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corrispondenza privata_ (6) : francia, italia

Segnalo questo testo di Jan H. Mysjkin: https://www.ny-web.be/artikels/heureux-parmi-des-ruines-en-carton-pate/ caldeggiandone energicamente la lettura.

Non solo dice – con utile sintesi – come sono andate certe cose in poesia (e postpoesia) in Francia tra 1980 e 2000, ma a mio avviso dimostra anche quanto forti fossero in quegli anni affinità e differenze tra il panorama francese e quello italiano. Tra le differenze, anche in tema di riviste, è da ricordare (a lode della Francia) la presenza di “TXT”, “Java”, “Revue de Littérature Générale”, “Nioques”.

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[dal corsivo introduttivo:]

Cette étude sur la poésie française des années 1980-2000 a été publiée pour la première fois en néerlandais dans la revue Nieuwzuid (n° 29, 2008). Elle était conçue pour accompagner une anthologie avec des poèmes de Leslie Kaplan, Dominique Fourcade, Christian Prigent, Michelle Grangaud, Yves di Manno, Jean-Paul Auxeméry, Olivier Cadiot, Pierre Alferi, Véronique Pittolo, Katalin Molnár, Christophe Tarkos, Nathalie Quintane, Jean-Michel Espitallier et Ariane Dreyfus. […]

corrispondenza privata_ (5) : orientamento

[…] sembra sensato definire essenziale una quota alta di introiezione (e dunque dissipazione) del percorso critico-analitico, e quindi di (pregresso, precedente) abbandono al gesto stesso dell’operazione scrittoria. Banalmente: nell’atto di scrivere sta, disseminata in ogni cellula di quel che il corpo è, la sacrosanta catasta di interdizioni che una coscienza (storica, letteraria, critico-analitica, di percezione del “contemporaneo”) ha accumulato, e che non è un deposito inerte o un tool da “applicare”, ma costituisce proprio il corpo. (E: il proprio corpo; e forse: il proprio del corpo).

Insomma… le persone (tutte) sono un alveare di vicoli ciechi. Di blocchi, di interdizioni. Di restrizioni. (Questo siamo, direi).

Le interdizioni, le restrizioni, sono materia reale e necessaria se allora funzionano come corpo; non se vengono “applicate” come un tool (da un freudiano Super-Io mascherato da qualsiasi altro attore) al gesto della scrittura.

Se vengono “applicate”, i “risultati” della scrittura ne risentono. (È pressoché matematico).

Non bisogna “studiare” googlemap per andare in un posto. Bisogna “essere” (o perlomeno vedere!) googlemap. (Chiedo venia per lo sciocco parlar figurato).

(E… Continua a leggere