Six Months Aint No Sentence, Books 1 – 15, written between 04.24.2011 and 01.13.2012. Originally published by Marco Giovenale at differx hosts as Six Months Aint No Sentence, a Journal: texts and works by Jim Leftwich, 2011 – 2016 Books 1 – 187 https://app.box.com/s/l76xlrg78e5s8evbi4c4 Books 1 – 30 were published by Peter Ganick and Jukka-Pekka Kervinen at White Sky E-Books.
poetry, visual poetry, asemic writing, historiography, writing against itself, useless writing, journal, textimagepoem, trashpo, desemantized writing, 21st Century American epic, collage poem, ongoing research
Onde Anomale a Ostia [2.0]
Domenica 18 Luglio al Parco Pietro Rosa di Ostia
(Via Pietro Rosa, Ostia Centro)
dalle 16:
– Bimbi dal Basso / BALLA COI PUPI.
– Installazione “Parcuino” / controfeticcio di poesia e rivolta con musiche e corpi poetici.
– TRITOLO / schegge lidoludiche litoranee, con “Il Capo” di Caterpillar
– Presentazione del libro “Il Quattro Occupato – Ostia 1975/1977″ con la presenza e l’intervento degli autori e delle autrici (facebook.com/Il-Quattro-occupato-Ostia-197577-102225361622905)
a seguire CONCERTI DAL VIVO con:
– LILI REFRAIN (facebook.com/lilirefrain – youtu.be/f8G-QPYlugQ)
– BBTONES
(youtube.com/watch?v=aeZ5R7WDbOs)
durante l’iniziativa: distro autoproduzioni / libri / dischi / infoshop / materiali LAPAZ (facebook.com/lapazroma)
… Mi permetta però di farle un solenne richiamo, se non le spiace. Non si lasci incantare né trascinare da me. Ho visto casi di persone che volevano diventare «discepoli» di qualcuno, e che avevano certo tanto talento quanto il «maestro», ma che ne sono usciti inariditi. E questa è una cosa terribile. Lavorare su di me comporta due grandi inconvenienti: primo, non la aiuterà nella sua carriera universitaria, il che forse non è l’essenziale, ma è comunque rilevante; e secondo, la cosa più importante: l’opera filosofica e poetica che l’attende non deve rischiare di rimanere ancorata alla mia.
Gilles Deleuze, Lettera a Arnaud Villani, dicembre 1981.
in Lettere e altri testi. Dal 1 luglio in tutte le librerie.
Il mondo nasconde le magie
il mondo nasconde le stregonerie
il mondo nasconde le promesse
il mondo nasconde le importanze delle promesse
il mondo nasconde le voci delle parole
il mondo nasconde le magie delle parole
il mondo è sopramesso dalle emozioni
il mondo è sopramesso dalle altrui immaginazioni TicTalk 28 giugno ore 21:00 Sommario dei luoghi comuni
(Nino Aragno, 2019, collana ‘i domani’)
di e con Michele Zaffarano
e Antonio Loreto, Luigi Severi, Paolo Zublena.
Incontri a cura di Antonio Syxty ed Emanuele Kraushaar
quando si parla di postpoésie ci si può innanzitutto porre all’esterno del rigido circo dei generi letterari; e inoltre risulta del tutto legittimo parlare di qualcosa che implica e assume non soltanto altri abiti, forme, inflessioni, dimensioni, profili, ma infine identità: altri nomi. e idiomi. (si può e forse si deve dire che la dimensione idiomatica qui sopravanza tutte le altre).
quali sono questi altri nomi? questi oggetti verbali non identificati?
(non dico “nuovi”, dico “altri”). (anche se in Italia tutto sembra voler manifestarsi come nuovo, perché perfino la DC ha fatto in tempo a morire ma le forme dell’assertività letteraria ancora reggono).
epiphanies (James Joyce 1900-1904), tender buttons (Gertrude Stein 1914), tropismes (Nathalie Sarraute 1939), notes (Marcel Duchamp, pubbl. post. 1980), nioques (Francis Ponge 1983, Jean-Marie Gleize), proêmes (Ponge), textes pour rien (Samuel Beckett), antéfixes o dépôts de savoir & de technique (Denis Roche), descrizioni in atto (Roberto Roversi), verbotetture (Arrigo Lora Totino 1966), bricolages (Renato Pedio), domande a risposta multipla (John Ashbery; e cfr. Alejandro Zambra, nel nostro secolo), mobiles o boomerangs (Michel Butor), visas (Vittorio Reta), postkarten (Edoardo Sanguineti 1978), sentences (Robert Grenier 1978), subtotals (Gregory Burnham), films (Corrado Costa), schizografie (Gian Paolo Roffi), drafts (Rachel Blau DuPlessis), esercizi ed epigrammi (Elio Pagliarani), frisbees (Giulia Niccolai), anachronismes (Christophe Tarkos), remarques (Nathalie Quintane), ricognizioni (Riccardo Cavallo), anatre di ghiaccio (Mariano Bàino), lettere nere (Andrea Raos), linee (Florinda Fusco), ossidiane e endoglosse e microtensori e “installances” (Marco Giovenale 2001, 2004, 2010, 2010), tracce (Gherardo Bortolotti 2005), prati (Andrea Inglese), diphasic rumors (Jon Leon 2008), united automations (Roberto Cavallera 2012), paragrafi (Michele Zaffarano 2014), incidents (Luc Bénazet 2018), sentences (Cia Rinne 2019), defixiones (Daniele Poletti), avventure minime (Alessandro Broggi), développements (Jérôme Game), conglomerati (Andrea Zanzotto), saturazioni (Simona Menicocci), nughette (Leonardo Canella), sinapsi (Marilina Ciaco), dottrine (Pasquale Polidori), disordini (Fiammetta Cirilli), spostamenti (Carlo Sperduti), spore (Antonio F. Perozzi). E aggiungerei le frecce di Milli Graffi.
senza contare le infinite modalità (perlopiù elencative) messe su pagina da Perec (le cartoline e le passeggiate raccolte nell’Infra-ordinaire, o le stringhe di Je me souviens). durante una conversazione, tempo fa Luigi Magno ha suggerito di pensare alle stesse cancellature di Isgrò come a dispositivi di questo tipo, oltretutto in forma di ponte fra la scrittura e l’arte. per tacere, in tal senso, delle innumerevoli soluzioni disseminate nel tempo da Emilio Villa: “cause”, “variazioni”, “madrigali”, “attributi”, “phrenodiae”, “méditations courtes”, “videogrammi”, “letanie”, “sibille”, “trous”, “labirinti”, “tarocchi”, … (tutte forme disperse come, già nel 1949, “i sassi nel Tevere”).
Lunedì 21 giugno, alle ore 18, il seminario – tenuto da Valerio Massaroni – ripercorrerà le tappe della “poesia totale” a partire dal lavoro teorico di Spatola, pubblicato in prima edizione nel 1969 e fondamentale per l’estetica del Novecento.
Si ragionerà su concetti quali poema-oggetto, poesia concreta, poesia visuale, poesia fonetica e poesia gestuale, per approfondire poi una tendenza all’ibridazione della poesia con le altre arti (plastiche, musicali, performative) nel tentativo, tutt’ora in corso in alcune linee della scrittura contemporanea, di costituire un’arte della parola che superi i confini in cui tradizionalmente è stata concepita e praticata la poesia come letteratura.
Si discuteranno gli esiti di queste sperimentazioni, per valutare quanto aggiungano e quanto invece tolgano alla poesia (tradizionalmente intesa).
Per partecipare basterà essere registrati al sito e associati al CentroScritture (al costo di € 5).
Accedendo poi alla pagina https://www.centroscritture.it/eventi si potrà effettuare la prenotazione, con acquisto di un biglietto (a zero euro): si riceverà così il link Zoom per l’accesso alla classe virtuale e alla registrazione dell’incontro.
Roma, Complesso di Capo di Bove sull’Appia Antica 26 giugno – 19 settembre 2021
1957-1960: un breve arco di tempo in cui si dipana una storia poco nota ma straordinaria dell’arte del Novecento, che vede protagonista l’Appia Antica, narrata dalla voce ispirata di Emilio Villa, poeta e critico. Questa la narrazione di Un Atlante di arte nuova. Emilio Villa e l’Appia Antica, la mostra che sarà allestita al complesso di Capo di Bove dal 26 giugno al 19 settembre 2021. Promossa dal Parco Archeologico dell’Appia Antica da un’idea della casa editrice Electa, l’esposizione è curata da Nunzio Giustozzi così come il volume (con contributi di Manuel Barrese, Andrea Cortellessa, Giorgia Gastaldon) che ripercorre le vicende di quei pochi ma cruciali anni formativi per autori destinati a dominare il panorama artistico italiano. L’idea di una galleria in un cascinale al civico 20 dell’Appia Antica, all’epoca proprietà di Liana Sisti che ne divenne la direttrice, fu suggerita da Enrico Cervelli, un giovane pittore che aveva fissato lì il suo atelier. Nel novembre del 1957 agli studi d’artista si unì la galleria: una scelta forse topograficamente eccentrica, ma dettata con ogni probabilità dall’intuizione di rispondere alle esigenze della nuova abbiente borghesia romana che preferiva abitare quel paesaggio ameno, piuttosto che un centro storico ancora segnato dalla guerra. L’indirizzo era condiviso dalla redazione di una nuova, sperimentale rivista d’arte contemporanea, edita da Liana Sisti e Mario Ricci, diretta da Emilio Villa (1914-2003), figura geniale e anomala nel panorama culturale italiano, e intitolata “Appia Antica. Atlante di Arte Nuova” che in quella sede durò per un solo rivoluzionario numero pubblicato nel luglio del 1959. Continuò, con una seconda uscita “internazionale”, aperta all’arte americana, nel gennaio del 1960 ‒ i fascicoli 3 e 4 del 1961 non furono mai dati alle stampe e i materiali relativi sono perduti ‒ sciolto ogni legame con la galleria che nel frattempo aveva cessato l’attività. Il percorso espositivo, allestito da Massimo Curzi nel complesso di Capo di Bove, ha l’ambizione di ricostruire per la prima volta gli eventi espositivi del triennio 1957-1959 presso la galleria “Appia Antica” e di proporre per exempla l’opera di alcuni degli artisti italiani presenti nelle pagine della rivista concentrati nella riflessione sulla materia dell’opera d’arte e sul quadro che si fa oggetto. In mostra opere d’arte, fotografie degli allestimenti storici e dei maestri, preziosi documenti ritrovati, testi critici.
Gli artisti: Agostino Bonalumi – Alberto Burri – Bruno Caraceni – Enrico Castellani – Enrico Cervelli – Nino Franchina – Taku Iwasaki – Lorri – Francesco Lo Savio – Renato Mambor – Edgardo Mannucci – Fabio Mauri – Nuvolo – Mimmo Rotella – Mario Schifano – Toti Scialoja – Cesare Tacchi – Giulio Turcato – Giuseppe Uncini – Arturo Vermi.