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fioriture

splendido fiorire – su facebook e ovunque – di premi, stage, iniziative, riviste, master, mostre, grandi opportunità, residenze d’artista, in Italia e fuori, rassegne in galleria, bandi per installazioni e ‘valorizzazioni’, e via e via: A PAGAMENTO.

attenzione dunque: le PERSONE e strutture che mi invitano a cose di questo genere (per partecipare, figurarsi; e per giudicare, figurarsi al quadrato) devono sapere che clicco subito su “entry fees” e – se trovo che è il lucro il motore o base – tolgo logicamente la ‘facebook friendship’, oltre a non partecipare (come del resto è la regola o quasi).

replica _ inesperienza di chi? dove?

Non so se qualcuno in altri thread in giro per la rete ha già fatto cenno alle tesi sull’”inesperienza” e sui “traumatizzati senza trauma” daccapo ancora ripetute da Scurati (cfr., in questo post, l’inizio del video dell’incontro).

Personalmente rinvio a http://www.nazioneindiana.com/2008/03/10/variazioni-meridiano-5-marco-giovenale/ per brevità, non potendo andare a pescare troppi altri materiali.

N.B.:
A (lauto) pagamento, organizzo visite guidate ai luoghi dei traumi. Su appuntamento. Email e telefono soliti.

*

[11 mag. 2011]

poche osservazioni sulla distribuzione libraria (#01: VENDREVOIR)

non casualmente,

è di questi giorni non la baggianata ma l’iterazione della baggianata secondo cui non si trovano, non sono letti, non si possono comprare, quindi non esistono (in un contesto in cui esistere=vendere=farsi vedere) autori e libri che non siano entrati nella pentola o scatola messaggerie feltrinelli pde mondadori cda et alii.

[al posto del verbevoir di Villa, il vendrevoir della distribuzione grossa]

però. gli incapaci di lettura sono incapaci di osservare come le cose sono cambiate intorno (perché — appunto — non osservano la vitalità/verità di paesi che prima di noi hanno raggiunto e popolato zone dove l’Italia approda appena ora).

da questa incapacità che li blocca (e li disegna), quegli incapaci di lettura prendono spunto non per ridurre gap e lacune proprie, ma per calunniare chi già da anni si trova dove loro non arrivano nemmeno con lo sguardo.

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è buffo

che gli intellettuali prendano feltrinelli a modello di libreria, quando tutti i libri che arrivano lì sono tutti i libri che costoro cercano disperatamente o non disperatamente di farsi arrivare gratis a casa (perché non hanno voglia o tempo o soldi di andare davvero da feltrinelli, e perché pervicacemente si rifiutano di vedere quello che altre librerie vendono).

se è la libreria generalista il modello, perché scrivete agli editori o comunque vi aspettate che vi mandino a casa il filetto fresco? se non è la libreria generalista il modello, perché calunniate gli editori e i librai che non prendono parte alla macelleria?

la risposta a tutto è: la distribuzione grossa sostituisce il criterio.

(come il sistema distributivo retroagisce sull’intera filiera del libro fino alla mano che scrive, così — in avanti — predetermina le scelte di chi parlerà dei libri).

da ciò una proposta immodesta: sostituire alla definizione “critica letteraria” la più concreta label “critica del venduto”.