Archivio mensile:Agosto 2020

“word for / word”, issue #35 is on line

http://www.wordforword.info/vol35/

featuring:

Poetry: Naomi Tarle, Nate Hoil, George Kalamaras, Adam Strauss, Ruby Reding, Andrew Merecicky, Jeff Harrison, Violet Mitchell, Paul Shumaker, Kevin O’Rourke, Jacob Schepers, Danika Stegeman LeMay

Visual Poetry: Edward Kulemin, Mark Young, Sheila Murphy, Diana Magallón, Derek Owens, Francesco Aprile, Jason N. Rodriguez, Emmitt Conklin

Special Feature: Beyond the Wall – A Visual Writing Exhibit, Edited by Tom Hibbard: Introduction, David Chirot, Reed Altemus, Cecil Touchon, Andrew Topel, Dead Sea Scroll, Hieroglyphics, Oriental Logogram, Bill DiMichele, Luc Fierens, Henri Michaux, Agnes Martin, Jim Leftwich, John M. Bennett, De Villo Sloan, Asemic Alphabet, Clarification of Visual Writing’s Connection with “Climate Change”

 

nota su vincenzo ostuni e il suo “faldone”

nota in occasione della presentazione di
Deleuze, o dell’essere chiunque chiunque
(Porto Fluviale, Roma, 30 lug. 2020)

 

Vincenzo Ostuni è – non solo per mia convinzione ma anche per studio e dimostrazione testuale da parte di più critici letterari, in particolare di Luigi Severi – forse l’unico autore contemporaneo che (in tempi post-novecenteschi e per certi aspetti post-poetici) riesce a tenere insieme le modalità della ricerca testuale più stretta, un forte letteralismo, un processo lessicalmente tellurico di interrogazione filosofica costante, e un progetto che lega tutto ciò offrendone i risultati sotto forma di vera e propria opera mondo. (E opera aperta, per le ragioni che si vedranno).

È infatti almeno a partire dall’uscita in volume di un primo segmento del suo progetto / macrotesto, il Faldone, ossia dal 2004, che appare evidente come Ostuni a questo lavori interminabilmente riprendendolo, variandolo, accrescendolo, disturbandone i confini e gli intrecci, sia ad intra che  – proiettato in segmenti futuri – ad extra.

Se è vero che un ventaglio di argomenti ritornanti nel Faldone, per evidenza di contenuti, è da riassumere con termini quali incompiutezza dell’esperienza, incompletezza del linguaggio, e cumulo di nostre incertezze percettive, va poi súbito aggiunto che questo denso e centripeto nucleo tematico diventa anzi è di fondo, per statuto formale, il vortice centrifugo che di libro in libro, di aggiornamento in aggiornamento, sgretola la stessa compibilità dell’opera (determinandone l’apertura), insieme inchiodandola all’esperienza oggettiva (dunque estendendone non senza vertigine i confini al “mondo” stesso, tutto).

MG

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