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incontro con gherardo bortolotti: a milano (macao), 6 aprile 2014

astronomi di costellazioni linguistiche: Gherardo Bortolotti _ domenica 6 aprile, h. 18
@ Macao, v.le Molise 68, Milano
http://www.macao.mi.it/appuntamenti/astronomi-di-costellazioni-linguistiche-gherardo-bortolottidomani

https://www.facebook.com/macaopagina/info

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messaggi ai poeti (#30)

vediamo se riesco a spiegarmi:

Jean-Marie Gleize: http://puntocritico.eu/?p=6159

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[replica] _ spettri che parlano

La letteratura, come la politica, conta più corpi di quanti ne identifichi l’ordine poliziesco. Tutte e due includono nelle loro invenzioni dei quasi-corpi che non sono che “spettri” per lo sguardo dell’ordine dominante del visibile.

Jacques Rancière, Ai bordi del politico
(1998, tr. it. Cronopio, Napoli 2011, p. 16)

C’è un elemento, carattere o segnale politico nelle scritture? In alcune scritture? Diremmo che affiora o si nasconde sempre in tutte, e che sta in qualsiasi articolazione del linguaggio. Ma si tratterà solo di un carattere frontale, esplicitante, della pagina? Un carattere assertivo? Non si incarnerà piuttosto, tale carattere, in strategie formali diverse, in tracce diverse, e differenti aperture al lettore?

            Vorrei suggerirlo. Vorrei anche solo accennare al proficuo scompiglio portato nell’«ordine dominante del visibile» da quei graffi e grafie che abitano fuori dal vocabolario del dominio (assertivo), e fuori dall’incasellamento matematico e poliziesco nei generi letterari. Vorrei dunque, magari in parentesi, lateralmente, anche solo installare una freccia che indica alcune scritture degenerate. (Come di un frumento, anche, si dice che può essere deglutinato, privato di un coesivo che si rivela non essere unico né indispensabile).

                Chi ha ancora bisogno di rastrellare e tenere sotto controllo ogni possibile emissione di nuove pagine entro il recinto di un centro di permanenza temporanea, in attesa di smistarle nei campi dei generi letterari, inizia solitamente col catalogarle secondo quei parametri con i quali ha pacificamente o conflittualmente già fatto i suoi conti. Ne parlerà dunque come di “poesia”, decapitando ogni differenza; oppure ne parlerà come di testi che vengono dal periodo/eredità delle “avanguardie” o delle “nuove avanguardie”. Dirà: a volte sembrano tali, ‘ergo’ sono tali.

                A nessuno pare venir in mente che Continua a leggere

lettere + anitra alla trebisonda: andrea inglese a torino (con kubrick a voyelles & visions)

tutto qui:
http://www.nazioneindiana.com/2014/01/20/lettere-alla-reinserzione-e-la-grande-anitra-alla-trebisonda-torino/

e qui di séguito:

A Torino, venerdì 24 gennaio 2014, alle ore 21:00
presso la Libreria Trebisonda
(San Salvario – via S. Anselmo 22)

presentazione dei libri

Lettere alla Reinserzione Culturale del Disoccupato
Italic-Pequod, 2013

&

La grande anitra
Oèdipus, 2013

di
Andrea Inglese

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Inconsueti interverranno Francesco Forlani e il collettivo Sparajurji

Letture dell’autore

http://www.nazioneindiana.com/2014/01/20/lettere-alla-reinserzione-e-la-grande-anitra-alla-trebisonda-torino/

§

Lettere alla Reinserzione Culturale del Disoccupato si presenta come un epistolario in versi monco, di cui conosciamo sole le 17 lettere scritte dal mittente. Quest’ultimo, un uomo senza lavoro, si rivolge ad un’entità dai contorni vaghi, la “Reinserzione Culturale”, che avrebbe come compito derisorio l’integrazione del disoccupato nella vita culturale. Questa “Reinserzione” assume di volta in volta l’aspetto anonimo e astratto dell’istituzione o quello concreto e individuale del funzionario, a cui il mittente attribuisce tratti femminili. A partire da questa doppia ambiguità – una corrispondenza che forse non ha mai avuto luogo e un destinatario dall’identità incerta – l’argomento stesso delle lettere appare instabile e sfuggente. Di cosa vuole parlare il disoccupato? Di una straziante delusione amorosa, della propria salute mentale, di un’identità sociale fragile, del disgusto per il lavoro?

La grande anitra. Tre personaggi chiusi dentro un’anitra cotta, tre visioni parziali e incomponibili della realtà, una prigionia che è forse una strategia di fuga e di opposizione radicale, una paesaggio allucinatorio che ospita residui del mondo storico, un viaggio fumettistico al centro della terra o una claustrofobica meditazione metafisica. Una narrazione inceppata, impossibile, in versi e in prosa.

“Tre parti non significano necessariamente (o esclusivamente) tre gradi morali al modo di un viaggio tripartito, catabasi o anabasi che sia – benché a profondità e sensi morali si alluda, da «Giona» evocato qui per differenza di situazione, fino al Viaggio al centro della terra di Jules Verne –; significano piuttosto tre prospettive sul reale o sulle sue possibili slogature o modificazioni. I tre pseudo-autori – autori in persona, ovvero “in maschera”, e insieme personaggi, «privilegiati viaggiatori» – sono di fatto tre focalizzazioni che hanno la compattezza di “blocchi”, ciascuno in sé compiuto, ciascuno diverso nell’approccio percettivo e nello stile” (Dalla postfazione di Cecilia Bello Minciacchi)

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L’anitra verrà servita calda, portatevi i coperti.

Trebisonda
libreria indipendente a san salvario
via s. anselmo 22 – 10125 torino
tel. 011 7900088
www.trebisondalibri.com

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Sabato 25 gennaio 2014 alle ore 18:30
Galleria Voyelles & Visions, via San Massimo 9/A, Torino

lettura performativa & cinematografica

Quando Kubrick inventò la fantascienza (Camera Verde, 2011)

di Andrea Inglese

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Interventi di Enrico DonaggioBiagio Cepollaro e Gabriella Giordano

al violoncello Lamberto Curtoni

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Quest’evento rientra nel programma “CameraIndy Roma/Torino all’inseguimento della Pietra Verde” curato da Francesco Forlani e Giovanni Andrea Semerano (Centro Culturale La Camera Verde, Roma)  in collaborazione con IndypendenteMente.