Presentazione a Roma di Cominciò che era finita, di Luisa Viglietti.
con Goffredo Fofi e Nicola Lagioia, sulla Terrazza del Gianicolo
mercoledì 22 settembre, alle ore 19:00.
Incontro all’aperto, praticamente sotto la statua di Garibaldi.
Capere (nel sito Il cucchiaio nell’orecchio):
https://www.ilcucchiaionellorecchio.it/2021/09/capere/
e il terzo dei Quattro quadrati in uscita su icalamari.com:
https://icalamari.com/2021/09/14/the-square-quattro-quadrati-3/
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Diciamo che quando nel 2002-2004 io e altri abbiamo iniziato a pubblicare alcune cose, e nel 2005-2007 (anche con Roberto Cavallera e Riccardo Cavallo) abbiamo moltiplicato i blog di materiali sperimentali, nel 2006 fondato gammm, e nel 2009 pubblicato Prosa in prosa, eccetera, insomma, ecco, è un po’ come se avessimo rovesciato non pochissimi altari (e altarini) delle iconiche & malinconiche vecchie buffe divinità pretesche del mainstream letterario. Non voglio certo dire che la scossa sia stata superiore al settimo grado della scala Balestrini, ma parecchie suppellettili sono pur cadute; e qualche natica ha poco onorevolmente smarrito la cadrega, picchiando il morbido e l’osso sull’assito della scena.
Tranquilli però: i draghetti Grisù della Letteratura Come si Deve si sono allertati subito. È da dopo il 1961-63, con le mazzate che presero per circa un decennio, che vescovi e prelati della pettinatissima ortodossia della poesia da scaffale hanno approntato le loro Stay Behind, introiettato gladiette, accademiche o extra. Del resto la distribuzione è loro (di chi li ospita, meglio), e dalle librerie tutti gli eslege sono stati ramazzati via nell’ultimo ventennio. Quindi?
Quindi ciò che si vede e legge in giro negli ultimi anni, diciamo dopo il primo decennio del secolo novo, ciò che si pubblica o si mette in rete e che rispettosamente ascolto (iuxta akusmatica principia) e osservo, quando mi lascia esterrefatto di solito ha due caratteristiche: o riprende il mainstream medesimo esattamente dove questo (non) si era interrotto, ossia all’altezza degli egotismi confessional degli anni Settanta-Ottanta, serenamente proseguiti senza intoppi grazie all’editoria e distribuzione generaliste di cui sopra; o – pur riallacciandosi contenutisticamente alle tradizioni fuorilegge degli anni Settanta e precedenti – salta a piè pari gli anni Zero, si cancella il sorriso dalla faccia, e anzi olia e rimette in sesto i medesimi altari leggii moccoli paramenti libri e insomma tutti gli aggeggi sacri che (facendo leva proprio su una tradizione della ricerca letteraria assorbita da un generoso secondo Novecento) noi avevamo invece smontato, ironizzato, sovrascritto, coperto di spray, con l’idea non di buttarli ma di predarli, rifunzionalizzarli, e – certo – cancellarne alcuni, facendo e inventando (sempre noi) altro.
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Praticamente dal 1961, minuto più minuto meno, chi – in gruppo o isolato – ci ha preceduto nella sperimentazione ha iniziato a sgangherare quei turiboli e scolarsi il vino del prete, e la mia generazione poi (con l’ondivago appoggio di quella di mezzo) ha continuato l’opera, … per vedere infine cosa? Per arrivare a vedere – oggi 2021 – tanti giovani e giovanissimi riprendere quei medesimi turiboli e calici, assumerli alla lettera, e ricelebrare la messa tale e quale. Riaprendo non (solo) il confessional ma – direttamente o indirettamente – i confessionali.
Mi prendo giusto cinque minuti di sconforto e poi ci rifletto su. Intanto vado un attimo ad aprire la porta alla depressione, che bussa.
A dopo.
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Con Giuseppe Garrera, oggi, 14 settembre 2021 alle ore 18, riprendono le attività di diffusione culturale e di ricerca della Biblioteca Elio Pagliarani, a cura di Cetta Petrollo e Lia Pagliarani. Garrera parlerà del mondo degli archivi privati e del collezionismo.
QUESTO il link su cui cliccare per partecipare alla conferenza.
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meet.google.com/ifu-hqaw-nzp
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Créé en 2017 en même temps que le festival Extra!, le prix Bernard Heidsieck-Centre Pompidou est singulier dans le monde des prix littéraires. Il consacre des figures remarquables de la création littéraire sous toutes ses formes : littérature plasticienne, performée, sonore, visuelle, numérique… Souvent rejetée ou marginalisée par le monde des lettres, cette conception ouverte de la littérature et ces modalités de sorties hors du livre sont ici pleinement mises à l’honneur.
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[ continua qui ]
charta tunc cantat, nec indormir illa,
crepitat charta
Emilio Villa
Presentare a Macerata una mostra su Emilio Villa e colmare le antiche teche della Biblioteca Mozzi Borgetti di curiosi oggetti poetici, libri d’artista unici e perlopiù introvabili, e rare carte manoscritte, sparse e disperse nella caosmologia villiana, significa riscoprire e, almeno in parte, ‘restituire’ una delle più prolifiche e singolari esperienze che questa città abbia mai ospitato in fatto di ricerca poetica e sperimentazione artistica. Quando, nel bel mezzo degli anni sessanta, Villa entra in relazione con diversi artisti marchigiani, tra cui i maceratesi Silvio Craia e Giorgio Cegna, si trova subito coinvolto nella coraggiosa quanto prestigiosa attività dell’editrice Foglio, di Roma-Macerata (poi La Nuova Foglio, di Pollenza), ideandone e dirigendone le più irregolari imprese editoriali fino all’inizio degli anni Settanta.
Da questa straordinaria stagione provengono i libri sulle celebri Idrologie (sfere testuali di plastica trasparente contenenti acqua e firmati Villa, Craia, Cegna); i titoli perduti della fantomatica collana “Lapsus”, diretta dallo stesso Villa (che riunisce autori quali Claudio Parmiggiani, Corrado Costa, Giulio Turcato ecc.); l’inudibile disco in cartone intitolato DISCOrso; il fuori-formato Green, opera-libro polimaterica, tesa alla ricerca di una estrema concrezione testuale su materiali poveri; o ancora il cibernetico Brunt H Options 17 eschatological madrigals captured by a sweetromantic cybernetogamig vampire, by villadrome, realizzato in pochi esemplari.
Queste opere, insieme a molte altre pubblicate in Italia e all’estero dagli anni Sessanta ad oggi, a manifesti in copia unica e a ‘crepitanti’ fogli manoscritti, saranno esposte come tracce da seguire – come sonde – per immergersi nella straripante ricerca di Emilio Villa (1914-2003) poeta, scrittore, promotore d’arte, traduttore e biblista, universalmente riconosciuto come uno dei massimi rappresentanti della cultura europea del secondo novecento. Geniale e polimorfo interprete di una «avanguardia permanente» , per tutta una vita non smise mai di interrogarsi – di interrogare gli abissi del segno e della forma – attraversando da «clandestino» le vertigini e i labirinti della parola poetica e dell’arte, nel tentativo – ininterrotto – di rigenerarle, di ‘riformularle’ ad «immaginazione di un dopo, di un più in là del mondo».
La mostra, a cura dell’A.P.S. “Nie Wiem” di Ancona e della libreria Catap di Macerata, è stata realizzata con il sostegno e la collaborazione della Regione Marche e il patrocinio del Comune di Macerata.
Il vernissage sarà alle ore 18 del 9 ottobre, presso le sale della biblioteca Mozzi Borgetti, piazza Vittorio Veneto 2, Macerata.
Evento facebook:
https://www.facebook.com/events/621252708865137/
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Videocontributo per la mostra Il Volto dei libri. Libri da vedere, presso il Castello di Santa Severa, a cura di Giuseppe Garrera e Igor Patruno.
Grazie a Giuseppe Garrera e Igor Patruno, che per la mostra Il Volto dei libri. Libri da Vedere, ancora per alcuni giorni aperta presso il Castello di Santa Severa, mi hanno chiesto un intervento video, che ho voluto dedicare al libro Brunt H…, di Emilio Villa: https://www.facebook.com/101729288285553/posts/380055963786216/
Temo o meglio constato: siamo entrati ben bene, e da parecchio tempo, in una ennesima fase di riflusso letterario, avvertibile in poesia (o in quella che si pubblica sotto questo nome), con una generazione anzi sicuramente ormai due-tre generazioni pressoché aliene da soprassalti e insofferenze radicali, o almeno aliene da quelle insofferenze che decidono di esprimersi sondando e sperimentando, facendo saltare il tavolo dei giochi.
Scriventi in altissimo numero sembrano al contrario assai soddisfatti, del tutto soddisfatti della tradizione che viene trasmessa loro dagli scaffali vigilati (e vigilantes) degli editori e delle librerie generaliste.
(Del resto in capo a un decennio o due il mainstream ha stravinto la guerra della distribuzione, ha cacciato le riviste dai luoghi di lettura, ha piallato i gusti poetici sul tardolirico e di lì su instagram, sugli inglesi di Bloom e gli italiani di Sanremo, ha sbarrato le porte alle tradizioni e traduzioni ‘minacciose’ per la gioventù educanda: le conseguenze si vedono). (Non vederle è cecità o malafede).
La mia annotazione in fondo conferma daccapo un post che Renata Morresi pubblicava già due estati or sono: https://slowforward.net/2019/08/06/dei-giovanissimi-poeti-renata-morresi-2019/.
In coda, aggiungo: personalmente, non manco di ascoltare le voci più diverse, e di non limitarmi ai materiali non assertivi. Ma, devo dire, è un po’ difficile non restare di stucco, depressi e schiacciati dalla seriosità, dal confessional floreale, dai metronomi, da inversioni & interiezioni, dalla modularità ikea delle metafore, dal romanticismo, dal kitsch, qualche volta perfino dal moralismo, e — grosso modo sempre — dalla più candida assoluta schiacciante mancanza di ironia (figuriamoci autoironia).
In questo, in tutto questo, i giovani e giovanissimi hanno ricevuto e ricevono un fronte così severo e insieme digeribile di tavole della legge, da parte di così tante legioni di poeti di mezza o terza età, che il balzo all’indietro di tutto il contesto letterario finisce per assomigliare come una seconda goccia d’acqua al momento di passaggio tra anni Settanta e Ottanta.
Ma su questo magari scriverò più avanti.

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