da: Paola Pitagora, Fiato d’artista (Sellerio)
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da: Paola Pitagora, Fiato d’artista (Sellerio)
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ho recuperato questa annotazione che ho scritto anni fa:
“[…] Ammetto: non riesco, non posso riuscire a riconoscermi, in autori anche della mia generazione che non hanno fatto tesoro delle ombre, del non detto, dell’inconscio verbigerante che frazionava e parlava gli anni in cui il mio linguaggio e quello loro e di tanti come me si formava.
Numerosissimi autori della mia età (direi soprattutto più giovani) si fanno un punto d’onore, nelle proprie scritture, di: dire tutto. Dicono tutto.
Mettono in piedi la macchina testuale proprio come una macchina. E intrecciano i vari fili. Non ne sentono (tattilmente, come crederei inevitabile) gli strappi e disfunzioni e tensioni verso l’esterno.
Organizzano la pagina secondo tutti quegli schemi e temi e figure retoriche e proprietà tissutali certificabili che proprio il periodo storico che la nostra formazione ha attraversato avrebbe dovuto far saltare o comunque mettere in posizione scomoda, diagonale, ostacolante, dubbia, davanti al nostro cammino.
E, daccapo, non parlo di linguaggio solamente, solamente di complessità del dettato. Parlo semmai di ricerca in senso ampio, quindi necessariamente di ciò che non si conosce ancora. Ciò che non è definibile in forma di manifesto, dichiarabile con precisione. (Ciò che, pertanto, esce dal Novecento, anche).
Sostanzialmente la ricerca è – può essere – l’attitudine a muoversi in un territorio che non si conosce di fatto (e che probabilmente in assoluto non è conoscibile) ritracciando contemporaneamente e successivamente all’indietro – nel momento in cui ci si rivolge al bianco della pagina – percorsi/incavi/graffi che restituiscono o meglio proiettano e profilano, anche vagamente, il non conoscere.
Per questo tipo di scrittura non è proprio possibile offrire altro che l’articolarsi stesso della realtà diffratta, ma in oggetti che non funzionano come pesi che tengano bloccata una comunque cristallina visione delle cose. Gli oggetti che compaiono non hanno niente a che fare con una comunità e non possono formarne una, possono semplicemente urtare (contro) le sensibilità altrui spostando gli assi della stessa percezione in forme e modi che chi scrive comunque in ogni caso non prevede, non conosce […]”
da:
https://slowforward.net/2017/08/22/alcuni-appunti-agosto2017/
(dove i corsivi sono mantenuti)
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https://youtu.be/7D_GFwvHWUU
capite adesso perché non ci può essere dialogo tra me e il flusso maggiore?
(mainstream, no?)
MG
Lirica no? Lirica sì?
>> mark it with “B” ! <<
Pat-a-cake, pat-a-cake, baker’s man.
Bake me a cake as fast as you can
Pat it, and prick it, and mark it with “B”
And put it in the OVEN for Baby and me!
facebook.com/permalink.php?story_fbid=2305403519712983&id=100007300728126
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https://youtu.be/1np-nrJ5kO0
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https://youtu.be/kgpxvjw0-Nk
Quattro articoli di Christophe Hanna in rete:
Poésie Action directe
http://fr.calameo.com/books/000021415446b357b02c7
(.it: http://gammm.org/wp-content/uploads/2008/02/hanna-christophe-poesia-azione-diretta.pdf)
Nouvelles écritures politiques
http://fr.calameo.com/books/00002141592890c8cb29e
L’artification de la poésie
http://fr.calameo.com/books/000021415bc28ce4d4987
Théories célibataires
http://fr.calameo.com/books/00002141506286d017507
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Nos Dispositifs poétiques
http://www.questions-theoriques.com/produit/1/9782917131091/Nos%20Dispositifs%20poetiques
Nathalie Quintane su : Nos Dispositifs poétiques
http://www.sitaudis.fr/Parutions/nos-dispositifs-poetiques-de-c-hanna.php
[ cit.: “En ne faisant pas mention du corpus traditionnel de la poésie occidentale (Heidegger/Char-Hölderlin et suivants), Nos Dispositifs Poétiques ne fait que signaler, en creux, que nous sommes, de fait (et non de son fait), passés à autre chose et qu’il est temps de considérer ce que cela nous permet“. Sottolineature mie ]
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vediamo se riesco a spiegarmi:
vediamo se riesco a spiegarmi
[vimeo 81729292 w=500 h=281]
also see the links @ http://ronsilliman.blogspot.it/2014/04/14_20.html