Che cosa vuol dire oggi scrivere, conoscere e comprendere la poesia contemporanea? Ecco un’occasione per scoprirlo con una delle realtà italiane più attive nella formazione e nella promozione della poesia contemporanea.
Lunedì 3 maggio alle ore 18 sulla pagina Facebook del CentroScritture andrà in onda, tramite StreamYard, l’OPEN DAY di presentazione del centro e delle attività di questa primavera: l’associazione, il corso di maggio, l’evento-seminario di giugno e il progetto editoriale.
Con il direttore Valerio Massaroni e il coordinatore Marco Giovenale ci saranno i docenti Maria Borio e Giovanna Frene.
1. In sintesi estrema “Nuovi Argomenti” nasce nel 1953. “Il verri” nel 1956. È del 1957 la polemica aspra fra Pasolini e Sanguineti su sperimentalismo e neosperimentalismo, che si consuma tra le pagine di un paio di numeri della rivista “Officina”. Da allora e fino a oggi, dunque da quasi 70 anni, la letteratura italiana è spezzata in due. Dopo qualche circoscritta fortuna einaudiana e feltrinelliana, l’editoria ‘maggiore’ (oggi, meglio: ‘a grande distribuzione’, o forse ‘generalista’) sarà costantemente collocata, o in misura maggioritaria collocabile, nell’area Mondadori Garzanti Pasolini Sereni Bertolucci eccetera. Scelta fatta. Per una forma sempre ‘rassicurante’. Sponda — soprattutto dagli anni Ottanta — per la nuova lirica, visceralmente avversa alla sperimentazione, negatrice e radicale eraser di tutto quello che succede sul versante della ricerca letteraria, specie se avanzata (e sotto qualsiasi egida, fosse pure universitaria, o artistica, in legame o no con istituzioni come il MoMA o il Centre Pompidou, per dire).
2. Personalmente (Già direi dal 1987 o giù di lì, studente & sprovveditissimo) mi rifiuto di: (a) ereditare all’infinito la scissione; (b) non vedere la palese sproporzione di potere tra le due aree; e semmai tento con altri e da solo di: (a) occuparmi delle linee della ricerca letteraria comunicandole anche in e attraverso canali riconducibili al mainstream, nonostante tutto; (b) seguire, nell’ascolto, le intuizioni e indicazioni di apertura di due amici, Roberto Roversi e Giuliano Mesa; (c) non uscire dal rigore di sguardo di alcuni che hanno inciso sul lavoro svolto, personale, in forme diverse: Rosselli, Garroni, Balestrini, Costa, Villa, Bene, Tarkos, Derksen. E Woolf quasi più di Eliot.
Sono in uscita per Argolibri, per la prima volta riunite, tutte le poesie di Corrado Costa edite in volume (Pseudobaudelaire, Le nostre posizioni, The complete films) e in rivista (da «Tam Tam» a «cervo volante» e «malebolge» e così via), e una corposa sezione di inediti, tra cui le brevi raccolte Pseudo-pseudobaudelaire, Tutto il cinema di Corrado Costa. Poemi in bianco e nero e poesie a colori, 49000 film del periodo Tang e le poesie escluse da The complete films.
Il volume, a cura di Chiara Portesine, accoglie i contributi di Aldo Tagliaferri, Adriano Spatola, Paul Vangelisti, Milli Graffi, Giulia Niccolai, Gian Luca Picconi, Marco Giovenale, ed è impreziosito da un inserto fotografico a colori che riproduce la poesia-collage Data una superficie d’acqua; mentre un testo di Nanni Balestrini dedicato a Costa è riprodotto in quarta di copertina.
Piccola notilla bibliografica ad uso dei discorsi (ma anche delle inesattezze dei discorsi) sulla prosa in prosa: https://gammm.org/2010/05/27/esiste-ancora-la-poesia-in-prosa-paolo-zublena-2010/
Il testo lo riprendemmo su gammm.org a fine maggio 2010, ma è — ricordo — leggermente precedente. Era uscito sul n. 13 de “L’Ulisse”, rivista che ha o aveva la cattiva abitudine di non datare i propri pdf: tuttavia cliccando sulle proprietà del file e cercando sugli annunci che avevo pubblicato su slowforward.net, trovo che il fascicolo è dell’aprile 2010.
Il testo di Paolo Zublena compie dunque 11 anni ora, e non è invecchiato di un minuto.
Piccola notilla bibliografica ad uso dei discorsi (ma anche delle inesattezze dei discorsi) sulla prosa in prosa: https://gammm.org/2010/05/27/esiste-ancora-la-poesia-in-prosa-paolo-zublena-2010/
Il testo lo riprendemmo su gammm a fine maggio 2010, ma è – ricordo – leggermente precedente. Era uscito sul n. 13 de “L’Ulisse”, rivista che ha o aveva la cattiva abitudine di non datare i propri pdf: tuttavia cliccando sulle proprietà del file e cercando sugli annunci che avevo pubblicato qui su slowforward, trovo che il fascicolo è dell’aprile 2010.
Il testo di Paolo Zublena compie dunque 11 anni ora, e non è invecchiato di un minuto.
installance n. : # 0155
type : asemic writing on a broken screencover of an a40 samsung cellphone
size : cm 14 x 6,20
records : highres shot
additional notes : abandoned
date : Apr. 27th, 2021
time : 11:48am
place : Rome, via G.F.Ingrassia
footnote : ---
copyright : (CC) 2021 differx
Stando a questa sorprendente introduzione (a un libro che presto leggerò), tutto ciò che in letteratura e in poesia in Italia compare e non è Prosa in prosa (Le Lettere, 2009; TIC, 2021) si spiega con elementi stilistici e di collocazione storica, mentre Prosa in prosa in sé miracolosamente si spiega solo e soltanto con una foga se non foia di “posizione egemonica”(sic), sgomitamento, epigonismo e velleitaria costruzione di un pubblico in realtà inesistente. (Ma se il pubblico è inesistente o “ristretto”, e “coincide con i poeti stessi”, come l’autrice scrive, sarà davvero il caso di parlare di egemonia?).
La “posizione egemonica”— si afferma nel pezzo — è ottenuta “sfruttando tutti i mezzi a disposizione” (sic!). (Il lettore si domanderà come mai la magistratura non sia ancora stata avvisata, essendo la prima edizione del libro uscita dodici anni fa).
Peccato, aggiungo, che Prosa in prosa venga da tradizioni e traduzioni non solo italiane né solo francesi o statunitensi, e nemmeno esclusivamente vincolate al concetto di prosa o di “prosa in prosa”. C’è forse un lavoro precedente, e qualcosa che — anche — segue. Purtroppo il lavoro testuale viene scambiato per affaccendamento strategico. Questo ne impedisce l’inquadramento in un contesto (mondiale) che ha ormai almeno una trentina d’anni.
La perla più rotonda è verso la fine dell’articolo:
La militanza del gruppo di autori già citato, nonché dei critici che si sono occupati delle loro opere, ha messo in ombra altri poeti in prosa di questi anni, che provengono da esperienze diverse e hanno modelli lontani dalla linea Ponge-Gleize o da quella americana, peraltro eterogenei fra loro (abbiamo già fatto i nomi di Benedetti, Dal Bianco, Frasca, Magrelli, Neri …)
A detta dell’autrice, un surplus di attenzione critica ingiustamente dedicato a Prosa in prosa avrebbe causato un proditorio oscuramento dei suddetti autori. Segnatamente, della loro prosa. Perché è a tutti noto, osservo, che Mondadori Einaudi e Garzanti da anni sono ricettacoli di poveri sbandati di cui nessuno parla. (Per colpa, chissà, immagino, di TIC e di altri editori egemoni).
Molto altro ci sarebbe da appuntare; e ci sarà tempo. Per adesso l’introduzione guadagna un emoticon :-D