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quando dicevo (e dico) che tumblr…

quando dicevo (e ancora dico) che la letteratura, smarginando da tutte le parti, diventa veramente contemporanea (anche) nei post, e che gammm ha intercettato questa cosa prima ancora di nascere nel 2006, e che magari (sia prima che) adesso gli scrittori che preferiamo sono persone di tutte le età che mettono cose assurde o weird – comunque felici & produttrici di senso – su tumblr o altre piattaforme.
ecco. dicevo.

l’immagine è uno screenshot da
vedurnan.tumblr.com (8 nov. 2020)

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prosa in prosa: un video esplicativo

questo video spiegherà tutto:
facebook.com/emanuele.kraushaar/videos/3588974284486884

viene alla luce la terribile verità:

PROSA IN PROSA_ tic_ copertina
https://ticedizioni.com/collections/vetrina/products/prosa-in-prosa

Forse l’evento più rilevante degli ultimi 20 anni della poesia italiana, di Prosa in prosa, come accade con i classici, si è parlato e scritto molto di più di quanto il libro non sia stato in effetti letto. A partire da una definizione di Jean-Marie Gleize, Prosa in prosa tentava, nel 2009-10, anno della sua prima pubblicazione, di portare una ventata spiazzante sulla scena asfittica della letteratura italiana, attraverso il travalicamento del concetto stesso di genere letterario.

foto dei sei_ 4a di copertinaDa non confondersi assolutamente con poemetti in prosa, i testi qui compresi, installando la letteralità e l’insignificanza nel luogo in cui ci si attende massima significatività e figuralità, squadernavano le categorie con cui il pubblico legge la testualità lirica. Ma se questa rivoluzione rischia oggi di spegnersi nella generale dimenticanza, questa nuova edizione, arricchita di contenuti critici, torna a imporre il tentativo, sempre più necessario, di superare l’ultimo confine, quello tra letterario e letterale.

 

 


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dicono che la scrittura di ricerca non esiste / differx. 2020

mi si dice che la scrittura di ricerca non esiste: usano un’espressione diversa, che mi è abbastanza estranea, usano “poesia di ricerca”, per poi immediatamente affrettarsi ad aggiungere che “tutta” la poesia, se è poesia, è di ricerca.
e in effetti devo dire che la ricerca è un po’ ovunque, nel nostro quotidiano.

silliman’s blog @ epc digital library

The EPC Digital Library is delighted to announce the Complete Ron Silliman Blog History: every entry 2002-2020, listed, & searchable by, topic. The full blog now archived at the EPC. Thanks to Steve McLaughlin for putting this immense resource together.

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https://writing.upenn.edu/epc/mirrors/ronsilliman.blogspot.com/history.html

a letter from museum for preventive imagination

MACRO – Museum of Contemporary Art of Rome
Via Nizza 138
00198 Rome
Italy

T +39 06 696271
info@museomacro.it

www.museomacro.it
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Ciao!

I am pleased to inform you that my new website www.museomacro.it is now online, a digital space that will go hand in hand with the three-year programme of my new Artistic Director Luca Lo Pinto, extending across this time span as a single, multifaceted initiative.

Continua a leggere

ron silliman: “la frase nuova” (trad. di gherardo bortolotti)

pdf @ slowforward:
https://slowforward.files.wordpress.com/2023/06/silliman_-la-frase-nuova_-trad.g.bortolotti.pdf

post @ gammm:
https://gammm.org/2021/01/30/la-frase-nuova-ron-silliman-1987/

l’oggetto è abbandonato

    
il discorso sull’abbandono è quello sul lasciare l’oggetto / segno / scrittura / traccia all’ambiente, addirittura a “tutti”. (questo per le installance), svincolando la cosa lasciata dal ‘valore’ (anche estetico) senza vincolarla a ‘un’ destinatario, e nemmeno all’indicazione autoriale precisa. (tutti gli oggetti abbandonati in forma di installance sono senza firma).
gli oggetti possono così essere ‘pacchetti di senso’ lasciati liberi di trovare il loro destinatario. 
da nessuno a tutti, o a qualcuno (che se ne appropria come dono, senza che il dono sia ‘firmato’ né nel senso dell’arte, né nel senso del design/prestigio, né nel senso e segno autoriale). (la firma – intesa come passaggio di senso – è un addendum messo da chi trova l’oggetto, quando e se lo trova e lo prende con sé, volendo).
   

semplicità delle sibille e della poesia concreta e visiva

   
stante il superamento di molte necessità tipografiche, e considerando la diffusione delle stampanti a basso costo, e le tecnologie legate alla riproduzione e diffusione delle immagini attraverso rete e dispositivi cellulari, un testo visivo può vivere grazie alla semplice addizione: matita + carta + ‘moltiplicatore’ elettronico.
il moltiplicatore può essere un cellulare, una webcam, uno scanner, una macchina fotografica digitale. la diffusione è data da una connessione web, o da una stampante. da una fotocopiatrice. eccetera.
e: di fatto la persistenza del testo – o della traccia – è perfino esterna alla sua registrazione e archiviazione. la sua indipendenza dai ‘mezzi’ è già scritta nell’ordine delle cose.

il semplice incontro con la traccia da parte di un osservatore è un altro segmento di vita della traccia, aggiunto.
  

TRACTS!

from http://www.manystuff.org/?p=15091

TRACTS!

de la main à la main: le tract comme contre-pouvoir esthétique 
Un des principaux intérêts du tract comme support de l’art réside dans le fait qu’il est en tout point l’exact opposé de l’œuvre d’art, telle en tout cas que la décrivent encore aujourd’hui les défenseurs d’une certaine tradition esthétique. L’œuvre est raffinée et atemporelle, le tract est ordinaire et jetable ; l’œuvre est métaphysique, le tract est politique, l’œuvre est précieuse, le tract est cheap. « Toute œuvre, et particulièrement une très grande […], écrit Michel Haar en 1994, présente une cohésion, une unité organique si puissante qu’elle renvoie davantage à elle-même qu’à aucun étant dans le monde. » L’œuvre aspire à la grandeur et elle se doit d’être grandiose, le tract, lui, est modeste et fugace. L’œuvre d’art, continue Michel Haar, est « un assemblage matériel irremplaçable et subtil, fait suivant la vocation de chaque art, de pierre ou de couleur, de sonorités musicales ou de sonorités verbales ». Le tract est plutôt grossier, remplaçable car reproductible, imprimé sur du papier ordinaire par une technique plus ou moins industrielle. La place de l’œuvre d’art est dans un musée, tandis que le tract – ni de pierre, ni de couleur – se faufile discrètement, voire clandestinement au milieu de la foule.
Cette position délibérément marginale incite les artistes qui ont une pratique du tract à épouser et à assumer la fonction subversive qu’il joue – logiquement – dans l’art…

5 janvier – 18 février 2012
Cabinet du Livre d’Artiste, Rennes