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25 ottobre, reggio emilia: corrado costa alla biblioteca panizzi

planisfero

Planisfero_2013

evento facebook:
https://www.facebook.com/events/172907216245338/

su Corrado Costa:
http://slowforward.wordpress.com/2013/09/10/corrado-costa-benway-zona-verri/
e
http://puntocritico.eu/?tag=corrado-costa

john ashbery, cento domande a scelta multipla / one hundred multiple-choice questions, benway series 3

John Ashbery, Cento domande a scelta multipla, Copertina Benway Series 3 John Ashbery, One Hundred Multiple-Choice Questions, Cover, Benway Series 3

http://benwayseries.wordpress.com/2013/10/09/john-ashbery-cento-domande-a-scelta-multipla-one-hundred-multiple-choice-questions-benway-series-3/

John Ashbery,
Cento domande a scelta multipla = One Hundred Multiple-Choice Questions.
Traduzione: Damiano Abeni e Moira Egan.
Disegni di Damiano Abeni
Colorno : Tielleci, 2013. – 96 p. : ill. ; 19,5 cm.
(Benway Series ; 3).
978-88-98222-06-3 : 10€

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su academia.edu

(Pur non essendo io un accademico) alcuni testi sono/saranno disponibili in academia.edu  :

interventi, saggi, annotazioni, articoli @ http://uniroma1.academia.edu/MarcoGiovenale/Papers

recensioni @ http://uniroma1.academia.edu/MarcoGiovenale/Book-Reviews

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alcuni punti salienti _ [replica]

alcuni punti salienti – dal “verri” n. 48, feb. 2012 – da servire di ammaestramento de’ pochi o molti che molto dimandano di scritture dopo il paradigma, poco riuscendo chi qui scrive a spiegarsi

[ovvero:] [elenco di puntatori a uso di chi fa o vorrebbe fare, per dire, sought writing, ma non ci si trova – o pensa di far ciò ma fa altro] [– e si metteranno dei puntini che il lettore deve sciogliere] [se vuole leggere] [–] [se vuole leggere, deve andare a (vedere) quel numero del “verri”] [andare verso] [eccetera]

nb: il nome indica l’autore, il numero indica la pagina del “verri” 48 da cui la citazione è tratta:

Bortolotti, 105 : Non può in vista di una pratica dell’assurdo (…) alla deriva

106 : I hate speech

107-108 : Le questioni pratiche (…) di tipo formalista. (…) Mohammad e Toscano, in questo senso, potrebbero essere visti come autori post-langpo (…) Tuttavia (…) valore che attribuisce alla sintassi come struttura d’ordine

Mohammad, 111 : improbabili reazioni chimiche

115 : (…) e che (…) a pensare a cosa (…) quando si compone anche in modo “normale”

116 : (…) gioca alla (…) individuale, poiché ogni poeta avrà un insieme completamente diverso di spinte istintive circa il modo in cui riorganizzare il materiale cercato (…) non è un nuovo tipo di soggettività poetica. Piuttosto, sto cercando delle istanze di articolazione (o sì, inarticolatezza) in cui l’oggetto poetico si carichi di un’immediatezza che è il prodotto del (…)

Silliman, 128 : Wellek e Warren evitano qualunque (…) anche alle strategie dello strutturalismo

132 : Watten esplora il riconoscimento da parte del lettore di questa presunzione, di questa volontà di “completare il sillogismo”

142 : Di per sé, si può (…) (E) questa è un’intuizione importante e originale

147 : (…) aumentata sensibilità verso il movimento sillogistico (…)

Questa non è la distorsione sistematica del livello massimo o più alto di significato, come nel surrealismo. Piuttosto (…) è tipica in massimo grado della frase nuova

149-50 : metodi per favorire un movimento sillogistico secondario (…) Ciononostante, ogni tentativo di spiegare questa opera come una totalità riconducibile a “un più alto ordine” di significato, come la narrazione o il personaggio, è destinato al sofisma, se non all’esplicita incoerenza. La frase nuova è un oggetto decisamente contestuale. I suoi effetti occorrono tanto tra le frasi che al loro interno
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“wall, 2010″

aprile 2012:
intervista sull’”Ulisse”, da cui è tratto questo segmento:

Sono particolarmente interessato ai caratteri installativi dei testi verbali, che sarei tentato di definire in molti casi postverbali. Macchine elencative interminabili, blocchi verticali di textus che esce proprio quantitativamente dal campo della tessitura, del rinvio sonoro, lineare, performabile, per entrare semmai in quello della scultura, del volume-massa, dell’oggettualità piena, fissa. (Words to be looked at, recita significativamente il titolo del saggio di Liz Kotz dedicato non a caso a «Language in 1960s Art», MIT Press, 2007).

Se penso a Il dramma della vita, di Valère Novarina (la cui conclusione esce in italiano su Nazione indiana, tradotta da Andrea Raos), o ai monoliti che punteggiano le uscite di http://hotelstendhal.blogsome.com, o ai flowchart ritoccati di Brunt, di Emilio Villa, o ancora alle opere in rete di Jim Leftwich, Jukka-Pekka Kervinen, Peter Ganick, non mi torna affatto come eco distante un’idea di scrittura di scena che (si) fa muro: muro-scena, opera verbovisiva in sostanza. (Che perda o meno il suo carattere alfabetico cellulare, costituitivo). È una delle vie di comunicazione verso la visual poetry, anche.

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giugno 2012:
recentissimo testo di Peter Ganick, nella cui pagina di presentazione su Lulu.com si parla precisamente di “wall of text”:

What is a text? After John Coltrane’s “wall of sound”, we have here a “wall of text”. What does making sense entail? Is it in the words themselves and/or the sequence of words? In “An Archeology of Theory”, Peter Ganick suggests both and neither in true spatial reference. Energy is space is a version here-to-be-read.

cfr.
http://slowforward.wordpress.com/2010/06/28/wall-of-text-stele-di-testo/

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“la coscienza è un cut-up; la vita è un cut-up” _ [replica]

da http://gammm.org/index.php/2012/12/20/vuol-dire-quello-che-vedete-effettivamente-william-burroughs/

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Ora il montaggio è davvero molto più vicino ai fatti della percezione, della percezione urbana almeno, che non la pittura figurativa. Fate una passeggiata per una strada di città e mettete già, su una tela, quello che avete appena visto. Avete visto mezza persona tagliata in due da una macchina, pezzi e bocconi di cartelli stradali e pubblicità, riflessi da vetrine — un monteggio di frammenti. E la stessa cosa accade con le parole. Ricordate che la parola scritta è un’immagine. Il metodo del cut-up di Brion Gysin consiste nel tagliare a pezzi pagine di un testo per rimetterli insieme in combinazioni a montaggio. La pittura figurativa è morta, a meno che forse il nuovo fotorealismo si affermi. Nessuno più dipinge mucche nell’erba. Il montaggio è un vecchio trucco in pittura. Ma se applicate il metodo del montaggio alla scrittura, siete accusati dai critici di promulgare un culto di ininitelligibilità. La scrittura è ancora confinata nella camicia di forza sequenziale e figurativa del romanzo, una forma altrettanto arbitraria che il sonetto e altrettanto remota dai fatti reali della percezione e della coscienza umana quanto quella forma poetica del quindicesimo secolo. La coscienza è un cut-up; la vita è un cut-up. Ogni volta che andate giù per la strada o guardate fuori dalla finestra, il fluire della vostra coscienza è tagliato da fattori a casaccio.

[William Burroughs, The Last Potlatch, tr. it. di G.Saponaro, in
Id., La scrittura creativa, Sugarco, Varese 1981, 1994: pp. 32-33]

Brion Gysin ha parlato molto della relazione tra scrittura e pittura. Spiega come la pittura renda perfettamente esplicito un certo numero di caratteristiche della percezione umana. In breve, mostra alla gente qualcosa che conosce ma non sa di conoscere. Quando Cézanne ha esposto le sue prime tele per la prima volta, nessuno ha saputo vedere che erano semplicemente una mela, un’arancia o un pesce visti sotto un certo angolo. Io ho una tela di Brion Gysin su cui si possono vedere dei veicoli disposti su strati diversi, si tratta molto semplicemente di un taglio nel tempo. Se andate per strada, specialmente una strada che conoscete bene, non vedete soltanto le macchine che ci stanno, ma vedete anche quelle che c’erano ieri, che c’erano dieci anni fa, e questo per associazione mnemonica. Ma se mostrate questo fenomeno su una tela, la gente spesso dice: «Cosa vuol dire?». Vuol dire quello che vedete effettivamente: i dati della percezione umana. Questi dati sono resi espliciti nella pittura come nella scrittura, come in altre forme, per esempio nel cinema. 

Spesso la gente è disorientata nello scoprire ciò che sa già senza sapere. 

[William Burroughs, colloquio con
Gérard-Georges Lemaire, in Ibid., p. 111]

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