(probabilmente è un trailer. il film completo durerebbe qualche settimana)
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(probabilmente è un trailer. il film completo durerebbe qualche settimana)
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Ancora fino alle 23 di oggi, 13 giugno, a modicissimo prezzo, si può vedere La macchia d’inchiostro, regia di Ciro Valerio Gatto. Doc/Fiction – Italia, 2021, 60′ – Anteprima Mondiale. Lingua: Italiano
Link: https://www.mymovies.it/ondemand/biografilm/movie/8159-la-macchia-d-inchiostro/
A quarant’anni dalla stesura, un testo teatrale viene riscoperto; ed è l’occasione per parlare anche, e ampiamente, del suo autore: Roberto Roversi.
In collaborazione con DAR – Dipartimento delle Arti visive, performative e mediali dell’Università di Bologna
Nel panorama degli scrittori italiani del secondo Novecento, Roberto Roversi è stato uno dei pochi a fare della sua stessa vita il manifesto delle sue scelte politiche e culturali, mantenendosi nell’ombra per poter operare in totale autonomia dall’industria culturale. L’allestimento da parte di una giovane compagnia teatrale di un suo testo inedito, mai prima messo in scena, è un’occasione unica per compiere una ricerca dentro la “macchia” di silenzio che è stata posta sulla sua immagine pubblica.
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Articolo di Gabriele Dadati apparso oggi nel quotidiano “Libertà” di Piacenza: https://www.facebook.com/gabriele.dadati/posts/10159379411937320
Giovedì, verso l’ora di pranzo, mi ha chiamato Luca Ussia, direttore editoriale di Baldini+Castoldi, la casa editrice che pubblica i miei libri. Voleva dirmi che il prossimo, previsto in uscita il 17 giugno, sarebbe slittato almeno a inizio luglio.
“A Stradella è in corso uno sciopero senza precedenti dei lavoratori della logistica”, ha spiegato. “I libri partono da lì al momento del lancio, ma sono a magazzino, prigionieri. Stanno saltando le uscite di tutti gli editori. Finché non si sblocca la situazione la vedo male”. Era dispiaciuto: sapeva le corse fatte per consegnare in tempo. Ho sdrammatizzato: “Abbiamo pubblicato un libro tre settimane prima di una pandemia e un altro in piena seconda ondata. Un po’ di ritardo per uno sciopero mi sembra il meno”.
Poi, fatte due chiacchiere, ci siamo salutati.
Venerdì mattina, dopo aver letto gli articoli dedicati alla vicenda da “Il Post” e da qualche altro sito, ho scritto su Facebook del rinvio. Concludendo il mio status così: «A me, francamente, sembra che gli scioperanti abbiano ragione su tutta la linea. Ritardino pure i libri. Leggerli serve tra le altre cose a capire che prima di tutto vengono le persone». Ho cliccato. Hanno cominciato ad arrivare i mi piace e i commenti positivi alla mia presa di posizione. È stato in quel momento che mi sono sentito male.
Detesto le prese di posizione fasulle in pubblico. Intendo quelle dei leader di partito o di vip che scrivono sui social “Una preghiera per” più il nome della vittima del giorno. O “Giustizia per” o “La mia solidarietà va a”. Perché le cose sono due, nella vita: o si rivolge un pensiero, e lo si fa nel chiuso delle proprie stanze, o ci si attiva per dare una mano, e lo si fa andando sul posto, non scrivendo in rete. Così, irritato da me stesso, dopo pranzo ho guidato fino a Stradella, dove sorge “La città dei libri”. Si vede la scritta dall’A21, subito dopo averne vista un’altra, all’altezza di Castel San Giovanni: “Amazon”. Perché logistica piacentina e pavese, in quella zona, si toccano. I capannoni sono gli stessi, le logiche anche. Continua a leggere
Articolo di Gabriele Dadati apparso oggi nel quotidiano “Libertà” di Piacenza: https://www.facebook.com/gabriele.dadati/posts/10159379411937320.
Giovedì, verso l’ora di pranzo, mi ha chiamato Luca Ussia, direttore editoriale di Baldini+Castoldi, la casa editrice che pubblica i miei libri. Voleva dirmi che il prossimo, previsto in uscita il 17 giugno, sarebbe slittato almeno a inizio luglio.
“A Stradella è in corso uno sciopero senza precedenti dei lavoratori della logistica”, ha spiegato. “I libri partono da lì al momento del lancio, ma sono a magazzino, prigionieri. Stanno saltando le uscite di tutti gli editori. Finché non si sblocca la situazione la vedo male”. Era dispiaciuto: sapeva le corse fatte per consegnare in tempo.
Ho sdrammatizzato: “Abbiamo pubblicato un libro tre settimane prima di una pandemia e un altro in piena seconda ondata. Un po’ di ritardo per uno sciopero mi sembra il meno”.
Poi, fatte due chiacchiere, ci siamo salutati.
Venerdì mattina, dopo aver letto gli articoli dedicati alla vicenda da “Il Post” e da qualche altro sito, ho scritto su Facebook del rinvio. Concludendo il mio status così: «A me, francamente, sembra che gli scioperanti abbiano ragione su tutta la linea. Ritardino pure i libri. Leggerli serve tra le altre cose a capire che prima di tutto vengono le persone». Ho cliccato. Hanno cominciato ad arrivare i mi piace e i commenti positivi alla mia presa di posizione. È stato in quel momento che mi sono sentito male.
Detesto le prese di posizione fasulle in pubblico. Intendo quelle dei leader di partito o di vip che scrivono sui social “Una preghiera per” più il nome della vittima del giorno. O “Giustizia per” o “La mia solidarietà va a”. Perché le cose sono due, nella vita: o si rivolge un pensiero, e lo si fa nel chiuso delle proprie stanze, o ci si attiva per dare una mano, e lo si fa andando sul posto, non scrivendo in rete.
Così, irritato da me stesso, dopo pranzo ho guidato fino a Stradella, dove sorge “La città dei libri”. Si vede la scritta dall’A21, subito dopo averne vista un’altra, all’altezza di Castel San Giovanni: “Amazon”. Perché logistica piacentina e pavese, in quella zona, si toccano. I capannoni sono gli stessi, le logiche anche. Continua a leggere
domenica 20 giugno alle 19:30 MG a Lucca, nel parco davanti al Foro Boario, accanto allo skate park lungo il fiume, @ Borda!Fest – Produzioni Sotterranee (18, 19 e 20 giugno) a leggere e a parlare di scritture di ricerca, prosa in prosa, materiali verbovisivi & scritture asemiche.
pagine da La gente non sa cosa si perde (TIC Edizioni) e Delle osservazioni (Blonk), e inediti da Oggettistica.
in dialogo con Chiara Portesine
non mancheranno materiali asemici, esposti, e osservazioni sull’Enciclopedia asemica (IkonaLiber).
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qui il programma dei tre giorni del festival: https://bordafest.noblogs.org/
https://instagram.com/bordafest
Rosaire Appel: “asemic writing is also a way of leaping forward into territory not yet conceptualized… a transition strategy perhaps” (Jun 10, 2011, post to the ASEMIC Google Group, now @ https://archive.org/stream/AsemicWritingDefinitionsAndContexts19982016/Asemic%20Writing%20Definitions%20and%20Contexts%201998-2016_djvu.txt)
I really like Rosaire Appel’s idea of a “transition strategy”.
Often the signs of an ongoing research are not covered nor coded nor represented by any known “language”. They actually build-and-deconstruct some kind of new (non)language.
And it seems to me that our definitions often fail to grasp the flickering borders of the asemic land. It seems like we are (happily) dealing with aesthetics, rather than linguistics.
More. (And incidentally:) I ask myself: do we absolutely need definitions? Or do definitions & theory rather belong exactly to the territory we are just flying away from?
Tim gaze : “asemic writing says what I cannot say in words” (from a text in the muse apprentice guild).
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It’s impossible for me to say how sad I feel in reading now that artist and friend David-Baptiste Chirot has passed away.
We started talking, and exchanging works via the net, in 2006-2007, if I’m not wrong.
He’s been contributing for years to my blogs, like fluxishare.blogspot.com, and free online editions (like differxhost: https://it.scribd.com/doc/22212352/D-B-Chirot-Killer-Chrome or gammm: https://it.scribd.com/doc/22218970/chirot-death-from-this-window or slowforward: https://slowforward.net/2009/07/26/david-baptiste-chirots-ghost-dancers/).
Farewell, David. I’ll go on admiring your works and sharing them.
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See more in several sites and blogs (issues of Otoliths, e.g. —to name one. And…):
https://xexoxial.org/pdf/xerolage_32.pdf
http://dbqp.blogspot.com/2005/07/rock-and-wall-animal-david-baptiste.html
http://fluxlist.blogspot.com/2007/02/david-baptiste-chirot.html
https://slowforward.net/2007/08/15/vanguardening/
https://differx.blogspot.com/search/label/David-Baptiste%20Chirot%20and%20Marco%20Giovenale
https://fluxishare.blogspot.com/search/label/david-baptiste%20chirot
https://slowforward.net/2008/07/28/david-baptiste-chirot-cinema-of-catharsis/
https://slowforward.net/2007/08/25/d-b-chirot-flickr/
https://slowforward.net/2007/03/23/ubertrashung-garage103/
https://slowforward.net/2007/05/27/ubertrashung/
https://slowforward.net/?s=chirot
§
My work is guided by a profound faith in the Found, everywhere hidden in plain
site/sight/cite.
DBC
(http://www.bigbridge.org/DBCBio.pdf)
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per un tratto di tempo recentissimo e brevissimo ho pensato che Medium potesse rappresentare, almeno per me, un’alternativa non insensata all’idea di sito.
tolte però le differenze tra utenti Apple e PC/Android (esistenti, e in parte penalizzanti per i non-Apple), l’aspetto economico ha comunque pesato in maniera decisiva per farmi ricredere.
alla fin fine un frontale (e al 99% anglofono) pay-per-read interessa tutti su Medium: e non solo quelli che pur non occupandosi di alta moda, scarpe da tennis, televisione o gossip, “producono contenuti”, ma anche quelli che vorrebbero semplicemente leggere testi su questioni aperte in zone dell’arte contemporanea propriamente sperimentali, dunque giocoforza “di nicchia”.
e a mitigare la rozzezza della macchina non basta la clausola che dice che Medium retribuisce i blogger più seguiti; dato che l’essere più o meno seguiti rientra nella medesima logica. invece di accumulo di denaro c’è accumulo di lettori. che vengono quindi “monetizzati”. (ricordo sempre il breve intervento di Grifi sulla produzione di spettatori).
più in generale, la progressiva capillare brandizzazione delle comunicazioni in rete, e l’invadenza — oltre che l’inaccettabilità politica in molti casi — delle strutture informative e in senso ampio mediali (qui parlo in generale, non di Medium), mi convince sempre di più dell’idea di frequentare (per ora: anche) spazi radicalmente diversi. è il motivo per cui ho un blog su noblogs.org, per dire, e cercherò di lavorarci nei prossimi mesi.
ad ora, tuttavia, gli ormai 18 anni di mia invenzione e condivisione ininterrotta e gratuita di materiali attraverso slowforward.net e gli spazi web che slowforward ha inglobato, per un totale, ad oggi (11 giugno 2021), di quasi 13600 post, sono un buon motivo per continuare su WordPress.
già da qualche giorno ho preso a riproporre (e magari arricchire / variare) qui su slowforward cose uscite nella mia rapida avventura sulla piattaforma Medium, che saluto senza illusioni ma anche senza rancore. (oltretutto continuando a usarla per collaborare a Repository Magazine).
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