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mg: lettura al teatro argentina, 28 marzo 2012

QUADERNI DI SCENA _ DRAMMATURGIA E POESIA
incontri a cura dei
QUADERNI DEL TEATRO DI ROMA
Attilio ScarpelliniPomeriggio del 28 marzo 2012: incontro con

Enrico Castellani (Babilonia Teatri)
e
Marco Giovenale

TEATRO ARGENTINA – SALA SQUARZINA

qui i video:

http://www.e-theatre.it/2012/06/05/QUADERNI-DI-SCENA-7—I-parte.cfm

http://www.e-theatre.it/2012/06/05/QUADERNI-DI-SCENA-7—II-parte.cfm

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oggi carlo bordini e mg a morlupo: reading alle h. 18 + presentazione di “poetica news”

presso l’Associazione Culturale PoEtica
e il Fondo Librario di Poesia Contemporanea
a Morlupo (Roma), Centro Libellula
– via San Michele 8 –

OGGI, sabato 2 marzo 2013, alle ore 18:00

Reading di poesia

I costruttori di vulcani di Carlo BordiniShelter_copertina_b
Luca Sossella Editore

Shelter di Marco Giovenale
Donzelli

§

Incontro a cura di Viviana Scarinci. È prevista inoltre la presentazione del primo numero di PoEtica News (1/2013) che ospita un inedito donato da Carlo Bordini e tre poesie inedite della poetessa finlandese Aino Suhola

§

la lettura su facebook:
https://www.facebook.com/events/488114041225320/

locandina dell’evento:
http://associazionepoetica.files.wordpress.com/2013/02/2-marzo-jpg.jpg

___________________________________

http://vivianascarinci.wordpress.com/
________________________________

CENTRO LIBELLULA
Servizi per il lavoro e per la cultura
Via San Michele, 8
00067 Morlupo Roma
tel 06 98267808
_____________________________

ASSOCIAZIONE PoEtica
Fondo Librario di Poesia Contemporanea
info associazionepoetica [at] gmail [dot] com
http://associazionepoetica.com/
______________________________

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carlo bordini e mg: lettura di poesie a morlupo, sabato 2 marzo

presso l’Associazione Culturale PoEtica
e il Fondo Librario di Poesia Contemporanea
a Morlupo (Roma), Centro Libellula
– via San Michele 8 –

sabato 2 marzo 2013, alle ore 18:00

Reading di poesia

I costruttori di vulcani di Carlo BordiniShelter_copertina_b
Luca Sossella Editore

Shelter di Marco Giovenale
Donzelli

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Incontro a cura di Viviana Scarinci. È prevista inoltre la presentazione del primo numero di PoEtica News (1/2013) che ospita un inedito donato da Carlo Bordini e tre poesie inedite della poetessa finlandese Aino Suhola

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la lettura su facebook:
https://www.facebook.com/events/488114041225320/

locandina dell’evento:
http://associazionepoetica.files.wordpress.com/2013/02/2-marzo-jpg.jpg

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http://vivianascarinci.wordpress.com/
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CENTRO LIBELLULA
Servizi per il lavoro e per la cultura
Via San Michele, 8
00067 Morlupo Roma
tel 06 98267808
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ASSOCIAZIONE PoEtica
Fondo Librario di Poesia Contemporanea
info associazionepoetica [at] gmail [dot] com
http://associazionepoetica.com/
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dietro le curvature

Considerate il teatro occidentale degli ultimi secoli: la sua funzione è essenzialmente quella di manifestare ciò che si ritiene segreto (i «sentimenti», le «situazioni», i «conflitti»), nascondendo gli artifici stessi di questa esteriorizzazione (i macchinari, le tele dipinte, il trucco, le sorgenti d’illuminazione). La scena all’italiana è lo spazio di questa menzogna: tutto accade in uno spazio furtivamente dischiuso, sorpreso, spiato, assaporato da uno spettatore celato nell’ombra. Questo spazio è teologico, è lo spazio della Colpa: da un lato, in una luce ch’egli finge di ignorare, sta l’attore – cioè il gesto e la parola –, dall’altro, nel buio della notte, il pubblico, ovvero la coscienza.

Roland Barthes, L’impero dei segni (1974),
tr. it. di M.Vallora, Einaudi, Torino 1984; 2004: p. 71.
Si sostituisca a «teatro» e «scena» la parola «poesia».



Da Affabulazione, di Pier Paolo Pasolini:

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Ombra di Sofocle:

Nel teatro la parola vive di una doppia gloria,
mai essa è così glorificata. E perché?
Perché essa è, insieme, scritta e pronunciata.
È scritta, come la parola di Omero,
ma insieme è pronunciata come le parole
che si scambiano tra loro due uomini al lavoro,
o una masnada di ragazzi, o le ragazze al lavatoio,
o le donne al mercato – come le povere parole insomma
che si dicono ogni giorno, e volano via con la vita:
le parole non scritte di cui non c’è niente di più bello.
Ora, in teatro, si parla come nella vita.

[…]

Se fossi stato solo un poeta,
te lo spiegherei con le sole parole!
Ma io sono più che un poeta; perciò
le parole non mi bastano; occorre che tu,
tuo figlio, lo veda come a teatro; occorre che tu completi
l’evocazione della parola con la presenza di lui,
in carne e ossa, magari mentre nudo fa l’amore
– o qualcuno di analogo a lui e, comunque anch’esso
in carne e ossa – con le sue membra scoperte.
Devi vederlo, non solo sentirlo;
non solo leggere il testo che lo evoca,
ma avere lui stesso davanti agli occhi. Il teatro
non evoca la realtà dei corpi con le sole parole
ma anche con quei corpi stessi…

Padre:

Ebbene?

Ombra di Sofocle:

L’uomo si è accorto della realtà
solo quando l’ha rappresentata.
E niente meglio del teatro ha mai potuto rappresentarla.

[…]

Padre:

Se le parole non bastano… c’è la realtà…

 […]

*

Sono qui, in Affabulazione, offerte le stesse osservazioni – chiaramente di origine aristotelica – che Pasolini fa, a proposito del cinema, in Empirismo eretico. Il carattere ostensivo tanto del teatro quanto del cinema è in linea di massima una sorta di verità autoevidente. Come il cinema, anche il teatro – pur se in misura diversa o ridotta – presenta il reale attraverso il reale. (So bene che i valori compressi o precipitati nel verbo «presenta» sono connotati alla radice da uno sguardo maschile). (Continuo, sapendolo).

In Affabulazione siamo però – in tutta evidenza – entro un teatro del tempo, della durata cronologica, della localizzazione. Siamo nel libero uso di (o in una teoria che comunque fa riferimento a) unità aristoteliche, appunto. Né disindividuazione né fuga dalla trama né dominio dei significanti sembrano in campo. Se il padre urla (e non balbetta) in scena, anche questo urlare è un significato. La pellicola lineare, la tessitura, trama, non salta. Né si è di fronte a uno smembramento vocalico puro di qualcosa che poteva pretendere di preesistere alla distruzione. Siamo semmai all’integro, integerrimo; ci troviamo in compagnia di realia pressoché intatti, per quanto ideologicamente (dati come) corrotti, che vengono significati da altri realia ancora – non meno integrali, nelle loro caratteristiche formali. E comunicative.

Comunicano, fra l’altro la realtà della regalità del figlio. Il regicida, nel rovesciamento pasoliniano, è infatti il padre. Il padre abbatte il vitalismo non solo del proprio figlio, ma di una generazione intera che si rifiuta perfino di interessarsi all’uccisione dei genitori. Il vecchio potere così anticipa, sopravanza e schiaccia il possibile o impossibile nuovo.

*

[Parentesi di domanda (a Pasolini, forse). Perché replicare – sia pure dal rovescio – la finzione quotidiana dell’impalcatura del reale, le convenzioni e convinzioni, in letteratura, in poesia? La scrittura non è semmai precisamente l’allontanamento? O, almeno, un allontanamento? È il bersaglio che si allontana e costringe l’osservatore-arciere a corrergli dietro, raddoppiando, moltiplicando la difficoltà del tiro. L’oggetto testuale è dietro un orizzonte non piatto, ma dovuto a (costituito da) una curvatura]

*

Se da un lato Pasolini e il teatro di dizione-parola-rappresentazione-realtà-contenuto (o oggi un teatro pop, o stancamente neo-artaudiano, o di narrazione) operano un raddoppiamento del reale, del reale interpretato, fanno mimesi del falso, o del costruito, dunque falsificazione al quadrato, almeno Pasolini studiava come inserire in tutto ciò il plastico (nelle troppe accezioni) che avrebbe minacciato e minato – a suo dire – quella fictio(n). Il trucco antitrucco.

Pasolini nella sua opera dava insomma, al (presunto) contenitore retorico semistabile (borghese), taluni contenuti instabili e aggressivi che supponeva lo avrebbero fatto saltare. (O: che Pasolini per primo vendeva a se stesso come capaci di farlo saltare).

Il teatro dell’aneddoto invece, quello dei contenuti-contenuti, specie se fatto da quelli che Bene chiamava caratteristi (oggi magari macchiettisti), era ed è spettacolo pieno (e spettacolo di uno spettacolo che ormai hanno/abbiamo introiettato: il falso essendo un momento di quel che chiamammo e chiamiamo vero).

A questo punto, da cosa sentire diversità? Da che punto del problema teatro far scattare la tagliola del problema per la poesia? (O: la tagliola del problema che la poesia in sé è?). (O: saranno questioni o problemi che si parlano e si implicano?).

Forse è, questo, un falso problema. O forse gli va trovata altra forma, esposizione. Personalmente qui solo un cenno:

i testi in versi e prosa portati all’Argentina il 28 marzo scorso (così come il lavoro di Babilonia Teatri, che trovo in qualche modo in risonanza) sono materiale dubbioso, dubitante; non strategicamente ma proprio originariamente umbratile/umbrifero. E, in quanto organismi, si spostano, penso: cioè non vanno verso il cosiddetto pubblico, verso i tiratori. E quell’arciere lì che già correva righe sopra [nella parentesi] deve correre ancora, e di più, se vuole anche solo individuare il segno. Per: spostarsi oltre la curvatura del discorso.

Shelter e In rebus sono testi che non vogliono fare la grazia, al pubblico, della finzione quadra a cui è già avvezzo.

“Storia dei minuti”, “Shelter”, “In rebus”

è di questo mese l’uscita (per le edizioni Zona) della raccolta In rebus, con i testi del premio Antonio Delfini, e altri inediti.

ne leggo alcuni oggi stesso, 22 marzo, nel contesto di TeramoPoesia, insieme a poesie da Storia dei minuti (Transeuropa) e Shelter (Donzelli).


[replica] _ su alcune linee di scrittura in questi anni

da un post del 26 marzo 2011

*

una precisazione sui testi. mi sono trovato a colloquio con due amici, recentemente (che hanno fra l’altro le stesse iniziali, noto ora!), e in entrambi ho trovato una non completa messa a fuoco della differenza e distanza tra due modi di scrittura alla base di vari libri.

mi spiego.

se si parla di tecnica del cut-up, di prelievi, sought prose oppure poems, eccetera, si parla di Lie lie, A gunless tea, oppure di CDK, di Quasi tutti, di Macchinazione per fiori, o della sezione di prose (solo di quella però!) in La casa esposta o in Shelter.

se si parla di “handwriting”, dunque se intendiamo scrittura non di cut-up, non di assemblaggio ecc., ma scrittura di testi (in prosa) o in versi diretta & “classica” (!) (nel mio caso non so che significhi ciò), allora abbiamo Criterio dei vetri, Numeri primi, Storia dei minuti, Soluzione della materia, le poesie de La casa esposta e di Shelter, Altre ombre, Superficie della battaglia, A rhyme mirror, Double click, Endoglosse.

sono due linee completamente distinte, anche se possono coesistere nello stesso libro (mettendolo più o meno in crisi, da dentro: altro elemento aggiunto).

le poesie de La casa esposta, per esempio, non sono esito di cut-up. mi sembra incredibile doverlo dire, ma evidentemente è stato pensato e qualche precisazione devo pur annotarla.