Archivio mensile:Settembre 2010

il 23, a Firenze, dalle 19: la collana INAUDITA (con letture di Francesca Matteoni e MG)

Firenze, giovedì 23 settembre, ore 19:00
presso la Biblioteca e Altana delle Oblate
(via dell’Oriuolo 26)

presentazione della collana

INAUDITA
di
TRANSEUROPA EDIZIONI

introduce
Marco Simonelli

interviene l’editore
Giulio Milani


letture di

Francesca Matteoni, Tam Lin e altre poesie
e
Marco Giovenale, Storia dei minuti
_

incontro promosso da
ULTRA-Festival della Letteratura, in effetti Firenze

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INAUDITA, collana dedicata alla ricerca poetica, musicale, teatrale
e cinematografica della scena indipendente italiana.
Ogni uscita un libro o una plaquette d’autore gemellata
con CD o DVD d’artista – esordiente e non.
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sito Transeuropa :
http://www.transeuropaedizioni.it/?Page=volume.php&id_collana=20

facebook :
http://www.facebook.com/event.php?eid=152896864729588

9 punti

che il mondo sia / fosse più vasto e complesso di quanto noialtri italiani mai potessimo eccetera eccetera, ok, si sapeva.

ma – per esempio – non immaginavo la vastità di contatti di un (piccolo) distributore di riviste e small presses che fa ponte tra berlino e zurigo e riesce a portare materiali in parecchie nazioni: http://www.mottodistribution.com.  (è solo uno dei mille siti che scopro – per mia distrazione – solo ora).

tra i referenti di questo distributore, per dire, c’è section 7 books, ossia http://www.castillocorrales.fr/section7/section7.html, a parigi. (trovo fra i testi distribuiti uno di falke pisano, artista che da tempo vive lì. e trovo saggi di eileen myles, o un post dedicato alla rivista e casa editrice svedese oei, eccetera).

ora.

in rete e su carta e su schermi diversi ultimamente si è parlato assai di distribuzione (e) di piccola editoria o “editoria di qualità”.
editoria piccola in termini di tirature e probabilmente (in italia) di lettori, ma per il resto centrale per la scrittura di ricerca e per l’arte contemporanea.

ho un’impressione (credo condivisibile) e la trascrivo: l’impressione che, in arte, e per l’arte, e in/per alcune scritture, il contesto o somma del “percettibile-come-importante” vada estendendosi straordinariamente anzi assolutamente oltre le nostre capacità di com-prensione, di restituzione cartografica entro un qualsiasi (pur ampio) panopticon, sinossi.
o meglio: sinossi non si dà. (ok: nihil sub sole ecc.)

bene. se la miglior mappatura (sappiamo che borges lo sapeva) è lo specchio, la rete dedica almeno un pugno di pixel a ogni briciola del nostro mondo (intellettuale).

la bulimia che ci agita può placarsi. specie in riferimento alla somma home+abroad. se sommiamo le iniziative (pur rade) itale e quelle estere (infinite), l’overflow ci sommerge.

se si riesce – per esempio col blog du-champ che ho recentemente inventato – a tener d’occhio contemporaneamente quasi 900 blog e siti di scrittura di ricerca, arte, mail-art, visual poetry, googlism, flarf, scrittura asemantica, fotografia, eccetera, è fuori discussione che l’espressione “tener d’occhio” vada perdendo molto del suo valore. too much information.

o no?

ecco: una buffa riflessione e presa d’atto, a questo punto, mi corre l’obbligo di fare: tante info, tanto overflow di pagine e link, un tale super-forno di alta cucina sperimentale, un oceano o più oceani di esempi, a quanto pare, non toccano il nostro paese. il mare non bagna napoli ma nemmeno roma (diciamo ostia?), genova, venezia…

alcune conseguenze o notille derivate vorrei allora trarre, da quanto appena scritto (e da quanto vado mappando su slowforward da anni, in termini di editoria e siti che si occupano di ricerca):

1) in italia il “percettibile-come-importante” è – hélas – disperatamente & esclusivamente legato all’italia medesima, e in sostanza alla grande distribuzione o alla piccola editoria che (quasi sempre) non fa ricerca [attenzione: non fa la ricerca a cui qui ci si riferisce]

2) dell’immenso e vivo e operante e pubblicante+leggibile e letto e sconfinato panopticon e universo suddetto non si ha in italia non dico cognizione, ma neppure distantissima eco di silhouette di sospetto. nulla, zero. nessun sospetto ne hanno soprattutto i lettori, gli autori, gli editori, le facoltà di lettere, i giornali e i giornaletti

3) dai punti 1 e 2 deriva una inadeguatezza stratosferica della cultura italiana tutta, anche la più avvertita e colta, rispetto a quello che si fa (e rispetto a ciò verso cui si presta attenzione) nel mondo. nel mondo della ricerca. (non in quello della “grande editoria mondiale”). da una vita ormai è così. da almeno trent’anni. tanto è vero, che un autore come david markson o un’autrice come leslie scalapino fanno in tempo a morire prima di vedersi pubblicati in italia. succederà lo stesso per bernstein, silliman, hejinian? per i più giovani sondheim, pequeno glazier, bergvall, blau duplessis? (cito volentieri autori usciti presso salt publishing)

4) dai punti 1, 2 e 3 deriva l’urgenza, per la critica e per gli editori e autori italiani che si occupano (soprattutto) di ricerca, di ridurre drasticamente l’attenzione verso gran parte della grande editoria / grande distribuzione, e valutare con assoluta severità la massa di materiali che moltissima piccola editoria (pur “di qualità”) sforna – ahilei – nelle stesse modalità e sulla identica lunghezza d’onda e nei medesimi deludenti precisi percorsi e solchi formali della grande editoria

5) nelle aree della scrittura di ricerca anglofona e francofona, a quanto so, almeno dagli anni novanta una soverchiante presenza di elementi grafici e non testuali è in pieno flooding, sta cioè allagando le nuove testualità. molto più di quanto possa aver fatto il modello o ventaglio di pratiche performative nella poesia negli anni settanta, per dire. non è chiaro cosa questo possa significare non solo sulle lunghe distanze, ma anche in riferimento all’espandersi imminente dell’e-book (e relativo mercato). ma, già che ci siamo, una domanda:

6) esisterà davvero solo e soltanto qualcosa come un “mercato”, per l’e-book? se aggeggi e readers di pdf e txt e documenti vari sono in/per tutte le tasche (anche nella forma grezza del telefonino dotato di scheda sd piena di files), e i materiali si scambiano in rete liberamente, che senso ha “vendere” un testo? o meglio: che senso avrà? attenzione: la domanda non va posta in riferimento al contesto delle nuove & vecchie scritture italiane. abbiamo appena detto in che condizioni versa l’italia. requiescat, se non intende. semmai dobbiamo pensare alla massa dei testi e delle opere (in inglese, soprattutto) che la rete già offre ora, in questo momento, gratis, in copyleft. e dobbiamo anche pensare al plurilinguismo delle generazioni che vengono. alla loro capacità di uscire – se non fisicamente – linguisticamente da questo paese, una buona volta.

7) io credo o forse spero sia decisamente urgente e sentita, per (daccapo) “la critica e gli editori (e autori) italiani”, l’esigenza di rivolgersi ai percorsi anticipati da gammm, da arcipelago, dalla collana felix e in generale dalla camera verde, o da compostxt, e con ciò l’incomprimibile tarantolante pressione a leggere “nioques” e “action poétique” e otoliths o la suddetta “oei”, o la chicago review, piuttosto che il mainstream delle edicole italiane; e che urgente sia tuttodì la foia e gioia di seguire la collana di saggistica (sulla poesia visiva ecc.) del mit, o le novità su ubuweb, o le edizioni questions théoriques, o green integer, o litmus press, e non – e mai! – la narrativa-narrativa-narrativa italiana (che, non si direbbe, ma “è” proprio narrativa, toh, quando la leggi).

8) cosa è stata per la scrittura di ricerca la breve ma generosissima vita di una casa editrice come la nuova foglio? o supernova? editori così esistono ancora, altrove. oltre a salt publishing, segnalo bookworks, o inventaire-invention, ovviamente p.o.l., o le (purtroppo interrotte, credo) edizioni di michele lombardelli e la collana fuoriformato de le lettere. cosa ha rappresentato e rappresenta “il verri”? cos’è, oggi, la attivissima kootenay school of writing?

9) in riferimento al punto 7: se soprattutto per la critica e gli editori italiani (sintetizzabili in C.E.I., conferenza episcopale italiana) non fossero poi davvero urgenti le urgenze fin qui disordinatamente dette, concluderei con la parola: pazienza. e con un giro fuori confine, al largo e alla larga (come sempre).

(replica) _ sul “verri” ora

sul “verri” n.43 che trovate da Feltrinelli ecc. (cfr. qui) esce un mio testo che si intitola Cambio di paradigma.

a quale paradigma si riferisce? a quello di una scrittura solo-lineare e solo-assertiva che ha dominato e domina e dètta regole, non solo nel mainstream ma anche in larga parte delle (degnissime, intendiamoci) esperienze derivate dalle avanguardie storiche di tutto il Novecento.

che si tratti di = che ci sia in giro un paradigma ‘cambiato’ lo dicono segnali da tutto il mondo.

che ci si “debba” (“sempre” / “talvolta”) “attenere” a tale cambiamento (o au contraire al precedente paradigma), invece, è AFFARE E COMPETENZA DELLA PRASSI INDIVIDUALE DI CIASCUNO.

[«ognuno sarà giudicato secondo le sue opere», dice Matteo]

per quel che mi riguarda, tanto per dire, sono autore di testi di paradigma e post-paradigma.

(sempre nell’ottica di quella poetica della raggiera di stili, di cui bla bla bla, troppe volte ho blaterato).

quel che a me interessava e interessa fare, sul “verri” (grazie all’ospitalità della Redazione) e nel contesto di Prosa in prosa (e di issuu/differxhost, gammm, http://issuu.com/letteregrosse, asemic, bina, differx, differx.it,  eccetera eccetera eccetera), era segnalare dei punti di differenza, di distacco, di alterità radicale rispetto ad alcune scritture correnti, all’interno e all’esterno di quella che genericamente definiamo scrittura di ricerca.

22-24 ottobre: salone dell’editoria sociale

Venerdì 22 ottobre 2010 alle 18 e 30
Luigi Manconi e Marino Sinibaldi
presentano la ristampa
Una concretissima utopia di Marco Lombardo Radice

qui un estratto dell’intervista a Marino Sinibaldi, direttore di Radio3, sul libro

Dal 22 al 24 ottobre
II edizione del Salone dell’Editoria Sociale
presso l’ex-Gil in Largo Ascianghi, 5
Roma
Quanti ricordano ancora Marco Lombardo Radice, lo psichiatra infantile morto in giovanissima età, militante del Movimento studentesco e poi di Lotta continua,
coautore di Porci con le ali (da lui inteso come una sorta di manuale per una nuova morale sessuale dei giovani negli anni dopo il ’68), e autore di un saggio luminoso,
Il raccoglitore nella segale, da cui fu tratto il film Il grande cocomero? Quel saggio, che riferiva del suo lavoro e del suo rapporto con i giovani malati che andavano salvati,
senza paternalismi e senza ipocrisie, mantiene un’attualità fortissima, così come gli altri raccolti in questo aureo volume, che esce per la cura di due suoi fraterni amici.

MARCO LOMBARDO RADICE
(1949-1989), attivo nel movimento studentesco e nel ’68, ha pubblicato nel 1976 “Porci con le ali”, dedicandosi successivamente al lavoro
di neuropsichiatra infantile. Allievo di Giovanni Bollea ha lavorato all’Istituto di neuropsichiatria infantile di via dei Sabelli a Roma. Il libro è introdotto da Luigi Manconi, che ha recentemente fondato l’associazione “A buon diritto” e Marino Sinibaldi, direttore di Rai-Radio 3.
Promotori: Gli Asini, Comunità di Capodarco, Redattore sociale, Lunaria, Edizioni dell’Asino, Lo Straniero

23 settembre: PROSA IN PROSA a Firenze

a Firenze, giovedì 23 settembre, ore 17:00
presso la Biblioteca e Altana delle Oblate
(via dell’Oriuolo 26)

presentazione di

PROSA IN PROSA

(Le Lettere, collana fuoriformato)

incontro a cura di
Francesca Matteoni e Marco Simonelli

intervento critico di
Cecilia Bello Minciacchi

letture di
Andrea Raos, Marco Giovenale e
(in videocollegamento) Alessandro Broggi

incontro promosso da ULTRA-Festival della Letteratura, in effetti Firenze


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facebook :
http://www.facebook.com/event.php?eid=154236324603329

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scheda sul sito de
Le Lettere
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http://lelettere.it/site/e_Product.asp?IdCategoria=&TS02_ID=1502