Archivi tag: Faldone

incontro con marco giovenale e vincenzo ostuni @ fondazione primoli, 8 marzo 2018

coordina l’incontro Luigi Severi

 

i testi letti in occasione dell’incontro @ embrice 2030, il 31 agosto per ‘Di là dal fiume’ 2022

Fiammetta Cirilli, Disordini (Diaforia)

Fabio Lapiana, Cose e altre cose (Tic)

Vincenzo Ostuni, Faldone zero-cinquantanove, novantotto-novantanove. Estratti, II (Aragno)

Andrea Raos, O!h (Blonk)

Michele Zaffarano, Poesie per giovani adulti (Scalpendi)

*
L’audio delle letture è qui:
https://t.ly/MMAg

 

nuovo ‘manufatto poetico’ di zacinto edizioni: “opportune premesse”, di vincenzo ostuni

«Tutto è troppo poco, tutto è troppo poco», dici.

*

Vincenzo Ostuni (Roma, 1970) lavora a un’opera aperta in continuo mutamento, il Faldone (www.faldone.it). A partire dal 2004 ne ha pubblicati – compreso questo – otto volumi di estratti, presso gli editori Aragno, Il Saggiatore, Oèdipus, Ponte Sisto, Tic.

https://www.biblionedizioni.it/prodotto/opportune-premesse/

annotazione in occasione della presentazione di “deleuze, o dell’essere chiunque chiunque”, di vincenzo ostuni (2020)

Vincenzo Ostuni è — non solo per mia convinzione ma anche per studio e dimostrazione testuale da parte di più critici letterari, in particolare di Luigi Severi — forse l’unico autore contemporaneo che (in tempi post-novecenteschi e per certi aspetti post-poetici) riesce a tenere insieme le modalità della ricerca testuale più stretta, un forte letteralismo, un processo lessicalmente tellurico di interrogazione filosofica costante, e un progetto che lega tutto ciò offrendone i risultati sotto forma di vera e propria opera mondo. (E opera aperta, per le ragioni che si vedranno).

È infatti almeno a partire dall’uscita in volume di un primo segmento del suo progetto / macrotesto, il Faldone, ossia dal 2004, che appare evidente come Ostuni a questo lavori interminabilmente riprendendolo, variandolo, accrescendolo, disturbandone i confini e gli intrecci, sia ad intra che  — proiettato in segmenti futuri — ad extra.
Se è vero che un ventaglio di argomenti ritornanti nel Faldone, per evidenza di contenuti, è da riassumere con termini quali incompiutezza dell’esperienza, incompletezza del linguaggio, e cumulo di nostre incertezze percettive, va poi súbito aggiunto che questo denso e centripeto nucleo tematico diventa anzi è di fondo, per statuto formale, il vortice centrifugo che di libro in libro, di aggiornamento in aggiornamento, sgretola la stessa compibilità dell’opera (determinandone l’apertura), insieme inchiodandola all’esperienza oggettiva (dunque estendendone non senza vertigine i confini al “mondo” stesso, tutto).

MG

cfr. https://slowforward.net/2022/06/27/presentazione-di-deleuze-o-dellessere-chiunque-chiunque-di-vincenzo-ostuni/

il “faldone” più recente: uscito ora per aragno

acquistabile fin da ora al Salone del libro di Torino (e) presso l’editore

https://www.ninoaragnoeditore.it/opera/faldone-zero-cinquantanove-novantotto-novantanove

nota su vincenzo ostuni e il suo “faldone”

nota in occasione della presentazione di
Deleuze, o dell’essere chiunque chiunque
(Porto Fluviale, Roma, 30 lug. 2020)

 

Vincenzo Ostuni è – non solo per mia convinzione ma anche per studio e dimostrazione testuale da parte di più critici letterari, in particolare di Luigi Severi – forse l’unico autore contemporaneo che (in tempi post-novecenteschi e per certi aspetti post-poetici) riesce a tenere insieme le modalità della ricerca testuale più stretta, un forte letteralismo, un processo lessicalmente tellurico di interrogazione filosofica costante, e un progetto che lega tutto ciò offrendone i risultati sotto forma di vera e propria opera mondo. (E opera aperta, per le ragioni che si vedranno).

È infatti almeno a partire dall’uscita in volume di un primo segmento del suo progetto / macrotesto, il Faldone, ossia dal 2004, che appare evidente come Ostuni a questo lavori interminabilmente riprendendolo, variandolo, accrescendolo, disturbandone i confini e gli intrecci, sia ad intra che  – proiettato in segmenti futuri – ad extra.

Se è vero che un ventaglio di argomenti ritornanti nel Faldone, per evidenza di contenuti, è da riassumere con termini quali incompiutezza dell’esperienza, incompletezza del linguaggio, e cumulo di nostre incertezze percettive, va poi súbito aggiunto che questo denso e centripeto nucleo tematico diventa anzi è di fondo, per statuto formale, il vortice centrifugo che di libro in libro, di aggiornamento in aggiornamento, sgretola la stessa compibilità dell’opera (determinandone l’apertura), insieme inchiodandola all’esperienza oggettiva (dunque estendendone non senza vertigine i confini al “mondo” stesso, tutto).

MG

_