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i buonisti col basto / differx. 2022
Nei giorni di novembre ’22 in cui Charles Bernstein è stato in Italia (6 date, 6 letture/incontri ampiamente frequentati, da nord a sud), ossia [lèggasi:] “nei giorni in cui in Italia per la prima volta è stato presente presentato e leggente uno dei maggiori autori statunitensi che da mezzo secolo fa sperimentazione letteraria, e di cui da 20 anni perfino in Italia si parla”, bon, in tali giorni non un solo assertivo o lirico ha avuto la buona creanza di onorare i propri proclami di democrazia poetica & imparziale ascolto dell’atro autre, facendo capolino ad ascoltare.
E bon, o voi, ve lo dico: farete pure lirica decente, scriverete opimi saggi e saggiamente recensirete i sodali vostri sulla Repubblica24ore della Sera della domenica, sdoganerete il rondone e i sonetti, invocherete respect pei vostri metri di a-capo, dirigerete o sarete diretti da collane e catene, sfilerete in questo o quel festival o quaderno tatuati da neocatecumenali del mito, ma di un ascolto che sia uno, none, zero, col c**** che siete capaci.
E se non scomodate le vostre dilicate terga per andare a sentire gratis Bernstein, o Gleize, o Goldsmith, o Quintane (nomi non casuali), osservo, quando mai aprirete un libro, perfino italofono, di ricerca letteraria – quale che sia?
Giù la maschera, birbantelli. A voi di ricerca, sperimentazione, non assertività eccetera ve ne frega meno dei 4 asterischi del suddetto c****. Vi bisogna il basto del mainstream, a voi, e sorrido a sentirvi bussare col capo basso nel legno di tutte le porte pensabili, inclusa (e qui rido) la mia.
“ascoltare la parola”: un articolo di sergio rotino su roberto roversi (con un’intervista a mg)
https://www.bolognacult.it/2022/09/13/ascoltare-la-parola/
in occasione della presentazione di Non isolarsi ma ascoltare, antologia di poesie di RR:
https://slowforward.net/2022/09/07/bologna-14-settembre-biblioteca-dellarchiginnasio-roberto-roversi-non-isolarsi-ma-ascoltare-pendragon/
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doppia intervista su ‘lay0ut magazine’
https://www.layoutmagazine.it/snuff-box-poesia-impegno-interviste-carnaroli-giovenale/
intervista ad Alessandra Carnaroli e Marco Giovenale
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grazie a Lay0ut, a Massimo Palma e a Sara Sermini.
“Gesto. Prendere la parola, dare voce, togliere la parola, restituire il silenzio. C’è un gesto, tra questi, che ti sembra rappresentare la tua scrittura poetica? Oppure nessuno di questi?” …
il discorso non appartiene mai all’essere parlante: i “fondamentali” (cb)
Tutta la poesia e le scritture di secondo Novecento e attuali hanno anzi avrebbero o avrebbero avuto (troppo tardi ormai) da imparare da queste righe:
La cosa gravissima e per me impensabile è che l’attorume moderno e post-moderno non solo vi perseveri ma non degni di uno sguardo il Corso di linguistica generale di Saussure. Chiaramente, certe considerazioni sono vocazioni. Ma, in assenza di questo, almeno uno sguardo per decenza… controllare qualcosina in Freud e in Lacan soprattutto. “Il discorso non appartiene mai all’essere parlante”. Sono i “fondamentali”.
Quelli invece vanno lassù e parlano, convinti che il discorso appartenga loro, addirittura ne fanno un prodigio mnemonico, da mentecatti, neurodeliri, croce verde. Nessuna delle loro cementate teste è stata mai ventilata dal dubbio atroce: altrimenti si sarebbero dimessi comunque. Dimettersi come Io parlante. La voce non è il dire, è l’ascolto. C’è un dir la voce, la voce non dice mai qualcosa. La simulazione: niente a che fare con la perversità della contraffazione. Si schiaffeggiano, urlano, si insultano, becerano. Mera pigrizia. Menzogna degradata.
Carmelo Bene, Giancarlo Dotto, Vita di Carmelo Bene (Bompiani, 1998)
[cfr., anche, qui]