Archivio mensile:Maggio 2021
gammm tra poco più di un mese compie 15 anni e inizia qui su slow a festeggiare fin da ora con ventisette secondi di orrore
Su “assertivo” / “non assertivo” (2013: intervento rivisto)

Sull’idea (imprecisa e da verificare) di non assertività, legata a quanto oltrepassa la linea del cambio di paradigma, linkerei daccapo il testo Riambientarsi (ma anche difendersi), in https://slowforward.wordpress.com/2012/09/29/riambientarsi-ma-anche-difendersi (e qui), nel quale forse in modo prolisso — ma proprio per questo estesamente — è esplicitato cosa si può intendere per scritture nuove, non assertive, appunto. (Traendo esempi, in particolare, da Corrado Costa, Christophe Tarkos, Ida Börjel). (Con ciò relativizzando, giocoforza, l’aggettivo “nuove”, come più volte spiegato in varie sedi).
E aggiungo: c’è un’assertività su cui si può (diciamo così) concordare, di cui si può prendere anche felicemente atto, pur facendo essa riferimento a un “prima” del cambio di paradigma. È l’assertività di chi scrive egregiamente in modo “modernista”, tutt’ora, a cambio di paradigma avvenuto. Cioè è l’assertività di una qualche lirica o antilirica o meglio ancora (seguendo Zublena et alii) “postlirica” che funziona, che lavora in direzioni note ma con acquisizioni interessanti e ben più che semplicemente interessanti. (Per dire: alcune cose di Giuliano Mesa, principalmente il Tiresia). (Mentre già Quattro quaderni è assai poco modernista, è evidentemente oltre e dopo il paradigma, in un modo del tutto inedito e isolato rispetto ad esperienze di altri autori). A me sembra percorso affascinante e produttivo; talvolta, sicuramente, rischioso (nel senso che è facile, percorrendo una strada simile, non spostarsi da una determinata linea di preorientamento o previsione dell’assenso del lettore). (Attraverso la struttura e l’architettura complessiva del testo, se non attraverso i meccanismi interni, microtestuali, consueti: rima, omofonie, a-capo significativi, isotopie, ..).
C’è poi, invece, un’assertività kitsch e inconsciamente prona al lavoro iperlirico o pulp o confessional di certe aree di scrittura epigonali. Su questa non mi pronuncio, per non intristirmi e intristire. (È il tipo di scrittura di quei pessimi pittori — per stare all’esempio che faccio in Riambientarsi — che vogliono rifare Géricault tale e quale, chiedendo a me osservatore di persuadermi che le zampe del cavallo al galoppo sono dritte e parallele; chiedendomi in sostanza di non vedere ciò che invece so, e che la fotografia mi dimostra).
Sull’altro fronte, venendo cioè al versante del “dopo”, ossia al campo della non-assertività (e della presa d’atto del cambio di paradigma avvenuto o sempre in fieri), ci sono materiali per cui entusiasmarsi e materiali per cui deprimersi, ovviamente. Tra i materiali da guardare con favore anzi entusiasmo metto daccapo e insistentemente al vertice (ma proprio nel senso di un’origine storica, anche) il lavoro di Corrado Costa.
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A mio avviso il passaggio del paradigma (per Ponge, direi particolarmente nelle opere successive al Partito preso delle cose; ma già il Partito preso in effetti è un discrimine) mette parzialmente fuori campo le categorie del poetico-nonpoetico. Tanto è vero che riferirsi a “prosa” o “prosa in prosa” è soluzione quasi didascalica, ma non più (o non completamente) riferibile al ‘genere’. Perché probabilmente il cambiamento avvenuto mette fuori gioco i generi noti, o semplicemente non è interessato a una loro permanenza in campo. [In questo avevo una posizione diversa rispetto ad Andrea Inglese, che più che a una presa di distanza dai generi noti pensa si debba parlare di una rimodulazione degli stessi: ricordo che ne discutemmo in un thread in Nazione indiana]. [Vero è che forse l’idea di entrambi, su questo, è poi cambiata ancora].
La situazione è fluida-liquida ma…
Mi sembra di poter dire che quel che spicca sempre e comunque è il differire forte del lavoro di chi scrive avendo presente un [=dall’interno di un] cambiamento avvenuto, e chi invece scrive riportando del tutto l’intera stanza ambiente semiosfera della propria scrittura a un periodo in cui un determinato tipo di contratto col lettore era stipulato invariabilmente secondo certi patti, pacifici e dati.
Tra queste due modalità di emissione di segni (che con grezza discutibilissima semplificazione ho pensato appunto di etichettare “non assertiva” o “assertiva”) le connessioni sono rade e i contatti si sfilacciano. Le differenze saltano all’occhio.
È come (tornando all’esempio del 1839 in Riambientarsi) guardare un dipinto e guardare una foto. Il volto ritratto è lo stesso, ma qualcosa di radicale è cambiato irreversibilmente (perché era cambiato da prima, nelle percezioni di tutti), tra ritratto e foto.
E (restando all’esempio della nascita della fotografia) non si tratta affatto — seguendo uno storicismo e un formalismo ingenui — di mettere a paragone delle ‘qualità’ dei due oggetti. Ossia una foto “più” precisa a fronte di un dipinto “meno” fedele. Non è questo. Non è assolutamente questo. Anzi: noi avremmo la stessa identica impressione di differenza, di cambiamento di paradigma, osservando la foto sfocata o malriuscita di un viso a paragone di un invece dettagliatissimo e somigliantissimo ritratto a olio del medesimo viso.
Non si tratta di precisione ma di un mutamento più radicale. Una foto è radicalmente diversa da un dipinto anche laddove risulti meno fedele al “vero” rispetto a quest’ultimo. (“Noi novecenteschi” vediamo chiaramente tutto ciò. Ma agli uomini del 1839 questo era allo stesso tempo altrettanto evidente ed energicamente indefinibile).
Ebbene: potremmo forse dire che la fotografia è — rispetto alla pittura — semplicemente un modo diverso di fare pittura? Certo che no. Non è una variazione del ‘genere’ pittura. È proprio un’altra cosa.
Bon. Come con il 1839 in fotografia, a mio avviso a metà Novecento è successo qualcosa di simile nelle arti, e in particolare nella scrittura. Con colpi e avanzamenti e scartamenti laterali di codice ancora più possenti man mano che si avanzava nei decenni, fino alle ulteriori esplosioni determinate dall’avvento pieno del digitale. (Nb: il digitale realizza qualcosa che la percezione di tutti, la più comune e diffusa, in qualche modo già diceva; altrimenti non sarebbe stato nemmeno possibile pensarlo, strutturarne le tecniche, l’orizzonte [di] immaginario).
Il problema è (se problema è) che noi siamo dentro questo cambiamento. (Anche in poesia o più in generale nei campi delle scritture). Ed è quindi estremamente complicato osservarlo, perché vi siamo coinvolti in prima persona.
Nonostante ciò, è evidente, palese, palmare. Solo chi si ostina a non leggere (e soprattutto a non considerare le valanghe di scritture nuove — anche non cartacee — che vengono da paesi non italofoni) può sostenere serenamente che non esiste una novità radicale, o meglio una diversità profonda (e non riportabile a meri connotati linguistici e formali) tra materiali prima e dopo il paradigm shift.
Una fotografia può non differire da un dipinto per tratti formali, linee, colori: è di suo un’altra cosa. Una cosa diversa. (Non fissiamoci a osservare cosa rappresenta o come è fatta: non è lì la diversità. Un dipinto astratto può far scattare l’etichetta “avanguardia” e una fotografia da album privato l’etichetta “kitsch”. Non sta lì la differenza, è evidente, deve essere evidente).
Un testo che nasce dopo il paradigma può non essere differente dalle modalità (p.es.) moderniste di scrittura in termini di diversità di poetiche, di temi, di metri, di sintassi, di linguaggio. È però, e allo stesso tempo, proprio un’altra cosa. Una cosa diversa. Alla quale gli occhi possono abituarsi. (In altri momenti avrei scritto “devono”, “dovrebbero”).
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[su assertivo / non assertivo cfr. anche la Nota critica informale di Alessandro Broggi]
nuove partenze per *i fumi della fornace*

Il 14 maggio, alle ore 19, durante l’evento “Nuove partenze”, saranno annunciate delle importanti novità sulla festa di quest’estate. Oltre al tema della prossima edizione e alla call per artisti, saranno presentati i progetti di riqualificazione poetica e urbana che daranno nuova forma alla festa dei Fuochi della fornace. Per poterli finanziare si attiverà una campagna di crowdfunding.
L’evento sarà in presenza a Villa Potenza in Via Borgo Nicolò Peranzoni 113 (Macerata) e potrà anche essere seguito in streaming.
Interverranno: Giorgiomaria Cornelio, Valentina Compagnucci, Diana Caponi, Lucamatteo Rossi.
Per chi intende essere presente, nel rispetto delle normative anti COVID-19 sarà necessaria la prenotazione attraverso il link https://www.congerie.org/prenotazioni.
Fortunosamente reperita in un ovetto di cioccolato la spiegazione del perché alcune riviste…
jonas mekas: the velvet underground’s first appearance (& much more), 1964
video della sessione 9 di twentytwenty extended conference (6 apr. 2021)
Davide Castiglione (Vilnius University), Sapienziale. Massime, gnomi e sentenze nella poesia contemporanea
Poster: Pietro Polverini (Università degli Studi di Macerata), Edoné, ectoparassitismo e parodia nella poesia di Patrizia Valduga
10 e 11 maggio, per gli speciali di “radio techetè”: due puntate sulla poesia di carlo bordini
10 e 11 maggio 2021, per gli Speciali di RAI Radio Techetè
“qui finisco da / qui // comincio”.
La poesia di Carlo Bordini
– a cura di Francesca Vitale –
prima puntata, 10 maggio (indicativamente alle ore 8, in replica alle ore 21)
con
materiali d’archivio e letture: la voce di Carlo Bordini
seconda puntata, 11 maggio (indicativamente alle ore 8, in replica alle ore 21)
con
letture e interventi critici di Marco Giovenale
e due testimonianze: di Massimo Barone e di Giuseppe Garrera
https://www.raiplayradio.it/programmi/glispeciali/
(la foto nel post è di Dino Ignani)
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“variazione e autonomia”: pittori giapponesi contemporanei a roma
Le stampe dei pittori giapponesi contemporanei
7 maggio – 18 giugno 2021
@ Istituto Giapponese di Cultura
Via Antonio Gramsci, 74 – Roma
a cura di Kyoji Takizawa, Machida City Museum of Graphic Arts
in presenza, senza prenotazione
Giappone, anni ’70: gli artisti scoprono la gamma delle possibilità espressive della stampa e se ne servono per ampliare il potenziale comunicativo dell’arte contemporanea. Qualcuno varia sul tema, qualcuno fa da sé, altri fanno tutte e due le cose.
VARIAZIONE E AUTONOMIA presenta 42 opere di 10 grandi dell’arte contemporanea che hanno fatto tendenza e ora impongono la riflessione sulla genesi della stampa giapponese di oggi. In mostra: Murai Masanari, Onosato Toshinobu, Tabuchi Yasukazu, Kusama Yayoi, Nakanishi Natsuyuki, Nakazato Hitoshi, Murakami Tomoharu, Hikosaka Naoyoshi, Hori Kosai e Tatsuno Toeko.

artiste italiane e immagini in movimento
Il volume si propone come contributo alla storicizzazione e alla lettura critica delle artiste italiane in relazione al cinema sperimentale e alle arti elettroniche, dalla seconda metà degli anni Sessanta a oggi, con particolare attenzione ai temi dello sguardo femminile inteso come antiegemonico e sovversivo, del ruolo delle donne negli apparati produttivi, della specificità dell’autorialità femminile. I saggi – dedicati a Daniela Bertol, Giosetta Fioroni, Ida Gerosa, Laura Grisi, Federica Marangoni, Martina Melilli, Marisa Merz – e le interviste a Pia Epremian De Silvestris e Rosa Foschi si concentrano su casi studio particolarmente significativi per riflettere attorno ai temi dell’autobiografia, dell’autorappresentazione, delle genealogie e, per attrazione o distanza, della dimensione simbolica femminile nonché della politicità, in un’angolatura – quest’ultima – che problematizza la militanza.
http://mimesisedizioni.it/libri/arti/aurora/artiste-italiane-e-immagini-in-movimento.html
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linguaggio e broccoli. l’assertività nella ricerca letteraria italiana
29 may – 13 june: circus days and nights / philip glass, robert lax
Circus Days and Nights, a new opera by legendary composer Philip Glass, librettists David Henry Hwang and circus director Tilde Björfors, is based on a collecion af poems by American poet Robert Lax. Co-produced by Cirkus Cirkör and Malmö Opera, the collaboration will feature a unique, never before seen fusion of circus and opera.
https://www.malmoopera.se/circus-days-and-nights-in-english
… about Robert Lax:
http://ilpontedelsale.blogspot.com/2020/06/il-circo-del-sole-di-robert-lax.html
https://www.robertlax.com/tag/il-ponte-del-sale/



