Archivio mensile:Luglio 2020
an article (and images) from an exhibit of bill dimichele’s works –in februrary
on progress / david kjellin

mtm teatro litta: antonio syxty intervista gherardo bortolotti

su instagram, e youtube
luca maria patella : “canzoniaere”
hill farm / lloyd foltz. 1949
noise for the eyes !
nella collana logosfere, della casa editrice zona: fusco, pugno, bordini, costa

FLORINDA FUSCO, The Book of the Dark Madonnas
(Italian text + English translation by Jean-Luc Defromont, Laura Modigliani, Giancarlo Rossi, Jennifer Scappettone)
http://www.editricezona.it/thebookofthedarkmadonnas.htm

LAURA PUGNO, DNAct
(Italian text + English translation by Joel Calahan)
http://www.editricezona.it/dnact-ebook.htm

CARLO BORDINI, Gestures
(Italian text + English translation by Nail Chiodo)
http://www.editricezona.it/gestures

CORRADO COSTA, The Complete Films and Other Texts
(Italian text + English tanslation by Paul Vangelisti)
genova: fino al 18 luglio spatola zeroglifico @ entr’acte
rabbits starring jack / david lynch. 2020
l’andirivieni. due incontri e relative – separate – annotazioni (cristina annino, carlo selan)

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Il 29 giugno si è svolto, a cura de “La balena bianca”, un incontro online con Cristina Annino. Fra le varie questioni emerse durante gli interventi e il confronto, ho sottolineato per mia memoria una parte in cui l’autrice parlava del suo processo di scrittura, che si realizza attraverso appunti e materiali anche occasionali, poi riveduti elaborati assemblati. Un discorso assolutamente (ed esplicitamente) estraneo all’idea classica di ispirazione, e semmai direi vicino ad alcune modalità compositive di tanta scrittura di ricerca. Se non vicino, non troppo lontano.
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Il 30 giugno, la pagina facebook di “Poesia del nostro tempo” ha realizzato una videointervista a Carlo Selan. Mi è sembrato interessante il suo riferimento al ‘quasi’, all’incompletezza e alla lateralità della parola, convocate o meglio ancora realizzate dalla pagina. Per me personalmente (ma direi che è eredità nodale del Novecento) ha i connotati del fondativo. È la semplicissima ombra ineliminabile anzi precondizione di conoscenza e linguaggio.
Trovavo – così – decisamente singolare, non buffa e però involontariamente allegorica, la situazione per cui – soprattutto a 8′ 30” dalla fine dell’intervista, ossia proprio nel momento in cui quel tema veniva affrontato – il collegamento facebook saltasse caparbio e disturbante, rendendo la comunicazione complicata. (Ma non impossibile, o almeno non impensabile).
Del resto questa ondivaga minaccia o possibilità o effettiva sconnessione si dà pressoché sempre, in tanti tempi e frammenti di tempi, e certo anche con altre piattaforme. Ed è una costante delle linee internet, anche e proprio delle più veloci. Nuovamente: da sempre. Se pensiamo poi che la stessa storia della radio e del telefono ne è tessuta, fatta com’è di “Pronto?” – “Chi? Cosa?” – “Ti sento lontano” – “Mi ricevi?” – “Che dicevi?” – “È disturbato” – “Mi ritorna la voce, c’è eco” – “Passo, non ti sento” – “Sei qui?” – “Ripeti” – “Non ti sento più” – “Se n’è andato”…
Questo interminabile andirivieni e aggiustarsi delle frequenze, delle presenze, dei fantasmi, e la perdita inevitabile e a volte radicale del contatto, oppure la ricomparsa di voci che si davano per disperse, la dissipazione della grana del discorso, il suo sgretolamento e resurrezione, sono non una scoperta del Novecento ma la conferma che il secolo scorso ha avuto il grato ingrato compito di trasformare una dissimmetria e intransitività e opacità dei linguaggi e della conoscenza in qualcosa come una forse non interamente formulabile legge naturale che riguarda tutti.
Né il discorso del glitch è poi così lontano da quanto si va annotando qui. Anzi.
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