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Archivi tag: critica
le collage : une lecture épistémocritique du réel
Magali Nachtergael, « Le collage : une lecture épistémocritique du réel », Acta fabula, vol. 11, n° 10, Notes de lecture, Novembre-Décembre 2010, URL : http://www.fabula.org/revue/document6020.php, page consultée le 06 avril 2014.
http://www.fabula.org/revue/document6020.php
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la neo-avanguardia italiana: 50 anni dopo
grazie a giovanna frene e a sergio rotino per le annotazioni su “delvaux”
Sergio Rotino, nel comunicato relativo alla presentazione bolognese del 20 marzo, dedica a Delvaux una nota leggibile in formato pdf (con il comunicato stesso) qui: http://slowforward.files.wordpress.com/2014/03/20-marzo-2014-delvaux-_-ibs-bookshop.pdf
Giovanna Frene suggerisce una poesia da Delvaux in http://ipoetisonovivi.com/, dedicandole una nota leggibile a questo indirizzo: http://ipoetisonovivi.com/2014/03/18/giovanna-frene-consiglia-marco-giovenale/
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esce il quinto numero della rivista di italianistica “la libellula”
Il quinto numero della “Libellula” è consultabile sul sito web www.lalibellulaitalianistica.it
gennaio 2014 su punto critico
- Italo Testa, Viaggio nell’Italia dei morti. Intervista a Giulio Mozzi su “Il culto dei morti nell’Italia contemporanea” (Einaudi, Torino, 2000)
- Livio Rabboni, Il gesto di chi fa poesia: Stefano Raimondi
- Andrea Cortellessa, Quattro apparenze sulle novelle. Paragrafi su “Cinema naturale” di Gianni Celati
- Giorgio Mascitelli, Lavorare con lentezza ovvero opinioni di un disadattato
- Valerio Nardoni, Recensione a “Canto e demolizione. 8 poeti spagnoli contemporanei (Thauma, 2013)
- Andrea Cortellessa, L’assoluto della prosa. Conversazione con Gianni Celati
- Elena Frontaloni, Ripartire dal “Lenz”
- Marco Giovenale, Documenti. (Un’annotazione)
- Andrea Cortellessa, In cerca dell’uomo invisibile. Trovare Corrado Costa
corrispondenza privata_ (6) : francia, italia
Segnalo questo testo di Jan H. Mysjkin: https://www.ny-web.be/artikels/heureux-parmi-des-ruines-en-carton-pate/ caldeggiandone energicamente la lettura.
Non solo dice – con utile sintesi – come sono andate certe cose in poesia (e postpoesia) in Francia tra 1980 e 2000, ma a mio avviso dimostra anche quanto forti fossero in quegli anni affinità e differenze tra il panorama francese e quello italiano. Tra le differenze, anche in tema di riviste, è da ricordare (a lode della Francia) la presenza di “TXT”, “Java”, “Revue de Littérature Générale”, “Nioques”.
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[dal corsivo introduttivo:]
Cette étude sur la poésie française des années 1980-2000 a été publiée pour la première fois en néerlandais dans la revue Nieuwzuid (n° 29, 2008). Elle était conçue pour accompagner une anthologie avec des poèmes de Leslie Kaplan, Dominique Fourcade, Christian Prigent, Michelle Grangaud, Yves di Manno, Jean-Paul Auxeméry, Olivier Cadiot, Pierre Alferi, Véronique Pittolo, Katalin Molnár, Christophe Tarkos, Nathalie Quintane, Jean-Michel Espitallier et Ariane Dreyfus. […]
ieri: di e su costa
Ieri sono usciti due post costiani :
– le preview (sia quella italiana che quella inglese) da La sadisfazione letteraria, su gammm:
http://gammm.org/index.php/2014/01/02/da-la-sadisfazione-letteraria-corrado-costa-1976/
e
– una triplice recensione – a cura di Andrea Cortellessa – in Punto critico:
http://puntocritico.eu/?p=5967
ottobre-novembre-dicembre 2013 su punto critico
- Italo Testa, Lentissimo. Sulla “Distrazione” di Andrea Inglese
- Alessandro Broggi, Alcuni appunti introduttivi alla serata di presentazione milanese – con interventi critici di Biagio Cepollaro, Paolo Giovannetti e Paolo Zublena – de “i camminatori” di Italo Testa (18 dicembre 2013)
- Gianluca D’Andrea, Brevi appunti sulla fine: su “Tersa morte” di Mario Benedetti (Mondadori, 2013)
- Marco Giovenale, Corrado Costa – o della condizione sufficiente
- Marco Giovenale, Costa volta il nastro. (Un’origine delle ‘scritture nuove’)
- Giampiero Marano, Aprirsi mondi
- Alessandro Broggi, Testo letto in occasione di un reading personale all’Accademia delle belle arti di Brera (21 giugno 2013)
- Alberto Casadei, Il futuro della letteratura: la letteratura non depotenziata
- Federico Federici, Su “mano morta con dita” di Nicola Cavallaro e Luca Rizzatello (Valentina Editrice, 2012)
- Andrea Inglese, Per una poesia irriconoscibile
- Diego Bertelli, Da Leibniz all’asfalto: “I mondi” di Guido Mazzoni (Donzelli, 2010)
- Andrea Cortellessa, Recensione a Luigi Socci, “Il rovescio del dolore” (Pequod, 2013)
ottobre su punto critico
- Alberto Casadei, Il futuro della letteratura: la letteratura non depotenziata
- Federico Federici, Su “mano morta con dita” di Nicola Cavallaro e Luca Rizzatello (Valentina Editrice, 2012)
- Andrea Inglese, Per una poesia irriconoscibile
- Diego Bertelli, Da Leibniz all’asfalto: “I mondi” di Guido Mazzoni (Donzelli, 2010)
- Andrea Cortellessa, Recensione a Luigi Socci, “Il rovescio del dolore” (Pequod, 2013)
cantiere: bruno snell, eraclito
Già Schleiermacher (fr. 10 della sua numerazione, p.333) traduce: “Il signore, il cui oracolo si trova presso i Delfii (sic), non spiega né nasconde ma accenna (deutet an)”. E da allora questa traduzione: “accenna” si è conservata. Ma così la proposizione non presenta una contraddizione? Se Apollo “accenna” soltanto, allora evidentemente esiste per lui un’effettiva univocità che per una qualche considerazione egli tace: dunque egli nasconde qualcosa. Ma Eraclito dice esplicitamente che egli non nasconde nulla. E poi semaíno non significa mai “accennare”. Esso significa: dare un segno. Del resto esso viene impiegato anche con particolare riferimento a segni divini. Ma qui cosa potrà significare questo: egli dà un sema?
Si richiami soltanto alla memoria di quale specie erano gli oracoli cui Eraclito può riferirsi. In Erodoto leggiamo che quando a Delfi Creso si informò sulla progettata campagna contro i Persiani, gli fu fatta la seguente profezia (Erodoto, I 53): “se tu oltrepassi l’Ali, distruggerai un grande impero”. Questo è un tale […] oracolo “a doppio taglio e a due facce” (come dice una volta Luciano, Juppiter Tragoedus 43) che non esprime chiaramente ma neppure nasconde, bensì – questo è decisivo – che dà il senso e il senso contrario. La risposta del dio presenta un sema, un simbolo, che semplicemente c’è.
E semaínein è il termine proprio per “significare” (bedeuten). Qui abbiamo il collegamento con il logos di Eraclito. Anche il logos, il senso, semaínei, non parla univocamente come il nume ma neppure nasconde nulla, bensì c’è in quanto sema e “significa”. Questo logos è effettivamente simbolo del mondo, poiché anch’esso semplicemente c’è, indifferenziato e unitario, come l’universale.
I giovani pescatori che si cercavano i pidocchi si sono rivolti all’indirizzo di Omero in questo modo (fr. 56): “quante cose abbiamo viste e prese, tante lasciamo; quante non ne abbiamo né viste né prese, tante con noi rechiamo”. Ma Omero non ha intuito il doppio senso, così come Creso non ha compreso la duplicità di senso dell’oracolo. E così anche gli uomini si lasciano ingannare dalla gnosis ton phaneron (conoscenza delle cose evidenti). La storia che narra come Omero sia morto di disperazione per la sua confusione di fronte a questa proposizione di sicuro non è granché spiritosa. Ma Eraclito la riprende, perché è un esempio semplice e ben conosciuto per ciò che considera come l’essenziale del logos. Chi nel linguaggio non vede nient’altro che uno strumento, per fissare e trasmettere una determinata conoscenza, non comprenderà mai qualcosa del senso profondo del mondo, così come esso appare nel linguaggio, e del significato autentico del logos. In Eraclito, quindi, la predilezione per i giochi di parole non è mai soltanto uno scherzo spiritoso, bensì un richiamo costante a questa singolare essenza duplice del logos, che ha significato univoco e tuttavia duplice.
Bruno Snell, Die Sprache Heraklis (1926)
Tr.it. di B.Maj: B.S., Il linguaggio di Eraclito, Corbo, Ferrara 1989, pp. 24-26
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