l’incontro di domani alla Biblioteca Pagliarani
(via M.Bragadin 122b, Roma, 29 novembre)
dedicato a Oggettistica, sarà visibile anche
in diretta streaming collegandosi al link
https://meet.google.com/kao-gbqi-qct
alle 17:30
l’incontro di domani alla Biblioteca Pagliarani
(via M.Bragadin 122b, Roma, 29 novembre)
dedicato a Oggettistica, sarà visibile anche
in diretta streaming collegandosi al link
https://meet.google.com/kao-gbqi-qct
alle 17:30
il #differxdiario oltre il sistema solare
https://noblogo.org/differx/certe-volte-mi-sento-un-po-come-il-voyager-1-partito-pero-in-anticipo-io
… non esitate: https://slowforward.net/servizi/
absit iniuria of any kind:
https://noblogo.org/differx/rivedo-fuoco-centrale
è solo critica, e constatazione. e malinconia.
Articolo di Dario Morgante
(post su FB, articolo su LEFT)
La dottoressa Hala Abulebdeh, farmacista gazawi laureata all’Università di Glasgow, è venuta a sapere dell’assedio che l’esercito israeliano stava portando avanti nei pressi della casa in cui si trovava la sua famiglia, nel sud della Striscia di Gaza, da un laconico messaggio whatsapp della sorella. Era il 12 dicembre 2023 e i bollettini del ministero della Sanità registravano già oltre 18.400 morti dall’inizio di quello che, solo un mese dopo, la Corte internazionale di giustizia avrebbe definito un «rischio reale e imminente» di genocidio. L’Idf, quel giorno, ha sterminato i genitori, le due sorelle e i cinque fratelli di Hala, resa edotta della strage svariati giorni dopo soltanto grazie ai messaggi di condoglianze dei suoi vicini di casa di Gaza.
La storia di Hala, raccontata integralmente oltre un anno fa al podcast Palestine Deep Dive, si intreccia con l’iniziativa legale “In nome della legge! Giù le armi, Leonardo”, promossa da una rete di organizzazioni della società civile italiana (AssoPacePalestina, A buon diritto, Attac, Arci, Un Ponte Per e altri) contro il colosso delle armi Leonardo S.p.A. Gli avvocati delle associazioni e della dottoressa Abulebdeh – Luca Saltalamacchia, Veronica Dini, Michele Carducci e Antonello Ciervo – hanno depositato presso il Tribunale civile di Roma un atto di citazione contro la multinazionale delle armi italiana.
[l’articolo continua su LEFT, qui: https://left.it/2025/11/21/ecco-perche-abbiamo-denunciato-lindustria-bellica-leonardo-per-la-fornitura-di-armi-a-israele/]
i lettori di Oggettistica non sanno trattenere la gioia e il buonumore:
https://mobilizon.it/events/48fe58dd-a545-47e4-ab88-76349c73e5d7
e se Amelia Rosselli non fosse stata – o non completamente – catturata da […] →
https://noblogo.org/differx/e-se-amelia-rosselli-non-fosse-stata-o-non-completamente-catturata-dai-suoi
il match Manganelli/Pasolini merita di essere visto:
https://slowforward.net/2025/11/25/video-completo-dellincontro-pasolini-contro-manganelli/
più che al sostantivo “match” direi che, certo con l’assenso dei dialoganti (Simonetti, Trevi, Cortellessa), si può pensare semmai al verbo “to match”: come spesso succede ai “nemici”, PPP e GM tutto sommato – se proprio non possiamo dire che collimino – hanno di certo parecchi aspetti che corrispondono, o – volendo – mecciano.
salvare gli immani monnezzoni!
https://noblogo.org/differx/ego-scripsit-years-ago
coraggio, editorialisti e notillatori, in rete e fuori, non prendete per forza alla lettera la grigiorosea parola postpoesia: non v’impauri, campioni.
la poesia non defunse, anzi della sua viridescente vis voi siete – è fama – i promoter più scafati e, mi si consenta, fichi.
è stagione, tuttavia, che dai vostri castelli vitivinicolmente muniti oscilliate il benigno capo a far sonare il sì, a testimoniare – intendo – che nelle vostre medesime letture tante tante volte v’è occorso di non incontrare il vocabolo che amate, ossia la non-morta poesì (avvezza a resurgere ogni minuto), bensì qualche altro lemma, diverso, divergente, che magari con la suddetta non aveva accidente alcuno da spartire. (obstupescit reader).
facendo mente locale:
epiphanies (James Joyce 1900-1904), tender buttons (Gertrude Stein 1914), tropismes (Nathalie Sarraute 1939), notes (Marcel Duchamp, pubbl. post. 1980), nioques (Francis Ponge 1983, Jean-Marie Gleize), proêmes (Ponge), textes pour rien (Samuel Beckett), antéfixes o dépôts de savoir & de technique (Denis Roche), descrizioni in atto (Roberto Roversi), verbotetture (Arrigo Lora Totino 1966), bricolages (Renato Pedio), domande a risposta multipla (John Ashbery; e cfr. Alejandro Zambra, nel nostro secolo), mobiles o boomerangs (Michel Butor), visas (Vittorio Reta), postkarten (Edoardo Sanguineti 1978), sentences (Robert Grenier 1978), subtotals (Gregory Burnham), films (Corrado Costa), schizografie (Gian Paolo Roffi), drafts (Rachel Blau DuPlessis), esercizi ed epigrammi (Elio Pagliarani), frisbees (Giulia Niccolai), anachronismes (Christophe Tarkos), remarques (Nathalie Quintane), ricognizioni (Riccardo Cavallo), anatre di ghiaccio (Mariano Bàino), lettere nere (Andrea Raos), linee (Florinda Fusco), ossidiane e endoglosse e microtensori e “installances” (Marco Giovenale 2001, 2004, 2010, 2010), tracce (Gherardo Bortolotti 2005), prati (Andrea Inglese), diphasic rumors (Jon Leon 2008), united automations (Roberto Cavallera 2012), paragrafi (Michele Zaffarano 2014), incidents (Luc Bénazet 2018), sentences (Cia Rinne 2019), defixiones (Daniele Poletti), avventure minime (Alessandro Broggi), développements (Jérôme Game), conglomerati (Andrea Zanzotto), saturazioni (Simona Menicocci), nughette (Leonardo Canella), sinapsi (Marilina Ciaco), dottrine (Pasquale Polidori), disordini (Fiammetta Cirilli), spostamenti (Carlo Sperduti), spore (Antonio F. Perozzi). E aggiungerei le frecce di Milli Graffi.
veh, quante cose si posson leggere gioendo, senza per questo ammazzare la P maiuscola. come dite? ciò purtuttavia vi noia?
ah ma ecco allora perché Emilio Villa così parsimoniosamente o punto pregiate, e v’irrita.
invece che poesie ha scritto “cause”, “variazioni”, “attributi”, “phrenodiae”, “méditations courtes”, “videogrammi”, “letanie”, “sibille”, “trous”, “labirinti”, “tarocchi”, … tutte forme disperse come, già nel 1949, i suoi “sassi nel Tevere”.
è una litofobia, la vostra, ora intendo.
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