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kunst meran / merano arte: “the poetry of translation” (13 nov. 2021 – 13 feb. 2022)

Bruno Munari, Supplemento al dizionario italiano, (Corraini Edizioni 2006) © 1963 Bruno Munari. Tutti i diritti riservati alla Maurizio Corraini s.r.l.

THE POETRY OF TRANSLATION
A cura di Judith Waldmann
13.11.2021 – 13.02.2022
Kunst Meran Merano Arte
Via Portici 163, Merano

[…] what I consider to be one of the most important arts of the future:
the art of translation.

Édouard Glissant (1928-2011)

Kunst Meran / Merano Arte indaga l’appassionante fenomeno della traduzione attraverso una mostra collettiva. 30 importanti artisti e artiste, nazionali e internazionali, proporranno oltre 70 lavori capaci di far luce sul processo della traduzione da prospettive inedite. Per la prima volta, saranno messe in relazione le opere di artiste e artisti tra cui Annika Kahrs, Anri Sala, Babi Badalov, Ben Vautier, Carla Accardi, Cerith Wyn Evans, Christine Sun Kim & Thomas Mader, Ettore Favini, Elisabetta Gut, Franz Pichler, Irma Blank, Jorinde Voigt, Kader Attia, Katja Aufleger, Ketty La Rocca, Kinkaleri, Lawrence Abu Hamdan, Lawrence Weiner, Leander Schwazer, Lenora De Barros, Maria Stockner, Mirella Bentivoglio, Siggi Hofer, Slavs and Tatars, Tomaso Binga.

Traendo ispirazione dalla condizione multilingue vissuta in Alto Adige e dalla sua complessa storia di convivenza interetnica, Kunst Meran Merano Arte si pone come il contesto ideale per una mostra dedicata alla traduzione, che intende porre interrogativi su concetti quali l’identità, il multiculturalismo, la diversità.

THE POETRY OF TRANSLATION guarda al complesso processo della traduzione tanto in qualità di fonte di partecipazione, comprensione internazionale, creatività, genio e poesia quanto come possibile causa di incomprensioni ed esclusioni. La traduzione è intesa come un processo creativo da cui scaturisce sempre qualcosa di nuovo.

A partire dalla traduzione di tipo linguistico, la mostra allarga l’indagine alla trasposizione di ulteriori sistemi segnici (artistici) come la musica, il canto, la danza, la luce, i codici digitali o la pittura. Attraverso alcune opere esposte, in cui unità di codice morse sono tradotte in segnali luminosi (Cerith Wyn Evans, Goodnight Eileen, 1982) o la musica in disegno (Jorinde Voigt, Ludwig van Beethoven – Sonate Nr. 1 bis 32, 2012), l’esposizione intende porre interrogativi come: cosa succede quando un sistema viene trasferito in un altro? E cosa accade quando un visitatore non è in grado di decifrare il codice di un sistema di segni e si ritrova a confrontarsi con degli schemi astratti?

Le ricerche contemporanee sono inoltre accompagnate da due excursus storici: una sala è dedicata alle lingue artificiali. Tanto l’esperanto che il linguaggio internazionale per immagini isotype (sviluppati, rispettivamente, nel 1887 da Ludwik Zamenhof e nel 1925 da Otto Neurath) ci raccontano il desiderio di un mondo antinazionale e senza traduzioni. Una seconda sala si confronta con la poesia visiva e concreta degli anni ’60 e ’70, dando spazio – in particolare – a un gruppo di artiste che erano state riunite da Mirella Bentivoglio in occasione della mostra Materializzazione del Linguaggio, realizzata in occasione della Biennale di Venezia del 1978, che aveva aperto prospettive inedite e dato spazio alla visione femminile del linguaggio e alla traduzione del linguaggio in forme visive.

La mostra prevede un ampio programma di iniziative, di offerte didattiche, visite guidate e incontri, tra cui un artist talk di Francesca Grilli, un concerto di Alessandro Bosetti, in collaborazione con Ensemble Conductus, e una performance di Kinkaleri.

Il percorso espositivo è completato da due opere di arte pubblica realizzate da Lawrence Weiner e Heinz Gappmayr presso l’ospedale di Merano.

È attesa per dicembre 2021 la pubblicazione di un volume edito da Mousse Publishing con una raccolta di testi inerenti alle opere in mostra.

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oggi su antinomie: “sei trame asemiche”, di ada de pirro

Ada De Pirro sulla pratica dell’asemic writing:
Francesca Biasetton, Laura Cingolani, Mariangela Guatteri,
Floriana Rigo, Tommasina Bianca Squadrito, Martina Stella

antinomie.it/index.php/2021/03/08/sei-trame-asemiche/

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carta da parato / tomaso binga. 1976

“Tomaso Binga’s [=Bianca Menna’s] installation ‘Carta da parato’ (Wallpaper) (1976-2017) […]. In 1976, the artist filled every wall space in an upper-middle-class house with wallpaper on which she had manually written ‘a-semanticized’ graphic markings. The artist, wearing an outfit made of the same paper, alludes to the Italian expression ‘being wallpaper’, normally attributed to women who, in certain contexts, had to keep their thoughts and opinions to themselves”.

(Benedetta Carpi De Resmini, curator – with Laima Kreivitė – of the art exhibition and catalog “M/A\G/M\A. Body and Words in Italian and Lithuanian Women’s Art from 1965 to the Present”. Exhibit held in Rome, Jan. 25th – Apr. 2nd, 2018; and Vilnius, Apr. 14th – Jun. 4th, 2018. Catalog published by Quodlibet, p. 75)

“coazione a mostrare. omaggio a romana loda”: a brescia dal 3 ottobre

La Galleria dell’Incisione (Via Bezzecca 4 – Brescia) e A Palazzo Gallery rendono omaggio a Romana Loda, coraggiosa gallerista che dagli anni Settanta ha svolto a Brescia un ruolo fondamentale nella valorizzazione dell’arte femminile.

Le mostre sono accompagnate da un catalogo con testo di Raffaella Perna.

Le gallerie bresciane Galleria dell’Incisione e A Palazzo Gallery rendono omaggio con due mostre parallele a Romana Loda, coraggiosa gallerista scomparsa nel 2010, che dagli anni Settanta ha svolto a Brescia un ruolo fondamentale nella valorizzazione dell’arte femminile.

“Le sue scelte curatoriali — scrive in catalogo Raffaella Perna — hanno contribuito a denunciare l’assenza delle donne nel contesto dell’arte italiana, e a porre in evidenza come tale emarginazione non fosse un dato naturale e immutabile, ma, viceversa, fosse legata a precise condizioni storiche, sociali e culturali”.

Prendendo spunto da “Coazione a mostrare”, prima mostra di sole donne organizzata da Romana Loda nel 1974, la Galleria presenta una scelta di lavori storici di Mirella Bentivoglio, Tomaso Binga, Carla Cerati, Betty Danon, Amelia Etlinger, Elisabetta Gut, Ketty La Rocca, Lucia Marcucci, Verìta Monselles, Gina Pane, Berty Skuber.

Una selezione di artiste “che hanno esposto nelle numerose mostre curate da Loda, in spazi pubblici e privati o nella sua galleria, e che con lei hanno condiviso progetti artistici e spesso esperienze di vita. Ma che soprattutto, come lei, hanno avvertito l’urgenza di impegnarsi fino in fondo nel mondo dell’arte, in un momento storico in cui in Italia essere donna e artista, come confida Ketty La Rocca a Lucy Lippard nel 1975, era ancora «di una difficoltà incredibile»”.

incisione.com/mostre/omaggio-a-romana-loda/

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recensioni recenti a “scrivere disegnando” (ginevra) + proroga della mostra

SCRIVERE DISEGNANDO
Quand la langue cherche son autre
@ Centre d’Art Contemporain, Genève

EXHIBITION time will be EXTENDED:
it will be open until the 23rd of August

Curators : Andrea Bellini and Sarah Lombardi
Section documentaire : Sara De Chiara
Programme public : Étudiant·e·s Work.Master de la HEAD – Genève
avec la complicité de Pierre Leguillon, artiste et enseignant

En collaboration avec la Collection de l’Art Brut, Lausanne

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two recent reviews:

Daniel Horn @ Artforum
https://www.artforum.com/print/reviews/202004/writing-by-drawing-82570

Harry Burke @ Frieze
https://frieze.com/article/modernity-history-unwritten

& more:

Alexia Lanta Maestrati @ Le Journal des Arts
https://www.lejournaldesarts.fr/expositions/ecrire-en-dessinant-148895

Ginevra Bria @ domus
https://www.domusweb.it/it/arte/2020/01/21/ginevra-quando-la-lingua-cerca-il-suo-altro.html

Andrea Cortellessa @ doppiozero
https://www.doppiozero.com/materiali/scrivere-disegnando-incontri-ravvicinati-ginevra

Riccardo Venturi @ Flash Art
https://flash—art.it/article/on-view-riccardo-venturi/

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feminist works (e scritture desemantizzate) di tomaso binga dal 29 al mascherino

facebook.com/events/s/tomaso-binga-feminist-works-19/549501002316662/

29 feb, h. 18:30

Mascherino Arte Contemporanea, via del Mascherino 24, Roma

ITA:

La Galleria Mascherino è lieta di annunciare l’inaugurazione sabato 29 febbraio 2020 della mostra antologica Tomaso Binga: Feminist Works 1970-1980. L’esposizione ripercorre l’attività dell’artista, performer e poetessa visiva Tomaso Binga e i suoi legami con il pensiero femminista attraverso una vasta selezione di opere appartenenti alle diverse serie da lei realizzate tra l’inizio degli anni Settanta e la metà degli Ottanta: dai Polistirolo alla Scrittura desemantizzata, dalla Scrittura vivente alla Carta da Parato, dal Dattilocodice sino al ciclo di dipinti Biographic. Nella sua ricerca Binga ha sfidato i limiti tra maschile e femminile, tra pratiche dominanti e subalterne, tra la convenzionalità della scrittura verbale e la soggettività del corpo, con l’obiettivo di trasformare le strutture simboliche e sociali della cultura patriarcale. Già nella scelta di adottare uno pseudonimo maschile, in occasione della sua prima mostra personale nel 1971, emerge la volontà dell’artista di denunciare le disparità tra uomo e donna presenti nel sistema dell’arte: “Il mio nome maschile”, scrive all’epoca Binga, “gioca sull’ironia e lo spiazzamento; vuole mettere allo scoperto il privilegio maschilista che impera anche nel campo dell’arte, è una convenzione per via di paradosso di una sovrastruttura che abbiamo ereditato e che come donne vogliamo distruggere”. Da questa consapevolezza Binga dà avvio a un lavoro di decostruzione delle rappresentazioni stereotipate del femminile, a partire dalla serie dei Polistirolo (dal 1971): piccole scatole da imballaggio di polistirolo bianco trasformate in teatrini entro cui l’artista incolla immagini trouveés tratte dal mondo della pubblicità e dei mass-media. Con un’attitudine da bricoleuse, in queste opere Binga demistifica con sguardo ironico la feticizzazione e l’erotizzazione del corpo delle donne, il rapporto tra cultura cattolica e società del consumo, l’interiorizzazione di modelli estetici imposti e omologanti.
A questa fase risale anche la ricerca sulla Scrittura desemantizzata, una scrittura “silenziosa” dove le parole vengono snervate sino a divenire segni grafici illeggibili, che conservano la memoria della scrittura, ma non significano più, evocando i tanti silenzi imposti storicamente alle donne: “La mia è una scrittura subliminale, nel senso che essa agisce (vorrei che agisse) dentro di noi senza essere distratti dal significato corrente delle parole e senza essere frastornati dal suono delle parole stesse: allora si può anche definire una scrittura silenziosa”. Con questa nuova grafia Binga testa il limite tra comunicazione verbale ed espressione gestuale, tra scrittura alfabetica e disegno, ideando una serie di opere tra le più significative del suo percorso, realizzate su carta, come Mettere bianco su nero (1972), Bianco nero con vista (1974), Lettera rossa (1974), Lettera strappata con ardore (1974), o nelle tre dimensioni, come nel caso dello Strigatoio (1974). Quest’ultimo è già all’epoca un oggetto desueto, tradizionalmente usato dalle donne per lavare i panni al fiume, scelto dall’artista sia come simbolo del lavoro domestico non retribuito delle donne, sia come simbolo del rapporto di sorellanza che si veniva a creare al di fuori dello spazio chiuso della casa.
A partire dal 1976 la Scrittura desemantizzata assume scala ambientale nell’installazione Carta da parato, in cui Binga traccia i suoi segni indecifrabili su rotoli di tappezzeria usati per ricoprire le pareti di spazi pubblici e privati: questa importante fase del suo lavoro è documentata in mostra dall’opera Guardo ma non scrivo (1977), dove con un processo di mise en abîme caratteristico delle ricerche di area concettuale del periodo, Binga incolla sulla carta da parati una fotografia a colori incorniciata che la ritrae, di spalle, davanti a un suo precedente lavoro della serie Carta da parato, nel quale, come in un gioco di scatole cinesi, è a sua volta visibile l’immagine dell’installazione da lei realizzata in occasione della mostra collettiva Distratti dall’ambiente (Riolo Terme, 1977).
La Scrittura desemantizzata di Binga, nelle sue varie declinazioni, non agisce soltanto sui limiti tra segno verbale e segno grafico, ma anche sul limite tra la convenzionalità della parola e il suo valore soggettivo, tra il carattere universale e quello personale del linguaggio. Per tale ragione, benché diversa sul piano formale, essa può essere considerata il diretto antecedente delle Scritture viventi, realizzate da Binga a partire dal 1976, in cui l’artista si fa ritrarre nuda, dalla sua amica fotografa Verita Monselles, mentre assume con il proprio corpo la forma delle lettere alfabetiche, lavorando anche in questo caso sulla soglia tra segno linguistico e immagine, tra l’universalità del linguaggio verbale e la singolarità del corpo che, fotografato, conserva i tratti unici della persona. A questa serie appartiene l’opera in mostra intitolata Lettera N come NO (1977), che da un lato richiama il celebre dipinto dei primi anni Sessanta di Mario Schifano e la recente lotta per il referendum abrogativo sulla legge sul divorzio, che nel 1974 aveva visto schierati in prima linea, insieme al Partito radicale, la gran parte dei gruppi femministi italiani, dall’altro, può essere letto come una dichiarazione di rifiuto radicale della cultura patriarcale.
Più vicina alle soluzioni iconico-verbali della Poesia Concreta è l’opera appartenente alla serie Dattilocodice, presentata nell’ambito della Biennale di Venezia del 1978 nell’ormai storica mostra di sole donne Materializzazione del linguaggio, curata da Mirella Bentivoglio, che all’epoca interpreta gli “ideogrammi miniaturizzati” di Binga, creati con la macchina da scrivere sovrapponendo due diversi segni alfabetici, come una forma di “recupero invenzione dell’archetipo linguistico attraverso la tecnologia”. Alla ricerca di un linguaggio più autentico e primigenio, Binga nel Dattilocodice mette in scena un nuovo alfabeto in cui simbolo grafico e icona si mescolano, e che pur realizzato con i mezzi dell’occidente moderno, chiama in causa la qualità originaria e arcaica del geroglifico.
Immagine e scrittura tornano a fondersi, con effetti squisitamente pittorici, nella serie Biographic, realizzata a partire dal 1984 ed esposta nel 1985 alla Quadriennale di Roma: in questi quadri di grandi dimensioni Binga si confronta con la pittura, che viene assorbita e si espande sulla trama grossa della tela formando immagini in cui, scrive Binga, “l’archetipo e il futuribile, l’arazzo e il computer, il passato e il presente si mescolano in una sorta di ballata senza fine”. Anche in questo caso, il richiamo alla biografia presente nel titolo serve a creare un ponte tra l’universalità del linguaggio verbale e la soggettività della vita, perché se il personale è politico anche il linguaggio lo è.

In occasione dell’inaugurazione Tomaso Binga terrà una performance fonetica.

ENG:

The Galleria Mascherino is pleased to announce the inauguration of the anthological exhibition Tomaso Binga: Feminist Works 1970-1980 that will be held Saturday February 29, 2020.

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28 gennaio 2020, ginevra: scrivere disegnando. quand la langue cherche son autre

Scrivere Disegnando
Quand la langue cherche son autre

En collaboration avec la Collection de l’Art Brut, Lausanne
(28 et) 29.01 – 03.05.2020

https://centre.ch/fr/exhibitions/scrivere-disegnando/

Avec des œuvres de Vincenzo Accame, Rosaire Appel, Tchello d’Barros, Roland Barthes, Gianfranco Baruchello, Tomaso Binga, Irma Blank, Nick Blinko, Alighiero Boetti, Marcia Brauer, Frédéric Bruly-Bouabré, Elijah Burgher, Axel Calatayud, Gaston Chaissac, Laura Cingolani, Guy de Cointet, Aloïse Corbaz, Dadamaino, Betty Danon, Hanne Darboven, Michel Dave, Michael Dean, Mirtha Dermisache, Emmanuel Derriennic, Jean Dubuffet, Giordano Falzoni, León Ferrari, Chiara Fumai, Pepe Gaitán, Jill Galliéni, Ryan Gander, Anne-Marie Gbindoun, Marco Giovenale, Rafael González, Josef Grebing, Mariangela Guatteri, Gustav, Elisabetta Gut, Brion Gysin, Emma Hauck, Takanori Herai, Joseph Heuer, Susan Hiller, Steffani Jemison, Carlo Keshishian, Annalies Klophaus, Maria Lai, Fabio Lapiana, Louise Lavallée-Tournay, Jürg Lehni, Dwight Mackintosh, Kunizo Matsumoto, Viviane Van Melkebebeeke, Reinhold Metz, Henri Michaux, Miriam Midley, Bruno Munari, JB Murray, Francis Palanc, Giulio Paolini, Luca Maria Patella, Enzo Patti, Jérôme Peignot, Jean Perdrizet, Nathalie Perrin, Laure Pigeon, Renata Prunas, Justine Python, Svetlana Rabey, Carmen Racovitza, Judit Reigl, Jane Ruffié, Valeri Scherstjanoi, Salome Schmuki, Greta Schödl, Luigi Serafini, Jeremy Shaw, Hélène Smith, Ivana Spinelli, Martina Stella, Lina Stern, Laurence Sterne, Barbara Suckfüll, Jenna Sutela, Cecil Touchon, Jeanne Tripier, Pascal Vonlanthen, August Walla, Robert Walser, Galaxia Wang, Melvin Way et Adolf Wölfli.

instagram.com/p/B7qClygF2ic/

PDF della pagina in rete:
https://slowforward.files.wordpress.com/2019/11/scrivere-disegnando-e28093-centre-de28099art-contemporain-genc3a8ve.pdf

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galleria nazionale d’arte moderna (roma), 11 dicembre, “parole e immagini: la poesia visiva a firenze e a roma”

Giornata di studi

Parole e immagini: la poesia visiva a Firenze e a Roma

paroleimmagini

Mercoledì 11 dicembre 2013

Sala del mito, presso la

Galleria nazionale d’arte moderna e contemporanea

Viale delle Belle Arti 131 – Roma

Mercoledì 11 dicembre 2013 nella Sala del mito della Galleria nazionale d’arte moderna si terrà una giornata di studi dedicata a Parole e immagini: la poesia visiva a Firenze e a Roma. In occasione dei cinquant’anni dalla nascita del Gruppo ’70 la giornata di studi Parole e immagini: la poesia visiva a Firenze e a Roma, a cura di Raffaella Perna e Claudio Zambianchi, intende promuovere una riflessione sulle sperimentazioni verbovisive emerse in Italia nella prima metà degli anni Sessanta, concentrando l’attenzione sui contesti, particolarmente, vitali di Firenze e Roma. Attraverso il contributo di storici dell’arte, studiosi di letteratura e artisti si metteranno a fuoco i nodi critici al centro di questa area espressiva: l’esigenza di uscire dai confini delle singole discipline, l’analisi del rapporto tra arte e ideologia, la critica al sistema mass-mediatico e alla rappresentazione stereotipata del femminile e delle minoranze sono tra le questioni cardine affrontate, sotto i profili teorico ed estetico, dagli artisti legati all’esperienza di Gruppo ’70 e più in generale dalla poesia visiva italiana. La giornata di studi prevede l’intervento di alcuni studiosi – Marcello Carlino, Aldo Mastropasqua, Giorgio Patrizi, Giorgio Zanchetti – e di protagonisti di questa tendenza – Mirella BentivoglioTomaso BingaLucia MarcucciLamberto Pignotti, – che, con la loro testimonianza, contribuiranno a delineare gli scambi intercorsi tra la realtà romana e quella fiorentina, l’esperienza e gli sviluppi del Gruppo ’70, la posizione delle donne artiste all’interno della scena culturale italiana degli anni Sessanta.

La giornata di studi si realizza con il contributo della Galleria Frittelli Arte Contemporanea di Firenze.

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Programma della giornata

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