Scrittura celibe : vista da MG in MF
Dal saggio La scrittura celibe, di Maurizio Grande (nel libro a c. di Stefania Parigi, Marco Ferreri. Il cinema e i film, Marsilio, Venezia, 1995). [Tra parentesi quadre: annotazioni prese durante la lettura in biblioteca]
Idea di una “destituzione di rilievo delle procedure di montaggio”.
“L’inquadratura è celibe perché non ha bisogno di ‘accoppiarsi’ a un’altra inquadratura” (p. 4)
[variazione sulla new sentence?]
“Le inquadrature non vengono concepite come elementi parziali di un insieme (la sequenza) da ricostituire mediante le operazioni di montaggio; esse per lo più insistono nel montaggio, restano un fuori-campo autosufficiente, un quadro sotto il film” (p.4)
[un pensiero-testo sotto la sequenza di scrizioni, ma addirittura sotto il periodo, sotto e prima della frase, è l’idea che in altro contesto chiamerei microlettura]
[elementi pressoché puntiformi, o piccoli segmenti, di senso]
“Il montaggio di Ferreri è congiuntivo, senza essere per questo meramente additivo: congiunge e non coniuga, accosta e non salda, avvicina e non fonde. In tal modo, le inquadrature non vengono ‘aspirate’ nelle operazioni di montaggio, bensì congiunte su una linea di contiguità che non è solo successione, ma è deriva metonimica dei circostanti” (p. 4)
“La macchina celibe è fredda, non dà né riceve; si è sottratta alla fatica delle trasformazioni, non subisce la metamorfosi della produzione” (p. 5)
Il reale come oggetto inorganico della visione (p. 5) Continua a leggere→