Archivio mensile:Ottobre 2020

un’opera di emilio villa in “verso la poesia totale”, di adriano spatola (prima ed., rumma, 1969)

un’opera di emilio villa in “verso la poesia totale”, di adriano spatola (prima ed., rumma, 1969)

post numero 13002

slowforward.net

 

 

24 ottobre 2020

questo è il post 13002 di SLOWFORWARD, sito nato nel 2003.
764 post l’anno, per 17 anni e spiccioli, fin qui. e si prosegue.
poi non dite che la scrittura non assertiva, l’arte contemporanea (-issima), il cinema e la musica sperimentale, l’asemic writing, il glitch, la poesia concreta e visiva, i materiali non-mainstream, la poesia fuori linea, gammm, la prosa in prosa e le scritture di ricerca non esistono, eh, per favore. grazie.

 

dovendo pensare a un esempio di installazione testuale estrema: marcel broodthaers

<<Uno dei suoi primi lavori, Pense-bête del 1963, consisteva nell’esposizione di 50 copie di un suo libro di poesie in un blocco di gesso, dichiarando il risultato un’opera scultorea. Un sovvertimento delle forme artistiche, il quale obiettivo era quello di tramutare il libro da oggetto di lettura a oggetto visivo e contemplativo, mentre il lettore prendeva le parti di “spettatore” dell’opera d’arte>>

https://iperarte.net/artistiparola/marcel-broodthaers/

[r] _ la coda (ingannata?) dell’occhio [differx. 2016]


La scrittura asemica e l’istante del (non) riconoscimento.

Non è forse scontato/ingenuo appuntarlo, pur marginalmente: per certi aspetti la scrittura asemantica – o meglio asemica – funziona da esposizione dell’ossatura di base del linguaggio in quanto tale. Il cenno della riconoscibilità senza la sostanza della sua realizzazione.
Un tratto di paesaggio noto percepito solo e sempre con la coda dell’occhio, e poi – visto frontalmente – estraneo (ma non del tutto, non più o non ancora).