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roma, 11-22 dicembre: mostra di ferruccio de filippi

Ferruccio De Filippi è uno dei principali interpreti dell’arte concettuale a Roma, partecipe delle rassegne internazionali quali la VIII Biennale di Parigi e “Italy two. Art around ’70” al Museum of the Philadelphia Civic Center. Ha attraversato gli anni Settanta dando vita a un percorso personale il cui perno cruciale è il disegno, intrapreso nella pratica quotidiana. Qui saranno esposti dipinti finora meno noti, degli anni Ottanta e Novanta.

anticipazioncina: emilio villa per tre (paragrafi)

Anche se il primo testo o paragrafo sembra in apparenza non riguardare direttamente Emilio Villa, io nel breve intervento di domani alla biblioteca Mozzi Borgetti in occasione della mostra villiana partirò proprio da qui: slowforward.net/2021/06/23/nioques-frisbees-e-altre-deviazioni-differx-2021/.

Il testo altro, o secondo paragrafo, è lo snodo che permette di iniziare ad annettere il lavoro di Villa a una sfera ontologica, non metafisica: slowforward.net/2021/09/28/segni-glifi-tracce-lovunque-di-emilio-villa/

Quindi il terzo paragrafo, che dirò domani e non anticipo, spiegherà come i due precedenti si integrino. E avanzerà qualche ipotesi su EV, in generale.

dal 10 ottobre: marco ferri @ galleria/edizioni cervo volante (con testi di elio grasso)

Domenica 10 ottobre, dalle ore 17
a Bassano in Teverina

MARCO FERRI, A placarsi occorrono anni
Quaderno n°5 delle pubblicazioni del Cervo Volante con interventi poetici di Elio Grasso
Galleria / Edizioni Cervo Volante Via delle Fonti – Borgo antico di Bassano in Teverina (Orte)

C’è tutta una letteratura intorno ai “cold case” che sono quelle indagini sui delitti archiviati, sui fattacci dei quali si sono persi i fili e non si è mai venuti a capo. Marco Ferri, in questa mostra, ci fa vedere il paziente lavoro nella raccolta dei reperti, nel riesaminarne le tracce e ritrovarne le dinamiche. Una indagine dove il “fattaccio” era la poesia smarrita o addirittura uccisa. Il poliziotto/poeta Ferri ci mostra una pittura grattata via dal tempo, evidenzia dei segni misteriosi, raccoglie prove per ritrovare la storia, ricostruisce il diario di bordo dai relitti lasciati dal mare. Quello che a noi sembrava un pezzetto di carta, in realtà, è la mappa del tesoro. In molti suoi quadri ci sono dei fili che si inseguono e, a guardar bene, disegnano le traiettorie per ritrovarci e per scoprire l’oro alchemico. Le sue opere hanno colori vivaci ma consunti, sfiniti dal tempo. Nell’armonia di certe sue epifanie si insinua il memento mori con la “precarietà” di tanti suoi lavori. Ferri ricorda Morandi con le sue bottiglie polverose. Anche lui fermava l’istante di luce, il baluginio filtrato dalla persiana dello studio e Marco Ferri, come il maestro bolognese, dipinge le sue “nature morte” con un gesto intimo e amoroso, un fare di gioiosa nostalghia, una saudade colorata per risolvere i vecchi casi della vita.

T.C.

La galleria è aperta sabato e domenica dalle 11 alle 19

dal 9 ottobre: emilio villa @ biblioteca mozzi borgetti (macerata)

da: facebook.com/events/633718330951908

charta tunc cantat, nec indormir illa,
crepitat charta
E.Villa

Presentare a Macerata una mostra su Emilio Villa e colmare le antiche teche della Biblioteca “Mozzi Borgetti” di curiosi oggetti poetici, libri d’artista unici e perlopiù introvabili, e rare carte manoscritte, sparse e disperse nella caosmologia villiana, significa riscoprire e, almeno in parte, ‘restituire’ una delle più prolifiche e singolari esperienze che questa città abbia mai ospitato in fatto di ricerca poetica e sperimentazione artistica. Quando, nel bel mezzo degli anni Sessanta, Villa entra in relazione con diversi artisti marchigiani, tra cui i maceratesi Silvio Craia e Giorgio Cegna, si trova subito coinvolto nella coraggiosa quanto prestigiosa attività dell’editrice “Foglio OG” di Macerata (futura “Nuova Foglio” di Pollenza), ideandone e dirigendone le più irregolari imprese editoriali fino all’inizio degli anni Settanta.

Da questa straordinaria stagione provengono i libri sulle celebri “Idrologie” (sfere testuali di plastica trasparente contenenti acqua e firmati Villa, Craia, Cegna); i titoli perduti della fantomatica collana “Lapsus”, diretta dallo stesso Villa (che riunisce autori quali Claudio Parmiggiani, Corrado Costa, Giulio Turcato ecc.); l’inudibile disco in cartone intitolato “DISCOrso”, realizzato anch’esso insieme a Craia e Cegna; il fuori-formato “Green”, opera-libro polimaterica, tesa alla ricerca di una estrema concrezione testuale su materiali poveri; o ancora il cibernetico “Brunt H Options 17 eschatological madrigals captured by a sweetromantic cybernetogamig vampire, by villadrome”, realizzato in pochi esemplari unici con varianti e interventi a mano su copertina e testo. Queste opere, insieme a molte altre pubblicate in Italia e all’estero dagli anni Sessanta ad oggi, a manifesti in copia unica e a ‘crepitanti’ fogli manoscritti, saranno esposte come tracce da seguire – come sonde – per immergersi nella straripante ricerca di Emilio Villa (1914-2003), poeta, scrittore, promotore d’arte, traduttore e biblista, universalmente riconosciuto come uno dei massimi rappresentanti della cultura europea del secondo Novecento. Geniale e polimorfo interprete di una «avanguardia permanente», per tutta una vita non smise mai di interrogarsi – di interrogare gli abissi del segno e della forma – attraversando, da «clandestino», le vertigini e i labirinti della parola poetica e dell’arte, nel tentativo – ininterrotto – di rigenerarle, di ‘riformularle’ ad «immaginazione di un dopo, di un più in là del mondo».

La mostra, a cura dell’A.P.S. “Nie Wiem” di Ancona e della libreria Catap di Macerata, è stata realizzata con il sostegno e la collaborazione della Regione Marche.

curatore:
Andrea Balietti (libreria Catap)
organizzatori: Fabio Orecchini (casa editrice Argolibri) e Virgilio Gobbi (libreria Catap)
comunicazione / progetto grafico: Francesca Torelli
ufficio stampa: Valerio Cuccaroni (casa editrice Argolibri)
catalogo: “Crepita la carta. Libri e vertigini di Emilio Villa” a cura di Andrea Balietti e Giorgiomaria Cornelio, ideato da Lucamatteo Rossi

PROGRAMMA

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“score, form, two heads”, mostra di max renkel: roma, 10 novembre

Max Renkel

Score, Form, Two Heads


Inaugurazione 10 novembre ore 16-20
10.11 – 31.12.2020

Galleria Mario Iannelli
Via Flaminia 380, Roma
+39 06 92958668

www.marioiannelli.it
 
Mario Iannelli ha il piacere di presentare una mostra di Max Renkel dal titolo “Score, Form, Two Heads” dal 10 novembre al 31 dicembre 2020.

Il titolo della mostra è un gioco linguistico che, nonostante sembri apparentemente avere un senso compiuto, è ottenuto invece mediante l’accostamento di termini provenienti da contesti diversi.  
Con la narrativa tipica del cut-up, Renkel presenta un gruppo di tre opere: “Score” che consiste in una composizione di frammenti di rami inseriti in una cornice vuota, “Form” ovvero il dipinto di una forma astratta e “Two Heads”, due sculture dalle fattezze primitive.
“Score, Form, Two Heads” rimanda quindi ad un significato logico che va oltre la comprensibilità letterale, aspirando a sottolinearne principalmente il processo creativo.
Una mappa concettuale che, partendo da un diagramma, passa attraverso un’immagine e termina nel volume.
Ciò che ne emerge è sia la centralità del processo percettivo sia quella metodologica dell’opera d’arte.

In quest’ottica si inquadra la scelta di includere un insieme di opere di artisti con cui la galleria collabora, condividendone così una prossimità d’indagine e con lo scopo di estendere la riflessione attraverso ulteriori connessioni.

Fa parte della mostra un’edizione con testi di Max Renkel e Giuseppe Garrera.

Max Renkel (1966, Monaco, Germania) vive e lavora a Roma.
Mostre (selezione): Galleria Ugo Ferranti, Roma: 2002, 2003, 2006, 2007; Galleria Lorcan O’Neill, Roma: 2004, 2007, 2012; Galerie Thomas Flor, Düsseldorf: 2005; Schirmer/Mosel Showroom, Monaco: 2009, 2010, 2012, 2017; Una Vetrina, Roma: 2014, 2015, 2016, 2017, 2019; Marco Gietmann, Berlin: 2014, 2019.

La mostra è aperta dal mercoledì al venerdì dalle 16 alle 19 o su appuntamento.


Max Renkel
Score, Form, Two Heads

Opening 10.11 4-8pm
10.11 – 31.12.2020

giulia marchi, “la natura dello spazio logico” (a bologna, dal 24 ottobre)

Giulia Marchi
La natura dello spazio logico

a cura di Angela Madesani
24 ottobre – 19 dicembre 2020

Opening
Sabato 24 ottobre 2020, ore 15-20

Labs Contemporary Art
Via Santo Stefano 38, Bologna

Inaugura sabato 24 ottobre 2020, dalle ore 15 alle 20, negli spazi di LABS Contemporary Art, la mostra personale di Giulia Marchi dal titolo La natura dello spazio logico a cura di Angela Madesani.

Giulia Marchi ha una formazione artistica di forte impronta letteraria che l’ha portata a una espressività che spesso si connota di narrazione, anche quando la forma scelta – fotografia, ma non solo – non rende così immediata la lettura, ma rimanda a successivi accostamenti, codici che prima ancora di essere decifrati si lasciano interpretare.

Il titolo La natura dello spazio logico riprende quello di una delle serie di lavori proposti in mostra e fa riferimento al filosofo e architetto austriaco Ludwig Wittgenstein; suo l’assunto che segue e che chiarisce gli intenti della ricerca dell’artista: «Luogo spaziale e luogo logico concordano nell’essere ambedue la possibilità di un’esistenza».

Per Wittgenstein il lavoro filosofico, come spesso quello progettuale in senso architettonico, è un lavoro su se stessi e sul proprio punto di vista; concetto che interessa profondamente Giulia Marchi ed è da lei indagato in questa serie, costituita da un corpus di fotografie e lavori scultorei in marmo.

Quattro lastre di marmo della serie L’artefice, sulle quali è inciso l’esametro virgiliano Ibant obscuri sola sub nocte per umbram, scelto e proposto dall’artista nell’errata versione di Jorge Luis Borges: Ibant obscuri sola sub nocte per umbras. Sbaglio voluto dal poeta argentino il quale amava gli errori tanto da considerarli una prova di verità e sicuramente di umanità. Una quinta lastra più grande reca la scritta Null, zero in tedesco, la lingua del filosofo che ha guidato l’intero progetto di lavoro.

Un ulteriore momento della mostra è dedicato ai labirinti e alla loro valenza filosofica: a Borges e al suo labirinto costruito sull’Isola di San Giorgio Maggiore a Venezia, al labirinto di Cnosso sull’isola di Creta ed infine al Labirito di Dunure in Scozia. Una riflessione sul concetto di limite, attraverso l’errore, l’umana debolezza, lo spaesamento, il dubbio, l’incapacità di districarsi è quanto caratterizza i lavori esposti. Limite, errore, dubbio che forse sono proprio il senso più recondito, più temibile ma anche più affascinante dell’esistenza.

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20 giugno: william xerra al ma*ga

Sabato 20 giugno riapre il #MuseoMaga.

facebook.com/maga.museo/videos/710938466146373/

“Manifesti” di William Xerra, curata da Lorena Giuranna, responsabile del Dipartimento educativo del MA*GA, è una delle due esposizioni che saranno inaugurate.

In mostra per la prima volta la serie di manifesti “Mento”, realizzati dall’artista piacentino nel 2003, ora nella collezione permanente del museo. Accanto a questi, sono esposte alcune opere in formato cartolina del 1973, del ciclo gli “Amori”, considerato alle origini di tutto il complesso lavoro sulla “menzogna” di Xerra e due video: “Mento a quest’ora” film del 2007 e “Un manifesto di William Xerra” del 2002 letto dal critico Pierre Restany, documento unico e toccante sui risvolti performativi del rapporto tra parola e immagine che da sempre connota l’opera dell’artista.

L’inaugurazione si terrà sabato 20 giugno alle ore 16.00 in diretta sul canale Facebook del MA*GA; a seguire, ingressi gratuiti contingentati a gruppi di 25 persone.

Per partecipare è obbligatorio prenotarsi via mail all’indirizzo progettispeciali@museomaga.it. fino a esaurimento posti.