L’8 ottobre 2023, in occasione della Domenica di Carta 2023, la Biblioteca nazionale centrale di Roma sarà aperta al pubblico dalle 9:00 alle 19:00.
Il programma prevede visite guidate sui tesori, sui servizi e sulle sale della Biblioteca, tra cui la Sala Italo Calvino, il museo della letteratura italiana Spazi900 e un laboratorio creativo per bambini (6 -11 anni). Inoltre l’Ufficio Conservazione e Restauro della Biblioteca illustrerà le principali attività di prevenzione e restauro.
La “Biblioteca IsIAO” – Sala delle collezioni africane e orientali – approfondirà le peculiarità del libro orientale, mentre l’Istituto di Bibliografia Musicale (Ibimus) presenterà il volume di Giacomo Cardinali, Il giovane Mozart in Vaticano. L’affaire del Miserere di Allegri; seguirà il celebre Miserere di Gregorio Allegri, diretto dal M° Vincenzo Di Betta.
Dalle 9:30 alle 16:00 sarà possibile fare richiesta di volumi presso la postazione dedicata nella Galleria della Biblioteca. Ogni utente potrà richiedere in lettura un massimo complessivo di 10 opere durante tutta la giornata. Non sarà attivo il servizio di prenotazioni online e il prestito.
Per tutti gli eventi organizzati all’interno delle sale non è consentito l’accesso con le borse, che dovranno essere depositate nel guardaroba, messo a disposizione gratuitamente dalla Biblioteca.
Ingresso gratuito e prenotazione obbligatorie entro il 5 ottobre.
L’8 ottobre 2023, in occasione della Domenica di Carta 2023, la Biblioteca nazionale centrale di Roma sarà aperta al pubblico dalle 9:00 alle 19:00.
Il programma prevede visite guidate sui tesori, sui servizi e sulle sale della Biblioteca, tra cui la Sala Italo Calvino, il museo della letteratura italiana Spazi900 e un laboratorio creativo per bambini (6 -11 anni). Inoltre l’Ufficio Conservazione e Restauro della Biblioteca illustrerà le principali attività di prevenzione e restauro.
La “Biblioteca IsIAO” – Sala delle collezioni africane e orientali – approfondirà le peculiarità del libro orientale, mentre l’Istituto di Bibliografia Musicale (Ibimus) presenterà il volume di Giacomo Cardinali, Il giovane Mozart in Vaticano. L’affaire del Miserere di Allegri; seguirà il celebre Miserere di Gregorio Allegri, diretto dal M° Vincenzo Di Betta.
Dalle 9:30 alle 16:00 sarà possibile fare richiesta di volumi presso la postazione dedicata nella Galleria della Biblioteca. Ogni utente potrà richiedere in lettura un massimo complessivo di 10 opere durante tutta la giornata. Non sarà attivo il servizio di prenotazioni online e il prestito.
Per tutti gli eventi organizzati all’interno delle sale non è consentito l’accesso con le borse, che dovranno essere depositate nel guardaroba, messo a disposizione gratuitamente dalla Biblioteca.
Ingresso gratuito e prenotazione obbligatorie entro il 5 ottobre.
MAX ERNST A cura di Martina Mazzotta e Jürgen Pech Palazzo Reale – Milano 4 ottobre 2022 – 26 febbraio 2023
Apre il 4 ottobre a Palazzo Reale Milano, la prima retrospettiva in Italia dedicata a Max Ernst (1891-1976), pittore, scultore, poeta e teorico dell’arte tedesco, poi naturalizzato americano e francese.
Oltre400sono leopere tra dipinti, sculture, disegni, collages, gioielli e libri illustrati provenienti da musei, fondazioni e collezioni private, in Italia e all’estero.
Tra questi: la GAM di Torino, la Peggy Guggenheim Collection e il Museo di Ca’ Pesaro di Venezia, la Tate Gallery di Londra, il Centre Pompidou di Parigi, il Museo Cantini di Marsiglia, i Musei Statali e la Fondazione Arp di Berlino, la Fondazione Beyeler di Basilea, il Museo Nazionale Thyssen-Bornemisza di Madrid.
Una serie di eventi collaterali animeranno i mesi di apertura della mostra, prima tra tutti la rassegna su Max Ernst, il Surrealismo e il Cinema realizzata in collaborazione con il MIC, Fondazione Cineteca Italiana.
Una mostra Comune di Milano Cultura, Palazzo Reale ed Electa con la collaborazione di Madeinart
festival dell’archivio audiovisivo del movimento operaio e democratico dedicato al riuso creativo del cinema d’archivio
UnArchive – Found Footage Fest è l’edizione “numero zero” del festival promosso dall’Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico dedicato al riuso creativo del cinema d’archivio. In programma esperienze e percorsi artistici con proiezioni, dibattiti, concerti e performance audiovisive per riscoprire il footage cinematografico e interrogarsi sul ruolo della memoria e degli archivi nella cultura contemporanea
Dal 14 al 19 dicembre 2021 LIVE ALCAZAR Via Cardinale Merry del Val, 14b – Roma (Trastevere)
Ingresso gratuito fino a esaurimento dei posti disponibili
L’iniziativa si svolgerà nel rispetto della normativa anti Covid-19. Ingresso con presentazione obbligatoria di Super Green Pass
Prenotazione ai seguenti recapiti: +39 06 57305447 – eventi@aamod.it
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Da sempre l’ Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico è promotore della trasmissione della memoria collettiva della vita sociale e impegnato nella ricerca, raccolta, conservazione di documenti audiovisivi storici, di repertorio, di attualità, di ricostruzione narrativa, che ne permettano l’analisi, la conoscenza e la rielaborazione finalizzata alla creazione di opere contemporanee. Da questi obiettivi è nato il termine “unarchive ” (letteralmente “de-archiviazione”), sul quale l’AAMOD ha fondato alcune iniziative rivolte alle nuove generazioni creative, tra cui il Premio Zavattini UnArchive, Suoni & Visioni UnArchive, e L’aperossa UnArchive. Da queste premesse e a queste attività si aggiunge ora l’edizione zero di UnArchive Found Footage Fest, un evento di 6 giorni, dal 14 al 19 dicembre 2021 , nell’accogliente spazio del Live Alcazar di Roma (Trastevere), volto a raccontare esperienze e percorsi artistici che riscoprono il footage cinematografico e offrono nuovi spunti di riflessione e consapevolezza a chi si interroga sul ruolo della memoria e degli archivi nella cultura contemporanea.
Non solo cortometraggi e lungometraggi a base d’archivio, ma anche live performance artistiche e audiovisive, nel segno della manipolazione e risignificazione dei materiali e dell’ibridazione dei linguaggi del cinema, della musica, del teatro.
Il programma prevede tre slot di programmazione giornalieri: UnArchive Short, UnArchive Long, UnArchive Live costellati da incontri con gli autori e presentazioni, oltre ad alcune première ed eventi speciali, per un totale di 9 cortometraggi, 7 lungometraggi e 5 live performance.
Tra gli ospiti in calendario, il regista Marco Bellocchio, i musicisti Danilo Rea, Enzo Pietropaoli e Fabrizio Sferra, i performer di Artistico Collettivo e numerosi giovani videomaker che hanno fatto della “de-archiviazione” creativa e sperimentazione una costante nella produzione delle proprie opere audiovisive.
La selezione delle opere in programma è a cura di Marco Bertozzi, Giacomo Ravesi, Luca Ricciardi, Chiara Rigione.
L’ingresso è gratuito, fino ad esaurimento dei posti disponibili, previa presentaziono alla mail eventi@aamod.it
Alfonso Leoni, il genio ribelle
Il MIC di Faenza dal 1 ottobre al 19 gennaio dedica una mostra a una meteora dell’arte, indiscusso talento e innovatore, per celebrare i 40 anni della sua scomparsa
Un assoluto protagonista dell’arte contemporanea, un genio talentuosissimo e ribelle, purtroppo prematuramente scomparso. Ad Alfonso Leoni, nel quarantesimo anno della sua scomparsa, è dedicata la prossima grande mostra del MIC di Faenza. Un lungo lavoro di ricerca, a cura di Claudia Casali, in collaborazione con l’Archivio Leoni, che raccoglie per la prima volta in una antologica tutto il lavoro dell’artista, con l’obbiettivo di analizzare la ricca e intensa produzione dedita non solo alla ceramica ma anche ai diversi linguaggi della contemporaneità (pittura, grafica, design, scultura).
Nonostante Alfonso Leoni viva in provincia (studia arte e ceramica all’Istituto d’Arte Ballardini in cui, dal 1961, divenne anche docente di Arti Plastiche) la sua ricerca artistica è costantemente controcorrente, proiettata al nuovo: a scardinare la ceramica da meri aspetti tecnici e funzionali per elevarla a materia scultorea.
Leoni è figlio del proprio tempo. Un periodo quello di fine anni ’60 e ’70 di lotte e contestazioni che in arte si traduce in neoavanguardia: pop art, nuovo realismo, happening, performance e minimalismo. Si aggiorna sull’arte contemporanea e guarda a Fontana, a Leoncillo e allo stesso tempo all’arte giapponese. Capisce che gestualità, azione e imperfezione (la wabi-sabi, bellezza dell’imperfetto della filosofia buddhista) sono temi quasi intrinsechi al suo mezzo prediletto: l’argilla.
Il critico Enrico Crispolti lo prese sotto la propria ala e scrisse: “Interessava a Leoni il gesto più che il prodotto”. Ricordiamo le azioni di protesta e le performance presentati alle due edizioni del 1974 e 1976 del Premio Faenza, dove nella prima espone le proprie opere coperte da un lenzuolo come gesto critico contro la competenza della giuria e, nella seconda, distribuisce ai visitatori argilla cruda mentre lui distrugge con un martello sue vecchie opere, per poi impastarle in una grande sfera. E, infine, le “macchine celibi” del 1972-73, una serie di carrarmati eseguiti a colaggio che erano un chiaro segno di contestazione contro la guerra.
La sua produzione esplora le possibilità di altri materiali come la carta, la pittura e il metallo anche applicate al design arrivando, a volte, a soluzioni precorritrici dei tempi. Ricordiamo il Premio Faenza del 1976. Le “Vetrine archeologiche” una sorta di ready made che confonde la diacronia della storia in un’operazione che, in piccolo, ricorda quella realizzata da Damien Hirst nel 2017 con la mostra Treasures from the Wreck of the Unbelievable di Venezia o la pratica, oggi molto comune, di riutilizzare materiale di scarto come gli sfridi di lamiera per realizzare sculture o riciclare fogli di carta e cancellare pagine di patinate riviste di moda.
E poi il design applicato all’industria. Avvia la collaborazione prima con le Maioliche Faentine, poi con le tedesche Villeroy & Boch e Rosenthal, che riconobbero immediatamente il suo talento, fornendo atelier e assistenti per realizzare le sue innovative idee.
Nella sua pur breve carriera Leoni ha lasciato un’impronta e una eredità fondamentali per tutto il mondo della ceramica faentino e non solo. “Leoni è stato in grado di porre al centro della riflessione la ceramica, come provocazione, come canto fuori dal coro, metafora di cambiamento intellettuale innanzitutto. – spiega la curatrice Claudia Casali – Egli è ripartito dalla ceramica riconsiderandola dal punto di vista concettuale quale materiale dell’arte contemporanea. Aveva compreso che la ceramica era materia tanto antica quanto attuale”.
Per l’occasione verrà pubblicata da Silvana editoriale un’ampia monografia di 380 pagine, con oltre 400 immagini, a ripercorrere un’intensa, breve, carriera artistica.