Archivi categoria: experimental poetry

bologna, 14 settembre, biblioteca dell’archiginnasio: “roberto roversi, non isolarsi ma ascoltare” (pendragon)

presentazione dell'antologia di Roberto Roversi, "Non isolarsi ma ascoltare"

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il libro:
https://www.pendragon.it/catalogo/altre-collane/poesia/non-isolarsi-ma-ascoltare-detail.html

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emilio villa: “la scrittura della sibilla” (diaforia)

il file in rete a cura di Daniele Poletti / [dia•foria

https://slowforward.files.wordpress.com/2022/09/emilio_villa_la_scrittura_della_sibilla.pdf

http://www.diaforia.org/floema/files/2014/05/Ebook-Emilio-Villa.pdf
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“poesie per giovani adulti”, di michele zaffarano (scalpendi, 2022)


Collana Assemblaggi e sdoppiamenti, diretta da Monica Romano

https://www.scalpendi.eu/

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“guida del viaggiatore immobile”: ​corrado costa su “obsoleto”​​, di​ vincenzo agnetti

Grazie a Giuseppe Calandriello per aver condiviso questo fascicolo, estratto da “malebolge”:

Costa, Corrado_ Guida del viaggiatore immobile_ Estratto da ‘malebolge’

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‘buzdokuz’ #13 is out

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The 13th Issue of Buzdokuz Poetry Theory Criticism Magazine is Out Now.
To order print copies, please contact by WhatsApp: +905517258429
To look at the cover (front and back) of Buzdokuz 13 https://twitter.com/buzdokuzdergi/status/1565291045214117889
Address:
Turgut Reis Cad. 36/5 Anıttepe / Ankara / Türkiye

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audio integrale dell’incontro del 31 agosto @ embrice: materiali sonori di l. venitucci, materiali testuali di f. cirilli, f. lapiana., v. ostuni, a. raos, m. zaffarano

 

La lettura si è svolta all’aperto, con le immaginabili e conseguenti dispersioni del suono. L’audio è stato raccolto molto semplicemente attraverso un cellulare, che dunque riproduce anche i rumori ambientali. Di qui la qualità a dir poco ‘sporca’ della registrazione. Che però, proprio per questo, include tutti i dati della situazione per ciò che veramente è stata. È solo una traccia, è un documento: e come tale viene offerto qui.

L’ordine dei lettori è alfabetico: Fiammetta Cirilli, Fabio Lapiana (letto da M.G.), Vincenzo Ostuni, Andrea Raos, Michele Zaffarano. Tutti gli interventi musicali sono di Luca Venitucci.

I libri da cui sono stati tratti i brani letti:

Fiammetta Cirilli, Disordini (Diaforia)
Fabio Lapiana, Cose e altre cose (Tic)
Vincenzo Ostuni, Faldone zero-cinquantanove, novantotto-novantanove. Estratti, II (Aragno)
Andrea Raos, O!h (Blonk)
Michele Zaffarano, Poesie per giovani adulti (Scalpendi)

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Informazioni e comunicato stampa dell’incontro: https://t.ly/Q_xI

Un frammento video registrato e gentilmente concesso da Antonio Pavolini:

l’edizione originale di “baruchello! facciamo, una buona volta, il catalogo delle vocali”, di corrado costa

Corrado Costa, Baruchello! Facciamo, una buona volta, il catalogo delle vocali.

Con sei disegni di Gianfranco Baruchello (Exit Edizioni, Ravenna 1979)

>> dall’archivio di Maurizio Spatola: http://www.archiviomauriziospatola.com/prod/pdf_archivio/A00257.pdf

>> e qui:
https://slowforward.files.wordpress.com/2022/08/costa-corrado_-baruchello-facciamo-una-buona-volta-il-catalogo-delle-vocali.pdf

intervista sulla rivista ‘cultura commestibile’ [prima parte]

Grazie a Peter Genito e alla rivista ‘Cultura commestibile’ per l’intervista (trascrizione del video che si può vedere al link https://youtu.be/k7mNOICD-Dc?t=346) che è uscita nella sua prima parte sul n. 456 del 16 luglio scorso. Si può leggere sia all’indirizzo https://maschiettoeditore.com/wp-content/uploads/2022/07/Cultura-Commestibile-456.pdf (pag. 9) sia qui: https://slowforward.files.wordpress.com/2022/08/intervista-a-mgiovenale_-cultura-commestibile-456_-16-lug-2022.pdf (pdf) oppure qui: https://slowforward.files.wordpress.com/2022/08/jpg-intervista-cultura-commestibile-456.jpg (jpg).

La seconda parte uscirà successivamente.

post-1968 o post-1974? forse la domanda ha senso

leggere questa intervista ad Elisa Donzelli è a mio avviso importante, per vari motivi, anche come addendum non secondario a un suo precedente intervento, che si può trovare qui: https://t.ly/sTgY.

tuttavia segnalo, allo stesso tempo, un punto di dubbio per me cruciale, non solo in riferimento a un discorso sulla poesia contemporanea.

riguarda l’idea di una possibile uniformità o somiglianza di identità (e di biografie) tra autori  “nati dopo il ’68”.

ecco: sono convinto del fatto che (soprattutto se si stringe il focus sul versante politico e sul rapporto tra vicenda collettiva e imprinting individuale, e tra questi e una qualsiasi attività linguistica orale e scritta intesa alla produzione di senso) l’onda lunga di una generazione ancora politicamente connotata continua, a mio avviso, almeno fino al 1974. (come scrivevo in 6070).

ovvero: sostituirei a “i nati dopo il 1968” l’espressione “i nati dopo il 1974”.

e mi spiego: fino almeno al 1974, in linea di massima, chi nasceva sarebbe stato (volente o nolente) esposto, negli anni della sua maggiore plasticità e sensibilità (proprio neuronale), a situazioni estremamente diverse, radicalmente diverse, rispetto a quelle che avrebbero vissuto i nati negli anni successivi. (non voglio con questo stabilire una barriera netta & adamantina, né deterministica, ma solo identificare un terminus post quem, che so arbitrario come tutte le schematizzazioni, spostato in qua di almeno cinque-sei anni rispetto al ’68).

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chi ha formato il proprio lessico e le proprie strutture mentali di base nell’amnio avvelenato dei pieni Ottanta (diciamo dal 1984, anno scelto non a caso: cfr. https://t.ly/MlXa e https://t.ly/P98e) ha avuto a che fare con un mostro di non poco conto.

diversamente, chi giocoforza, per anagrafe, ha vissuto la fine degli anni Settanta e l’inizio degli Ottanta da preadolescente o adolescente, critico [magari pure clinico-disturbato] e pieno di insofferenze e rifiuti, e quindi politicamente nemico del proprio tempo, magari in sodalizio (eccome!) con compagn* di riflessione e azione politica [magari esplicitatesi, queste azioni, con la Pantera nel 1990], non può in nessun modo essere accostato con troppa facilità a chi, bambino, è stato letteralmente aggredito e sommerso dal contesto del decennio maledetto, e dalle radiazioni delle nascenti tv private in Italia, oltre che dall’aria di “normalità” della corruttela craxiana che le ha fatte prosperare.

[da non dimenticare, poi: il 1990 di Ruberti è anche l’anno della legge Mammì, e della rivelazione dell’esistenza di Gladio. ergo, l’adolescente inquieto di metà anni Ottanta non poteva non essere – parlo da testimone, non voglio per forza fare autobiografia – un adulto infuriato, nel 1990]

senza parlare del clima politico mondiale.
ovvio, credo. inutile nominare i due criminali di spicco, targati ’80: Tatcher, Reagan. chi già era politicamente insofferente, oltre che ormonalmente fibrillante (!), nel tempo dell’ascesa del liberismo scatenato, non poteva in nessun modo accettare la deriva post-1980, fosse pure nella mera forma estetica. chi invece era bambino, difficilmente era in grado di non assorbire le tossine del decennio. anche linguistiche. drogate, sedative.

(per altro fatte proprie e rilanciate dall’editoria di grande distribuzione, che in libreria mandava e promuoveva solo e soltanto gli autori di cui parlavo qui: https://slowforward.net/2022/02/21/poesia-per-il-pubblico-a-k/). (chi compiva 20 anni nel 1990, aveva trovato nell’adolescenza e trovava ancora in libreria testi che, meno di dieci anni dopo, cioè entro il 1999 e prima, la distribuzione generalista, la protervia o pavidità dei direttori di collana e l’editoria dell’ormai maturo riflusso [nonché – perché no? – il primo quinquennio forzitaliota] avrebbero spazzato via dagli scaffali).

in conclusione.
per il bambino del 1980-90 la ribellione sarebbe (forse) arrivata dopo.
bon.
ma, nello stesso decennio, per l’adolescente o giovane adulto veniva vissuta già e ancora (per quanto con difficoltà e diversità rispetto a chi aveva fatto il ’77) dentro quel periodo storico, in conflitto, e con un insieme di esperienze e impressioni (e imprinting, sì) stabilmente presenti ormai, in termini di formazione individuale/collettiva. era insomma una inquietudine fattiva possibile, praticabile e praticata: esisteva. 

così come in letteratura, negli stessi anni, nonostante tutto, esisteva la ricerca (letteraria).

(e non solo perché ne scriveva Antonio Porta: https://slowforward.net/2022/08/20/ricerca-letteraria-spazio-di-ricerca-antonio-porta-1983/).

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nel 1984 nascevano “L’ombra d’Argo” e “l’immaginazione”, per dire.
nel 1989 si stampava Poesia italiana della contraddizione, per dire.
la rivista “Baldus” sarebbe uscita per sette anni: 1990-1996.

ma gli esempi sarebbero dozzine. (tutti regolarmente ignorati da editoria e intellettuali mainstream, e da parecchi critici di scarsa – intenzionalmente scarsa – memoria; scarsi anche in termini di sguardo sul presente, se è per questo).

(e infine, e appunto, fra parentesi: la ricerca esiste anche oggi. ma questo è un discorso che affronteremo poi).

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alcuni post su slowforward, dal 1 agosto

per leggere, cliccare sui titoli

luca stefanelli: gli “attributi dell’arte odierna”, di emilio villa come ‘teatro della crudeltà’

milli graffi, “sotto la traccia, frecce”: un frammento

ma no, ma no, ma ni, non è morta, la poesia, su

info/comunicazione a(d alcun)i villiani

foresta futura / luciano martinis

lorna simpson / enumerated. 2016

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elegy / differx. 2017

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“ricerca letteraria”, “spazio di ricerca”: antonio porta, 1983

Il saggio sulle espressioni “ricerca letteraria” e “scritture di ricerca”, postato ieri, e uscito lo scorso anno nella sua prima parte, si interrompe con il 1980, circa. Devo assai energicamente ringraziare Chiara Portesine per avermi segnalato, in questi giorni in cui sto proprio rivedendo la seconda parte del saggio, uno straordinario – e limpidamente esplicito – articolo di Antonio Porta che, sul “Corriere della sera”, nel 1983 parla di “spazio di ricerca”, “ricerca letteraria”.

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Registrate nel saggio le numerose occorrenze di espressioni relative alla “ricerca”, e aggiunto questo prezioso articolo di Porta, non solo si intende sempre meglio come la generazione a cui appartengo abbia trovato naturale e solido e stabile/stabilizzato, tra fine anni Ottanta e inizio Novanta, il termine “ricerca” come segno di sperimentazione letteraria; ma anche come, a maggior ragione, questo si sia presentato come nome legittimo, a XXI secolo iniziato, per indicare una scrittura non pacificata, non convenzionale, e soprattutto in sincrono con esperienze di “experimental writing” ormai altrettanto attestate nel resto del mondo.

(Attestate e attestantesi, ovviamente, nonostante l’ignoranza intenzionale, o la ‘censura’ e opposizione frontale, e le piccole manovre d’ostacolo e i banali giochi di facciata messi in atto dai buffi personaggi del mainstream italocentrico).