra solo oggi: la segnalo immediatamente, purtroppo tardi; per ricordare uno dei maggiori filosofi italiani ]

Emilio Garroni un autoritratto

A Roma: l’opera pittorica di Emilio Garroni; e incontri e conferenze sul pensiero del filosofo.

part.


In esposizione dal 4 al 15 dicembre 2006 presso la Sala Santa Rita dell’Assessorato alle Politiche Culturali del Comune di Roma, la mostra Emilio Garroni – Un Autoritratto curata da Stefano Catucci per la Cattedra Internazionale Emilio Garroni, e realizzata in collaborazione con Zètema Progetto Cultura.

Apprezzato filosofo e pensatore, scomparso nell’agosto 2005 all’età di 79 anni, Emilio Garroni ha vissuto non solo confrontandosi con l’arte, ma praticandola in prima persona come una forma di riflessione parallela e in parte segreta, com’è stato nel caso della sua pittura. L’Autoritratto del 1983-84, polittico composto da tredici pannelli, è una prima chiave d’accesso a questa parte della sua produzione che, come accade anche per la scrittura narrativa di Garroni, si intreccia con il suo lavoro filosofico seguendolo da vicino, ma senza sovrapporsi né semplicemente risolvendosi in esso.

In occasione dell’inaugurazione della mostra, in programma il 4 dicembre è prevista la tavola rotonda Riflessioni allo specchio: autoritratto, arte, filosofia con la partecipazione dell’Assessore alle Politiche Culturali Gianni Borgna e di Alberto Boatto, Massimo Carboni, Claudia Cieri Via, Paolo D’Angelo, Giuseppe Di Giacomo, Alberto Olivetti.

Da mercoledì 6 a venerdì 15 dicembre, tutti i giorni alle ore 16.00, la mostra è inoltre accompagnata da una serie di incontri sul pensiero e l’opera di Emilio Garroni, con la partecipazione di Hansmichael Hohenegger (mercoledì 6), Ettore Rocca (giovedì 7), Leonardo Distaso (lunedì 11), Daniele Guastini (martedì 12), Elena Tavani (mercoledì 13), Stefano Catucci (giovedì 14), Paolo D’Angelo (venerdì 15).

I filmati che accompagnano la mostra sono stati concessi dalla Rai Direzione Teche.

Un testo riproposto: marzo ’04

[testo riproposto]

Sintassi

 

Il fatto che in tv rarissimi politici razionali battaglino in bella disperazione, a suon di nessi tra frasi e analisi e ragionamento, contro loro sodali o nemici comunque più numerosi e rumorosi e monocordi nel prediligere l’iterazione come modello di esistenza (prima che di discorso), mette addosso lo sconforto che sempre viene vedendo l’organismo complesso soccombere davanti al caterpillar monocellulare.
Il pugile, che non ragiona, abbatte il corpo che ha di fronte, con tutte le ragioni che contiene. (È, del resto, la storia della politica italiana, dal 1994 in avanti).
Un unico minimo virus ‘fatto solo di se stesso’ compromette macchine animali giganti, miliardi di cellule. Lo stato è attaccato alla radice. Era debole; ora debolissimo. Gli italiani hanno ceduto perfino prima.
Venti o trent’anni di isosillabismo, di alfabeto morse per neuroni nani, di raggi x, su una nazioncina relativamente giovane (stato che non è mai stato stato), distruggono spessori e labirinti della sintassi.
La stessa percezione del tempo sospeso, incantato, che è essenziale per attendere e volere la conclusione di un ponte sintattico, è revocata, messa in scacco, impercorribile. (La parola è atto, e atto semplice, o non è: questo ora è l’implicito/scontato in ogni esordio di discussione; in ogni rapporto; e nel lavoro; e comporta distruzione del tempo).
Ma le pubblicità, fino a buona parte degli anni Ottanta, erano pur fatte di frasi. Le ricordo. Esistevano. Poi più nulla.

Da queste linee iniziali di constatazione deriverei il valore anche politico delle ARTI DELLA SINTASSI.
Diverso tassello di una resistenza (parecchio più vasta).

Studio di foto in studio

Da una mail del 22 gennaio 2004:

la questione della Kodak [= la scomparsa della carta chimica, l’attestarsi definitivo della fotografia digitale] può diventare – in prospettiva – ‘grave’ per la perdita di alcuni materiali e per certa sensibilità. ma non è questa la cosa grossa.

è, semmai, proprio come dici tu (scrivendo a proposito di ***): c’è qualcosa che va capito. un’indagine che andrebbe svolta, e che invece sembra sempre rimandata.

il pensiero proteiforme e sfuggente di molta filosofia contemporanea, però, forse, proprio per questo suo insistito ‘non’ cogliere l’oggetto “fotografia digitale”, probabilmente dà già una risposta.

una fotografia che non è più “luce” ma solo “(ri)scrittura” (non foto, solo grafia) è una tecnica che a sua volta stimola riscritture filosofiche, più che indagini.

l’arte che manipola viene insomma raggiunta da “parole alterate”. non descritta, non fotografata. diventa ‘occasione’ per riflessioni. non oggetto di studio. (oggetto ‘in’ studio). il filosofo o l’indagatore di estetica non possono metterla nella stanza, montare il cavalletto, girarle intorno, regolare esposizione e messa a fuoco, e scattare una fotodescrizione.

l’opera digitale chiede un pensiero più mobile, incerto, svincolato. forse è quello che accade, che sta già accadendo.

[…]