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“l’immaginazione”, n. 280

imm280In questo numero de “l’immaginazione”, in particolare:
due sequenze di testi (alcuni letti presso la Mediateca di San Lazzaro,
in occasione di RicercaBo 2013) di Silvia Tripodi e Mario Corticelli
e
un dialogo di Andrea Raos e Andrea Inglese
nel contesto della rubrica “gammmatica”

http://www.mannieditori.it/rivista/limmaginazione

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“l’immaginazione” n. 278

A gennaio 2014 “l’immaginazione” compie trent’anni.
Quello appena uscito è il numero di dicembre, n. 278.

In questo pdf  è possibile leggere – oltre all’indice del fascicolo – un’annotazione di Anna Grazia D’Oria,
e trovare le informazioni per l’abbonamento: la rivista può infatti ora essere
acquistata e letta non solo in formato cartaceo ma anche elettronico.

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http://www.mannieditori.it/rivista/limmaginazione

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pagine estive (o quasi) che vanno bene anche per l’autunno _ (8) due post su punto critico

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pagine estive (o quasi) che vanno bene anche per l’autunno _ (4) un articolo sulla scrittura asemantica: su “l’immaginazione”, n. 274

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nella rubrica ‘gammmatica’,
in «l’immaginazione», n. 274,
mar.-apr. 2013, p. 41

poi in PUNTO CRITICO: http://puntocritico.eu/?p=5615
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corrispondenza privata (4)_ da una mail a un sito

[…] in sintesi estrema (e non potendo ahimé affrontare una discussione o dialogo a struttura larga/ampia, distesamente nel tempo):

–– Non sono convintissimo della ‘stabilità’ e a volte dell’esistenza stessa di un rapporto diretto storia/scrittura (culture/scritture, culture/tracce); (spesso mi interessano più le sconnessioni, i salti, le estraneità radicali, le deviazioni, o le migrazioni o asimmetrie più o meno indirette di segni fra aree di storie e aree di tracce); (e, se anche mi incuriosiscono talvolta i link-fili-legami stretti, e questo certo accade, ciò accade non in un senso – diciamo – storicistico).

–– Penso sia dimostrabile che tutta un’area di kitsch e/o heideggerismo italiano abbia bizzarramente ‘liquefatto’ la critica testuale, purtroppo; però giudico altrettanto dotato di senso il fatto che nonostante ciò (e rifiutando quelle aree, beninteso) si debba e si possa invece anche ‘liquidare’ buona parte della ‘normale’ critica testuale (i suoi giri in bici testardi su mere omofonie, soli prestiti, rime, sintassi, retoriche, citazioni, intertestualità, fonti, stemmi), stabilmente assisa cioè solo su quell’idea o paradigma lineare che decine di migliaia di esempi testuali (e non testuali) hanno in questi ultimi quattro-cinque decenni aggirato, evitato, magari ignorato, costruendo tutt’altro. Fabbricando altri ambienti, altre case, altre architetture. (Come l’arte contemporanea, per altro, insegna). Continua a leggere