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un post del 31 agosto 2018 – ricordando nanni balestrini

un post del 2018:

In un saggio di qualche anno fa (“Riambientarsi, ma anche difendersi”, leggibile qui: https://goo.gl/Dd1Sh8) parlavo del “cambio di paradigma”, nella scrittura, come di un (ri)allenamento dello sguardo a percepire il passaggio del senso. Come – dopo la nascita e i primi percorsi della fotografia – l’occhio di tutti ha a suo tempo disimparato a pensare ad alcune rappresentazioni classiche del galoppo, anche grazie alle fotografie di Muybridge.
Chi oggi volesse resettare sguardo e ascolto del testo, incontrando uno dei massimi autori italiani (del secondo Novecento e di oggi), può fare un salto all’OFF, in via Giovanni da Castel Bolognese 85, alle 19:30, per ascoltarlo leggere.
Torneremo a verificare con lui che il cambiamento, i flussi testuali, l’imprevisto, sono il motore inaggirabile della ricerca letteraria. E sarà evidente l’ulteriore salto/scarto laterale che ogni sua pagina imprime ad ascolto e lettura, come se – ovviamente – lo stesso Muybridge non funzionasse in pieno, come esempio, ma dovessimo inserire un ulteriore ‘glitch’ (disturbo, sorpresa, picco di senso) nell’orizzonte che attraversiamo: http://soulfulsock.tumblr.com/post/40443825979 (la fonte dell’immagine gif+glitch qui riprodotta).

7 segmenti e paragrafi su scritture “dopo il paradigma”

Art instead of being an object made by one
person is a process set in motion by a group
of people. Anything one says comes back
eventually as a mistake. There’s no use in
keeping accounts or records. If it’s
a good idea, it results in a permanent change.

Barrett Watten, Plasma (1979)

(1)

Ipotesi di definizione (perfettibile, già per logica): scritture estensive piuttosto che intensive. Di denotazione, non di connotazione, di oggetti più che di soggetto. (Di oggetti condivisi più che di soggetto dettante).

Scritture che hanno a disposizione sia un set o molti set di procedure, sia il comune handwriting. (O l’ascolto, il riuso, la citazione, l’assemblaggio eccetera).

§

(2)

Si potrebbe (o dovrebbe poter) dire che un titolo (di merito, anche) può essere:

poter prescindere dai ‘picchi’ di senso

(Di fatto, il senso è intenzionato dal lettore, il quale dunque è libero e non deve ammirare pose plastiche altrui). (O pose sadiane, tutte contro di sé).

Anche: sfrondando determinate isotopie o ricorrenze in un testo che pure le presenta, quel testo rimane o può (=è capace di) rimanere ugualmente godibile. Di per sé. Le isotopie non lo “giustificano”. (Possono certo essere ricchezze ulteriori, sì). (È forse qui il vecchio paradigma che avvalora coi propri ‘mezzi’ il nuovo).

§

(3)

Un classico delle divertenti vicende del paranormale: il registratore acceso nella stanza vuota cattura i bubbolii il respiro i soffi o la voce franca del fantasma. Continua a leggere