Lettura e veloce commento di un testo dai Complete Films di Corrado Costa (1983). All’interno dello spazio “Poeti leggono poeti” di Alfaville – Associazione Alfabeta:
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Lettura di un testo dalle Prime prose italiane di Amelia Rosselli (1954). All’interno dello spazio “Poeti leggono poeti” di Alfaville – Associazione Alfabeta:
Senza giri di parole, senza trucchi, senza sotterfugi, senza elusioni, Dante nel Paradiso spiega cos’è la felicità da Paradiso e per cosa gioiremo in eterno. Un breve e intenso video di Giuseppe Garrera, contributo all’evento “Il Paradiso e le sue rappresentazioni” a cura dello Studio campo Boario per la Rome Art Week 2020
(altri contributi nel canale: https://www.youtube.com/channel/UC4T9vHpqEKt4mM2VGnz61eA/videos)
4A4 – GIARDINO RECI(N)TATO
di Marco Giovenale
ciò che è illeggibile è ciò che è stato perso
Barthes (*)
Viene letta una pagina (in video). Non scritta, non presente come compiuta. È solo abbozzata, continuamente iniziata, e comunque (quanto più possibile) risalita verso una sua forma orale; risalita e non risolta in alfabeto impresso.
È una pagina di testo che non è prosa né poesia. È oggetto, ma orale, verbale, eseguito. Un testo-sasso, una
ossidiana,
pietra vulcanica ormai allo stato solido, bloccato, blocco, peso. Trasmissibile. Piuttosto tagliente se tagliata. (Ma di difficile incisione, in tutti i sensi).
La pietra riguarda (e sta ovviamente in) un giardino, recintato, impaginato, bloccato, riquadrato (come da etimologia di “paradiso”, dal persiano pairidaeza, da cui anche l’ebraico pardeš, attraverso il greco παράδεισος, paràdeisos, con il significato primitivo di “giardino recinto”, “verziere”, “parco”).
In qualche maniera inesplicita, l’ossidiana (soltanto letta, eseguita, vocalizzata) si lega a qualcosa di solo scritto, inciso, fermato, ma illeggibile, quindi volatile: si lega cioè a 4 fogli A4 sui quali la scrittura asemica delimita di volta in volta uno dei 4 lati della pagina. Se, appunto, “paradiso” è etimologicamente “giardino recintato”, i 4 fogli di volta in volta chiudono una porta, ma ne aprono tre (gli altri lati).
Dal recinto non si scappa, perché si è già fuori. _
(*) ciò che è illeggibile è ciò che è stato perso: scrivere, perdere, riscrivere, installare il gioco infinito del sotto e del sopra, avvicinare il significante, farne un gigante, un mostro di presenza, diminuire il significato fino all’impercettibile, squilibrare il messaggio, conservare la forma della memoria, non il suo contenuto, realizzare l’impenetrabile definitivo, in una parola mettere tutta la scrittura, tutta l’arte in un palinsesto, e in un palinsesto che è inesauribile, poiché ciò che è stato scritto ritorna continuamente in ciò che si scrive per renderlo sovra-leggibile – cioè illeggibile
PROSA IN PROSA Forse l’evento più rilevante degli ultimi 20 anni della poesia italiana, di Prosa in prosa, come accade con i classici, si è parlato e scritto molto di più di quanto il libro non sia stato in effetti letto. A partire da una definizione di Jean-Marie Gleize, Prosa in prosa tentava, nel 2009, anno della sua prima pubblicazione, di portare una ventata spiazzante sulla scena asfittica della letteratura italiana, attraverso il travalicamento del concetto stesso di genere letterario.
Da non confondersi assolutamente con poemetti in prosa, i testi qui compresi, installando la letteralità e l’insignificanza nel luogo in cui ci si attende massima significatività e figuralità, squadernavano le categorie con cui il pubblico legge la testualità lirica. Ma se questa rivoluzione rischia oggi di spegnersi nella generale dimenticanza, questa nuova edizione, arricchita di contenuti critici, torna a imporre il tentativo, sempre più necessario, di superare l’ultimo confine, quello tra letterario e letterale.